aprile 2005

giovedì, 28 aprile 2005   [link]
 

Il blog di Biagio Cepollaro, Poesia da fare (www.cepollaro.splinder.com), diventa Poesia da fare rivista mensile on line, in formato pdf. È già in linea un Numero Zero, maggio 2005, sempre per le edizioni di Poesia Italiana E-book: www.cepollaro.it/poesiaitaliana/E-book.htm  

«La rivista sarà articolata nelle seguenti sezioni: Editoriale, Testi, Letture, Immagine, accomunate dal tema dell’attenzione. Attenzione ai testi poetici, al senso, presenza a sé, disponibilità alla poesia di questi anni e, nel rumore della società dello spettacolo, allo specifico di una sola immagine: pochi testi, poche letture, una sola immagine. Quasi una dieta della mente o una sua ecologia all’inizio del millennio. Il condensato di questo flusso continuerà a precipitare nei Quaderni di poesia da fare, fin qui giunti al IV numero. 

Il Numero Zero è già in linea e comprende inediti di Luigi Di Ruscio, Jacopo Galimberti e Giorgio Mascitelli; la postfazione al libro di Sergio La Chiusa, I sepolti, LietoColle 2005 e un’immagine» (B.C.) 


lunedì, 25 aprile 2005   [link]

 

Solitamente questa pagina web non riporta poesie. Piccola eccezione: al fine di correggere un minimo refuso nel primo testo di Double click (Quaderni di Cantarena, Genova 2005), propongo la poesia qui in forma esatta:

Alza la mano destra, di’ questa

è la mano sinistra. Lo specchio ragiona, ti rivolgi a una

nuvola di doppi di crani a forni di senzienti

e rotori o rasoi che confermano attraverso

lentissime lenti con i calibri con i cenni

cenni in prismi di altri   è / hai     raison

e che un’ombra – del tiglio – alle tue spalle mentre parli

non potrebbe

testimoniare meglio al posto tuo.

Fatto scialo dell’ultima razione, nessuno sente

il discorso. Rovesciano le sedie e cercano di divorare il ventre,

fracassano dietro scaffali, razziano con la lingua

denti, terra, aperte

le scheggiano le unghie contro intonaco, a

sangue. Vuoterebbero in un boccone il cranio

alle madri non l’avessero già fatto. Dé-jà-vuvé-cu.

Incollanerebbero da bocca ad ano feti non ne avessero

già fatturato copyright. («Modulistica? La? Pacchi, fiumi, mari»).

È questo. È il

coetus – pensato pensante – ha distribuito i beni

– riferiti inversi. (Mano di carte).

  

 

Double click, a cura di Mario Fancello, è un’edizione fuori commercio di cento copie numerate, con immagini di Fulvio Leoncini e un saggio di Florinda Fusco. Un grazie particolare a tutti e tre, e a Massimo Sannelli, alla sua idea iniziale.


sabato, 23 aprile 2005   [link]

 

Da segnalare l’articolo di Giovanna Frene, Prime ipotesi sui “contemporaneissimi”, uscito inizialmente in «L’Ulisse», rivista online (ed. Lietocolle), n.1, 29 giu. 2004 (http://www.fucine.com/corporate/lietocolle/index.php?module=subjects&func=viewpage&pageid=612), poi ripreso e modificato in Prospezioni sui contemporaneissimi, in «L’almanacco del ramo d’oro», nn. 5/6, febbraio 2005, pp. 181-206, e nel sito di Lietocolle: all’indirizzo http://www.lietocolle.com/index.php?module=subjects&func=viewpage&pageid=1037, dall’11 aprile 2005.

    


martedì, 19 aprile 2005   [link]

 

Grazie a Mario Fancello (e alla proposta di Massimo Sannelli), esce ora per le edizioni genovesi dei ‘Quaderni di Cantarena’ la plaquette di poesie Double click: edizione fuori commercio di cento copie numerate, con immagini di Fulvio Leoncini e un saggio di Florinda Fusco. Alcune pagine erano state anticipate qualche tempo fa dalle pagine del progetto “Klandestini”, nel sito del British Council.


domenica, 17 aprile 2005   [link]

 

La Camera Verde ha cambiato numero telefonico: chi volesse ordinare una copia di Altre ombre o di Curvature, o di altri testi èditi da Andrea Semerano, può chiamare il numero 06-6572894540, tutti i giorni (tranne il lunedì) dopo le 18. Oppure scrivere al consueto indirizzo: via Giovanni Miani 20, 00154 Roma.


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la fotografia rovescia il campo inquadrato in alterazione – generale. in verità alterata del momento. (ma: in sé ogni momento è alterato: così qualcosa come un’obiettività si riattesta).

(il fatto di alterare ciò che già nella percezione – per via della percezione stessa – è oscillante e continuamente cambiato, è un modo dell’oggettività. o meglio: è un modo del generale riferirsi al percepire, che fontalmente è alterato, ha e dà alterazione).

l’interruzione fotografica, il riquadro, taglia nel tempo quello che il tempo brucia, sì, ma anche quello che annuncia. sono percettibili i movimenti futuri, tutto quello che lo scatto non riesce a tener dentro


sabato, 16 aprile 2005   [link]

 

alla prosa breve può essere dedicato un discorso legato da una parte ai caratteri antilirici del Diario ottuso rosselliano, dall’altro al senso-non-senso convocato sulla pagina dalla ricerca intera di Beckett.

fare tutt’ora riferimento a due ‘luoghi’ del pieno Novecento ha valore solo se e in quanto viene sentita ed esperita una vera e propria piccola comunità (finalmente anche italofona) che lavora con una non-narrazione e una non-lirica. questa comunità esiste.


mercoledì, 13 aprile 2005   [link]

 

A interpretare e chiarire la terza Critica kantiana [contro varie misletture offerte recentemente da pamphlet tanto agili e abili quanto superflui] contribuiscono egregiamente quattro libri di Emilio Garroni, nodali anzi imprescindibili anche per decifrare e ri-cifrare molti aspetti dell’arte del Novecento. Non mi stancherò mai di raccomandarne la lettura:

Immagine, linguaggio, figura. Osservazioni e ipotesi (Laterza)

L’arte e l’altro dall’arte. Saggi di estetica e di critica (Laterza)

Estetica. Uno sguardo-attraverso (Garzanti)

Senso e paradosso. L’estetica, filosofia non speciale (Laterza)


mercoledì, 06 aprile 2005   [link]

 

è riproposto qui di séguito un testo uscito su www.pseudolo.it nel giugno 2002 (indirizzo completo: http://www.pseudolo.it/CL10Giovenale_Sensocaos.htm):

  

SENSO, CAOS

 

 

 

            

Beckett citato da Shainberg: 
 

La confusione non è una mia invenzione, ne siamo circondati e l’unica possibilità che abbiamo è lasciarla entrare. La sola possibilità di rinnovamento è aprire gli occhi e vedere il disordine. Ci sarà una nuova forma e questa forma sarà tale da ammettere il caos e da non tentare di spacciarsi per qualcos’altro.

(L. Shainberg, Samuel Beckett, 1992, ed. it. Minimum Fax, Roma 1996)

Può esser detto che la scrittura contemporanea – se è scrittura – è confronto più o meno conscio con lo sguardo di cui Beckett parla. È, allora, di ricerca (Naturaliter).

      

 

Dunque (e si dice qui non per acquisizione che marcia verso un ‘progresso’ ma semmai perché linguaggio e coscienza sono nella storia, e il Novecento è esistito): non c’è scrittura che in qualche modo non sappia – e sia pure per poetiche conflittuali – che l’ammissione di caos è discorso continuamente riaperto

      

 

È un dato, pietra d’inciampo che vale come profit and loss. Acquisto-perdita, meglio ancora.

      

 

L’accoglienza verso l’opzione caos – o verso quel dato diremmo antropologico che è la significazione novecentesca  del caos – non è un elemento che entra nella scrittura da un qualche ‘fuori’ miracolosamente cristallino, vergine.

      

 

La parola, qualsiasi parola, anche perfettamente incosciente di pregresse realtà/acquisizioni ‘letterarie’ (novecentesche  o meno), è una parola-caos. Miniata e minata dai propri limiti-rilanci di senso. Ciò non è prescrittivo, è semplicemente l’acqua in cui nuotiamo. L’aria che ci respira.

      

 

Al contrario, una visione o versione di delirio aristotelico (una lettura pre-saussuriana del mondo), o una considerazione  del linguaggio ‘come strumento’, tuttora misinterpreta il parlare come azione ‘di volta in volta’ sottoposta a perdite  o acquisti di senso. I quali formerebbero così – nella mente di chi ci crede – una specie di sinusoide o teatrino su cui  un qualche oggetto evidentemente definito, come una luna o un pulcinella, ora è accolto su sfondi dorati ora è calciato  giù dalle scale.

      

 

Non si tratta di afferrare o perdere ‘qualcosa’, tantomeno attraverso mezzi di significazione – o quant’altro (gli attributi  sono moltiplicabili, una volta ammessa la qualita’ di ‘strumento’ del parlare).

      

 

È importante sottolineare (in sede critica, dove c’è sordità; ché in sede creativa, e di linguaggio quotidiano, non è necessario: sarebbe come ripetere ogni giorno che il sole sorge a est): la centrale, fontale individuazione del linguaggio – della percezione – come luogo del problema (e problema a/per se stesso).

      

 

Lingua-luogo. È nella parola che precisamente si forma-demolisce la forma demolita dell’interrogazione sulla parola. La parola che si disegna con un colpo di gomma, o che scompare in inchiostro (la parola del limite, in sostanza).

      

 

Solo inesperienza, dilettantismo e nuove esilaranti peristalsi petrarchesche, o tossi da secolo decimonono, oggi tengono troppi intellettuali legati alla lettiga del senso inteso come opposto al non senso. Quasi si galleggiasse in un vero mondo dualista, del resto già dotato o dotabile – vediamo – di un’ecclesia o apparato gestionale di baronie pronto a passare in mano a chi detiene politicamente i poteri effettivi, economici, o li appalta.

      

 

Ma lo spirito soffia dove vuole. La ‘cosa’ estetica è imprescrittibile. Perché non è definit(iv)amente oggetto, cosa.

Di conseguenza non ha bisogno di preti che la amministrino. 
 
 
 

 

 


martedì, 05 aprile 2005   [link]

 

Cinquanta milioni di persone prima o poi si accorgono se complessivamente stanno male, vivono male, viaggiano verso la miseria. Allora hanno paura, per fortuna, e reagiscono, per fortuna


lunedì, 04 aprile 2005   [link]

 

Un articolo di Andrea Raos sulla poesia italiana contemporanea (e su BINA!): in Nazione Indiana


Un’annotazione di Massimo Sannelli su alcuni versi di Altre ombre, ora in www.microcritica.splinder.com


domenica, 03 aprile 2005   [link]

 

non

Slow-forward è un riquadro, una specie di telemetro, che mostra segmenti di attività di un personale laboratorio di scrittura e studio. Tenta inoltre di configurarsi come luogo utile per incontrare link, scovare intrecci, suggerimenti. A volte microsaggi o note. Non ha alcuna stabilità e periodicità. Non è un esperimento di critica, tantomeno militante.

A questo punto è noioso ma forse onesto e indispensabile ripetere e sottolineare un invito fatto più volte attraverso questa pagina: l’invito a non inviare in nessun caso alcun file o libro o testo alla mia casella elettronica, o all’indirizzo postale. Almeno ora. Il ‘momento biografico presente’ è complesso – anche se spero possa variare dopo l’estate. Ad oggi, non ha uscita. Pertanto non è in nessun modo possibile fare alcun tipo di recensione, né leggere testi; ma nemmeno archiviarli. La fase (che come ripeto è decisamente critica) sicuramente non cambierà per un lungo tratto di settimane, rischiando anzi di peggiorare. Pagine inviate in formato elettronico o cartaceo non potranno essere lette. Potrebbero anzi andare perse, nel caos dei giorni, dei mesi.

 

 


sabato, 02 aprile 2005   [link]

 

Un saluto di amicizia a Robert Creeley, scomparso mercoledì 30 marzo.

Due pagine web:

http://www.ildikos.com/2005/03/robert-creeley-1926-2005.html

http://www.wwnorton.com/nd/welcome.htm


venerdì, 01 aprile 2005   [link]

 

lo spostamento del linguaggio ‘poetico’ fuori dalla fascia significante (ma costantemente nell’area del senso-non-senso) dovrebbe essere prassi anche storicizzata. e plausibile e raggiungibile per lettori mediamente colti anche perché storicizzata.

la smentita di questa ipotesi è continua, e continuamente sorprendente