Archivio mensile:Maggio 2022

7 giugno, studio campo boario: tre libri di mg, introdotti da ada tosatti

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“avant-gardes in crisis: art and politics in the long 1970s”

Sandro Ricaldone

AVANT-GARDES IN CRISIS. Art and Politics in the Long 1970s
edited by Jean-Thomas Tremblay and Andrew Strombeck
State University of New York Press, 2022

Avant-Gardes in Crisis claims that the avant-gardes of the late twentieth and early twenty-first centuries are in crisis, in that artmaking both responds to political, economic, and social crises and reveals a crisis of confidence regarding resistance’s very possibility. Specifically, this collection casts contemporary avant-gardes as a reaction to a crisis in the reproduction of life that accelerated in the 1970s—a crisis that encompasses living-wage rarity, deadly epidemics, and other aspects of an uneven management of vitality indexed by race, citizenship, gender, sexual orientation, class, and disability. The contributors collectively argue that a minoritarian concept of the avant-garde, one attuned to uneven patterns of resource depletion and infrastructural failure (broadly conceived), clarifies the interplay between art and politics as it has played out, for instance, in discussions of art’s autonomy or institutionality. Writ large, this book seeks to restore the historical and political context for the debates on the avant-garde that have raged since the 1970s.

Jean-Thomas Tremblay is Assistant Professor of English at New Mexico State University.
Andrew Strombeck is Professor of English at Wright State University.

carlo bordini legge “poema inutile” (dall’edizione ikonalíber) all’accademia d’ungheria, 2018

Carlo Bordini legge Poema inutile, edito da IkonaLíber con i disegni di Rosa Foschi. Accademia d’Ungheria, “Concreta-festapoesia”, 2018, a cura di Giuseppe Garrera, István Puskás, Sebastiano Triulzi.

(* a conferma di quanto scritto qui)

andarsene da un’altra parte. ulteriori conferme su carlo bordini sperimentatore (post-generico)

questo di Silvia Bordini è un libro molto bello che non solo ricostruisce vicende e climi esterni e interni dell’iniziativa editoriale Aelia Laelia, ma disegna e precisa un ritratto di Carlo Bordini, sperimentatore e autore/editore post-generico, che andrebbe assai attentamente considerato da chi intende stringere il poeta nel solo angolo “lirico” (o meglio ancora “assertivo”).
che Carlo Bordini sia stato uno sperimentatore è palese da un numero non inventariabile di suoi testi (dal Poema a Trotksky a Materia medica, da Candid camera a Poema inutile), così come dai suoi progetti e intenti, dalla sua completa libertà di movimento (tra frammenti, carte lasciate sulla scrivania, citazioni da vecchi resoconti di battaglie, regesti antichi, rotocalchi), così come dalle sue intenzioni di editore.

qui appena tre pagine da Aelia Laelia e i libri dimenticati:

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(* le “uscite dalla letteratura” sono in qualche modo anche le Sorties di Jean-Marie Gleize, annoto. in parte tradotte in italiano, poi: cosa da rammentare).

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leggermente ampliando la sintesi, insistendo aggiungerei:

Carlo Bordini è stato di fatto un accorto e cosciente sperimentatore, un autore della ricerca letteraria, non esclusivamente un lirico, nonostante una parte della critica insista nel considerarlo addirittura ostile alla sperimentazione.

era solito ripetere di non amare il Gruppo 63, sì, è un fatto. ma – paradossalmente – anche per questo è riuscito a essere, senza saperlo (e un po’ come Corrado Costa) un impagabile trait d’union fra la ricerca letteraria francese degli anni Novanta e una tradizione che aveva non a caso proprio in Costa (quindi in un ambiente come quello emiliano, anche grazie alla redattrice di Aelia Laelia Daniela Rossi) un vero e proprio campione.

tradizione non di semplice ‘parasurrealismo’ o di poesia giocosa, come spesso si dice, ma proprio di: (1) abbattimento radicale di ogni assertività; (2) ricostruzione di un discorso su basi ironiche (incerte e ambigue perfino verso l’ironia stessa); (3) considerazione della poesia o meglio della sperimentazione come l’inelegantemente ciarliero “retro” del discorso letterario; (4) abbattimento della religiosa missione o meglio superstizione di infiorettamento fonosemantico sempre attribuita al lavoro del poeta; (5) costituzione di un tono da loose writing svagato, insieme frivolo e serissimo; (6) capacità di dare spazio testuale non al Moi dittante e regolatore, ma ai cedimenti e alle verbigerazioni del soggetto dell’inconscio.

con Bordini e con Costa, la poesia smette di corteggiare la propria necessità, l’irrevocabilità dei propri sussulti e materiali; e compie in tutta naturalezza il gesto che i presunti seguaci del Baudelaire della perdita d’aureola non avevano ancora avuto il coraggio di fare: persa l’aureola, dimenticarla, andarsene da un’altra parte.

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saggio leggibile anche in formato pdf qui:
https://slowforward.files.wordpress.com/2022/05/marco-giovenale_-andarsene-da-unaltra-parte.-carlo-bordini-sperimentatore-post-generico.pdf 
e in Academia:
https://www.academia.edu/80277300/Andarsene_da_un_altra_parte_Ulteriori_conferme_su_Carlo_Bordini_sperimentatore_post_generico_
o su Archive.org:

https://archive.org/details/carlo-bordini-sperimentatore
o su Puntocritico2:

https://puntocritico2.wordpress.com/2022/05/30/andarsene-da-unaltra-parte-ulteriori-conferme-su-carlo-bordini-sperimentatore-post-generico/
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martina rossi: “dalla superficie pittorica allo spazio scenico”

Sandro Ricaldone

MARTINA ROSSI
Dalla superfice pittorica allo spazio scenico. La neoavanguardia artistica a Roma tra il 1960 e il 1967
De Luca, 2022

«Negli ultimi dieci anni la pittura ha subito delle modifiche sostanziali. Questa modificazione porta, secondo Lei, alla morte della pittura o a una nuova forma di linguaggio?», è questa la domanda posta da Achille Perilli e Fabio Mauri ad artisti, letterati, musicisti e intellettuali, sulle pagine dell’«Almanacco Letterario Bompiani 1961». Tale inchiesta che apre il decennio testimonia come nel pieno della temperie post-informale le tecniche canoniche non siano più sentite come adeguate, gli artisti decidono così di cedere parte dei loro mezzi specifici per aprirsi a nuove possibilità espressive, contaminandosi con altre arti. Le vicende presentate in questo libro mostrano come il passaggio della “superficie pittorica” in direzione di una dimensione spaziale ed esperienziale dell’immagine, compiuto dalla ricerca artistica nel corso degli anni Sessanta, sia stato preparato da una specifica idea di teatro come arte figurativa, formulata da pittori e critici. Questa visione della scena circolava già negli anni Quaranta e poi nei Cinquanta, ma troverà una radicale attuazione soltanto in alcune sperimentazioni sceniche della neoavanguardia artistica, fra il 1960 e il 1967. Obiettivo di questo volume è fornire un’ampia documentazione, tramite materiali d’archivio e fotografie inedite, di alcune esperienze compiute nello spazio scenico dagli artisti di area romana. La prima parte degli anni Sessanta si delineerà così come un territorio di confine fra due stagioni dell’arte di ricerca, in cui si possono rintracciare diversi episodi, solo apparentemente frammentari, che vedono gli artisti, per il tramite della pratica teatrale, preparare il campo al nuovo clima di fine decennio nel quale l’azione e l’ambiente prendono il posto dell’opera tradizionalmente intesa.

costa + baruchello = le vocali (1979)

Corrado Costa, Baruchello! Facciamo, una buona volta, il catalogo delle vocali

Con sei disegni di Gianfranco Baruchello (Exit Edizioni, Ravenna 1979)

http://www.archiviomauriziospatola.com/prod/pdf_archivio/A00257.pdf

“Notizia curiosa: il poemetto di Costa sulle vocali è stato recentemente tradotto in svedese e pubblicato nell’antologia OEI, scrittura non assertiva! dedicata alla nuova poesia italiana a cura di Gustav Sjöberg (Stockholm 2015), in cui compare anche il libro di Gianfranco Baruchello Come ho dipinto certi miei quadri (Edizioni Geiger, 1975). Alla redazione di questa antologia sono felice di aver dato un piccolo contributo anch’io. La traduzione in svedese dei versi di Costa è riportata al termine del documento, insieme con le biografie e le foto dei due autori di questo libro” (Maurizio Spatola)

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a proposito della mia idea del fritto misto / alberto d’amico. 2022

C’è un mondo dell’arte
Cioè, c’è un tipo di mondo dell’arte
E poi, cioè, c’è un altro tipo di mondo dell’arte
A me quel mondo dell’arte piace e non piace
E anche quell’altro tipo di mondo dell’arte non mi piace
Però mi piace
Un tipo di mondo dell’arte è scaltro
L’altro tipo di mondo dell’arte è ingenuo
Però, per altri versi, quello scaltro può, in certi suoi segmenti, essere ingenuo
E quello ingenuo, in altri suoi segmenti può essere scaltro
A me piacerebbe che tra i mondi dell’arte ci fosse comunicazione e non muri
E non disprezzo reciproco
E invece così non è, come spiega molto bene Adam Smith in TSM

La mia idea di mondo dell’arte prende in considerazione diversi mondi dell’arte, anzi, vorrebbe prendere in considerazione tutti i mondi dell’arte
Questo non vuol dire che a me piace tutto di tutti i mondi dell’arte, anzi
A me piace poco di ogni mondo dell’arte
Però non mi piace che ci sia questo mondo dell’arte fatto di diversi mondi dell’arte e che questi diversi mondi dell’arte siano tra loro contrapposti
Questa idea io la chiamo i segmenti del mondo dell’arte
E l’idea di fondo è che il mondo dell’arte inteso nella sua globalità è segmentato arbitrariamente così come il linguaggio segmenta arbitrariamente la materia fonica e il senso

Anche il mondo della poesia può essere segmentato in diversi mondi della poesia
E anche questa segmentazione è arbitraria
E anche questa segmentazione non mi soddisfa
E però è una segmentazione più comprensibile perché la poesia è già linguaggio verbale e quindi ha dimestichezza con l’arbitrarietà semantica e con la segmentazione arbitraria

Forse non mi stanno bene le segmentazioni “naturali” del mondo dell’arte e del mondo della poesia che dividono in base a omogeneità (stilistica, intellettuale, “qualitativa”) quei due mondi in tanti diversi mondi
Forse vorrei imporre la mia segmentazione arbitraria, anzi più che arbitraria perché dipende solo da me, dai miei gusti e in fin dei conti delle mie simpatie, dicevo, vorrei imporla e allora fingo di voler abbattere dei muri ma solo perché ho voglia di erigerne altri, più consoni alle mie simpatie ma forse solo alle mie conoscenze perché conosco davvero poco di quei mondi e allora di quel poco che conosco vorrei salvare solo quello che mi piace o che mi sta simpatico.

A proposito della mia idea del fritto misto.