Archivio mensile:Giugno 2019

ob(s)poleto _ segni esitanti _ il comunicato stampa

OBS(p)OLETO

SEGNI ESITANTI

Mostre, eventi, incontri

Urban Center Spoleto

Corso Mazzini 58-60

Ore 18, 29 giugno – 14 luglio 2019

OBS(p)OLETO

raccoglie una serie di iniziative legate al tema della “rigenerazione urbana”, fisica e immateriale, che partendo dalle immagini realizzate da OFARCH, si focalizzano provocatoriamente su parti di città andate in abbandono per una forma di abitudine alla rassegnazione. Viene ad esempio da citare l’opera muraria di Sol Lewitt nel giardino dell’Ippocastano, la facciata color arancione del convitto INPDAP o contenitori edilizi pronti ad ospitare funzioni alternative “scioccanti” tutto per alimentare un dibattito costruttivo per la città.
Con l’occasione si inviteranno i cittadini, letterati ed artisti ad intervenire su temi specifici a partire dal senso che attribuiamo all’aver apposto prima del nome della nostra città la particella “ob” che significa “nella direzione di”, “di fronte a”, “in vista di”.
La sottile provocazione di usare il gioco “OBS(p)OLETO” va letto come volontà di uscire dal continuo rimpianto per una trascorsa età dell’oro e dalla tentazione di cristallizzare il passato in un mito incapacitante che potrebbe legittimare pigrizie ed esitazioni. Viviamo in un contesto urbano che ha al suo interno questioni aperte che ci sono di fronte e che vogliamo dibattere in una logica collaborativa a vantaggio della nostra comunità.
OBS(p)OLETO si sviluppa in 7 incontri: 3 coordinati da OFARCH più attinenti alla struttura fisica di Spoleto suggerendo riflessioni concrete e contemporanee che ruotano intorno al tema della rigenerazione urbana (tra cui la tavola rotonda sulla rigenerazione urbana organizzata insieme alla FUA, ALTRACITTA’, MIRAPOLIS, ZUT associazioni di professionisti e architetti del territorio ) e 3 coordinati da Andrea Tomasini più apparentemente immateriali come la scrittura ASEMICA come gesto per disimparare e disporsi a navigare verso il nuovo; la scrittura dell’arte di Calder che con mobile e stabile mette in moto il reale; la poesia di Mark Strand per ricordare che Spoleto è stata culla della poesia contemporanea e ricominciare a riflettere poeticamente sul senso del vivere insieme e del destino comune della nostra comunità.
in questi tre incontri saranno presentati rispettivamente i volumi:
30 giugno ore 18, “Segni e suoni liberi dal sognificato”, presentando il volume “Enciclopedia asemica”, edito da Ikona liber, con Marco Giovenale e Fabrizio Rossi; 7 luglio ore 18, “come scrivere dio arte diversamente”, presentando il volume “Alexander Calder, la scoperta della felicità”, edito da Sillabe, con Alessandro Zaccuri e Antonio Celano; 13 luglio ore 18, “La poesia e la città”, presentando il volume “Mark Strand, Tutte le poesie”, edito da Mondadori, con Damiano Abeni e Moira Egan.
Una giornata sarà dedicata al tema del “museo del festival”,riflessioni sulla memoria della città sensa dimora.

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castel porziano, 2: intervento di angelo calandro all’incontro upter del 10 giugno 2019

 Angelo Calandro

Sono un “reduce”. Ufficialmente. Reduce di un  evento accaduto 40 anni fa. Reduce parziale e poi dirò perché.

40 anni fa avevo 24 anni. Allora (come ora) ero appassionato di poesia. Io sono originario di una piccola città del Sud e all’epoca, da circa un anno, mi ero trasferito per lavoro in una piccola città del Nord. Negli anni 70 per me, come per tanti ragazzi, Allen Ginsberg, era come una stella cometa. Poeta americano, figlio di immigrati russi di religione ebraica, fautore di una poesia di rottura che negli anni 50 aveva contribuito a scardinare un modo letterario compassato e un modo di vivere falso, ipocrita e acquiescente: quello che si sarebbe definito The American Way of Life. Allen Ginsberg, con i suoi amici poeti e letterati aveva scritto e vissuto in modo diverso lanciando un urlo contro quel mondo appena uscito da una terribile guerra e che si era tuffato anima e corpo in  una guerra di tipo nuovo, contro il comunismo: impantanandosi in Corea e all’interno lanciandosi alla ricerca di pericolosi nemici tra personaggi del cinema, letterati e persone comuni: era l’America del Maccartismo, reazionaria, anticomunista viscerale, l’America della Commissione parlamentare che vagliava persino i respiri di tutti coloro che erano sotto il controllo dell’FBI di Edgar G. Hoover, uomo potente e capace di controllare milioni di persone.

In quell’America, tuttavia, c’erano degli anticorpi che si opponevano allo stato totalitario, al controllo delle coscienze.

Gli anticorpi erano un  gruppo di persone formato da poeti, scrittori, intellettuali, spesso figli di immigrati.

Ginsberg, figlio di immigrati comunisti russi di religione ebraica.
Kerouac, figlio di immigrati franco-canadesi di religione cattolica.
Gregory Corso, figlio di immigrati italiani (calabresi), ladruncolo redento.
Lawrence Ferlinghetti, figlio di padre italiano (bresciano) che aveva cambiato il cognome in Ferling; sicchè Larry scoprì le sue vere origini italiane solo intorno ai 20 anni.
Diane Di Prima, figlia di immigrati italiani anch’essa.

Le idee di questi artisti fuori dalle regole vennero poi conosciute dal grande pubblico per la rilevanza che ebbero i processi intentati contro alcuni di essi: in particolare Ginsberg, per il testo del poema Howl e Ferlinghetti, in qualità di editore che lo pubblicò, furono incriminati per tentativo di corruzione di minori che fossero incidentalmente venuti a contatto con quei testi. Miserabile tentativo di censura che un giudice coraggioso cancellò dichiarando i temi oggetto del poema di rilevante importanza per la libertà di pensiero.

Tutto ciò aveva naturalmente portato l’attenzione generale sulle giovani generazioni che in quegli anni erano diventate protagoniste di battaglie civili e di libertà nel mondo della scuola e nella società in genere, avversando le guerre che ancora pullulavano nel mondo anche dopo la fine della seconda guerra mondiale. Sia l’America che l’Europa (compresa quella dell’Est) erano attraversate da  nuove idee e alcuni dei Beat (soprattutto Ginsberg, guru assoluto) ne erano portavoci e partecipanti attivi.

In questo clima effervescente, nuovo e radicale, in Italia a metà egli anni settanta si ebbe l’apice di questi movimenti; e la poesia ne faceva parte perché – dopo la stasi creativa  di fine ’60 e inizio ’70 – l’ambito poetico abbracciava potentemente le esigenze performative e artistiche di molti giovani. Continua a leggere

castel porziano, 1: intervento di carlo bordini all’incontro upter del 10 giugno 2019

Carlo Bordini

  Castel Porziano è stato un modo di gestire male (in senso soprattutto spettacolare) il ritorno alla poesia di quell’epoca.

Castel Porziano è del 79, nel periodo più acceso del movimento ribelle giovanile (gli autonomi) che già dopo il 77 cominciava a declinare. Cioè: a girare a vuoto. Ma girava. Moro fu ucciso il 9 maggio 1978. Quello fu l’inizio della fine e quindi Castel Porziano si situa in un momento in cui la contestazione e la ribellione giravano a vuoto. Tra poco sarebbe morto tutto. Politicamente, un frutto in ritardo, molto spettacolare ma già mezzo marcio. Gente esasperata e sconfitta nello stesso momento. Rabbia e depressione, o rabbia depressa.

Berlinguer morì improvvisamente (ci sono anche sospetti) sei anni dopo Moro. Si avvicina, in pieno riflusso, la seconda repubblica. A quell’epoca tutti noi giovani ribelli eravamo contro il compromesso storico tra Moro e Berlinguer. Qualcun altro era contro, purtroppo: anche gli americani e la democrazia cristiana. Senza il “provvidenziale” omicidio Moro forse il corso della storia sarebbe stato un po’ diverso.

Un’altra considerazione politica: la grande ondata rivoluzionaria mondiale, finita poi nel nulla, dura dal 1959 (rivoluzione cubana) al 73 (colpo di stato in Cile). Dal 73 in poi, soprattutto in Italia, una lunga coda di ribellioni in una situazione già persa. Qualcuno ha detto che in Francia il 68 è durato un mese, in Italia dieci anni.

Quindi Castel Porziano nasce a un passo dalla fine di tutto. Ma lasciamo perdere il momento politico e vediamo com’era la situazione della poesia in quegli anni.

Dopo il 68, in cui la contestazione giovanile aveva compresso la cultura tout court, e in cui era importante fare la rivoluzione e non era importante scrivere, negli anni 70 c’è un ritorno alla poesia, con una forte influenza del vissuto. Sullo sfondo figure carismatiche come Amelia Rosselli, Pasolini, ed altre figure di prima grandezza come Pagliarani, Caproni, Roversi e tanti altri. Sullo sfondo il gruppo 63 (ormai sono passati dieci anni) che, pur mantenendo per molti il suo prestigio, appare un po’ ingrassato, un po’ invecchiato. Nascono molti poeti giovani. Continua a leggere

parole assorte: domani l’ultimo appuntamento, alla libreria simon tanner

Ultimo incontro dedicato all’articolo indeterminativo.
PAROLE AsSORTE, un gioco tra lettori.

Una serata per divagare insieme su parole che sono precedute
dall’ ARTICOLO INDETERMINATIVO – UNA
Tra quelle proposte ne saranno sorteggiate tre a partire dalle quali tutti potranno contribuire alla ricerca di fertili ambiguità.

corrado costa: “la moltiplicazione delle dita” (argo, luglio 2019)

Corrado CostaLa moltiplicazione delle dita
ed. ARGO
“Nei sogni, quando uno non sogna, è bene che faccia finta di sognare” (Corrado Costa)

La moltiplicazione delle dita – con una lettera di Fortini e una Lettera Smarrita – raccoglie per la prima volta insieme tutti gli scritti e disegni di Corrado Costa apparsi su “Il Caffè Letterario e Satirico”, 11 prose sperimentali e 40 disegni.

https://www.argonline.it/prodotto/la-moltiplicazione-delle-dita/