Archivio mensile:Febbraio 2020

reznikoff, bernstein, hocquard, alferi

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Notes 3: transcription of talk, with Emmanuel Hocquard introduction and simultaneous  translation by Pierre Alferi (EPC Digitial Library): pdf

Recording via PennSound of talk, with Hocquard intro and Alferi translation  (1:32): mp3

evento rinviato: il 27 febbraio non si terrà più la presentazione del volume “low”, che raccoglie i primi tre libri di gherardo bortolotti

EVENTO momentaneamente RINVIATO, ma libro disponibile in qualsiasi momento da TIC, in via Bertani (Roma) e all’indirizzo https://e-commerce.ticedizioni.com/77-low-una-trilogia-di-gherardo-bortolotti-9788898960262.html

facebook. com/events/s/l ow-una-trilogia /1099944857034014/

il trattino, la notazione, amelia rosselli, la musica testuale: un intervento di giuseppe garrera (alla libreria simon tanner)

In occasione dell’incontro “Il trattino e la poesia in Emily Dickinson, Antonia Pozzi, Marina Cvetaeva”, presso la libreria Simon Tanner, il 30 gennaio 2020, ecco la registrazione dell’intervento introduttivo di Giuseppe Garrera:

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thursday march 5: release of oei # 86–87: publishing practices, publishing poetics

Thursday March 5: release of OEI # 86–87: publishing practices, publishing poetics (640 pages, ed. Jonas (J) Magnusson & Cecilia Grönberg) at Index – The Swedish Contemporary Art Foundation

http://www.oei.nu/w/1.html

Please join us at Index for an evening on publishing practices & publishing poetics at the occasion of the release of the new 640 page issue of OEI, # 86–87.

Bringing together contributions from circa 130 publishing structures, publishing communities, magazines, small press endeavors, artists, poets, writers, editors, theoreticians, curators, scholars, and art bookstores, OEI # 86–87 reflects upon the challenges, pressures and possibilities of publishing and creating publics in different contexts and places in a time of far-reaching – economical, medial, political, social, technological – transformations.
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evento rinviato: “low”, trilogia di gherardo bortolotti, non più il 27 febbraio

EVENTO momentaneamente RINVIATO, ma libro disponibile in qualsiasi momento da TIC, in via Bertani (Roma) e all’indirizzo https://e-commerce.ticedizioni.com/77-low-una-trilogia-di-gherardo-bortolotti-9788898960262.html

Roma, giovedì 27 febbraio 2020, alle ore 19:00

presso Tic
(via Agostino Bertani 9)

lettura e presentazione di

LOW
(Una trilogia)

 

di
Gherardo Bortolotti

Tic Edizoni, collana UltraChapBooks, 2020

Annotazioni critiche di
Chiara De Caprio
e Massimiliano Manganelli

sarà presente l’autore

La scrittura di Gherardo Bortolotti si muove in quel terrain vague posto tra prosa e poesia:
più precisamente, maneggia la prosa con gli strumenti della poesia. Il risultato è una fiction
implosa, che si sottrae agli inganni della mimesi, popolata da personaggi frammentari e
frammentati, dentro scenari che si potrebbero definire “infra-apocalittici”. Nonostante l’evidente
riuso di un immaginario fantascientifico, il mondo straniato che vediamo dentro questi libri è
comunque il nostro presente catastrofico, senza nemmeno una consolazione. E in questa
capacità di guardare freddamente le macerie del futuro, di un mondo che avrebbe voluto
essere e non è stato, sta tutta la densità politica di questa scrittura, che è davvero una
scrittura senza paragone.

MM

Evento facebook:
https://www. facebook. com/events/1099944857034014

Il libro:
https://e-commerce.ticedizioni.com/77-low-una-trilogia-di-gherardo-bortolotti-9788898960262.html

roma, 25 febbraio, “strategia”, di carlo bordini

a Roma, martedì 25 febbraio, h 19:00

STRATEGIA
di Carlo Bordini
(collana «I domani», Aragno, 2019)

con l’autore dialogano

Maria Grazia Calandrone
Andrea Cortellessa
Ugo Fracassa

coordina Lucia Re

martedì 25 febbraio ore 19
Libreria Trastevere
Via della Lungaretta 90/E, Roma

feminist works (e scritture desemantizzate) di tomaso binga dal 29 al mascherino

facebook.com/events/s/tomaso-binga-feminist-works-19/549501002316662/

29 feb, h. 18:30

Mascherino Arte Contemporanea, via del Mascherino 24, Roma

ITA:

La Galleria Mascherino è lieta di annunciare l’inaugurazione sabato 29 febbraio 2020 della mostra antologica Tomaso Binga: Feminist Works 1970-1980. L’esposizione ripercorre l’attività dell’artista, performer e poetessa visiva Tomaso Binga e i suoi legami con il pensiero femminista attraverso una vasta selezione di opere appartenenti alle diverse serie da lei realizzate tra l’inizio degli anni Settanta e la metà degli Ottanta: dai Polistirolo alla Scrittura desemantizzata, dalla Scrittura vivente alla Carta da Parato, dal Dattilocodice sino al ciclo di dipinti Biographic. Nella sua ricerca Binga ha sfidato i limiti tra maschile e femminile, tra pratiche dominanti e subalterne, tra la convenzionalità della scrittura verbale e la soggettività del corpo, con l’obiettivo di trasformare le strutture simboliche e sociali della cultura patriarcale. Già nella scelta di adottare uno pseudonimo maschile, in occasione della sua prima mostra personale nel 1971, emerge la volontà dell’artista di denunciare le disparità tra uomo e donna presenti nel sistema dell’arte: “Il mio nome maschile”, scrive all’epoca Binga, “gioca sull’ironia e lo spiazzamento; vuole mettere allo scoperto il privilegio maschilista che impera anche nel campo dell’arte, è una convenzione per via di paradosso di una sovrastruttura che abbiamo ereditato e che come donne vogliamo distruggere”. Da questa consapevolezza Binga dà avvio a un lavoro di decostruzione delle rappresentazioni stereotipate del femminile, a partire dalla serie dei Polistirolo (dal 1971): piccole scatole da imballaggio di polistirolo bianco trasformate in teatrini entro cui l’artista incolla immagini trouveés tratte dal mondo della pubblicità e dei mass-media. Con un’attitudine da bricoleuse, in queste opere Binga demistifica con sguardo ironico la feticizzazione e l’erotizzazione del corpo delle donne, il rapporto tra cultura cattolica e società del consumo, l’interiorizzazione di modelli estetici imposti e omologanti.
A questa fase risale anche la ricerca sulla Scrittura desemantizzata, una scrittura “silenziosa” dove le parole vengono snervate sino a divenire segni grafici illeggibili, che conservano la memoria della scrittura, ma non significano più, evocando i tanti silenzi imposti storicamente alle donne: “La mia è una scrittura subliminale, nel senso che essa agisce (vorrei che agisse) dentro di noi senza essere distratti dal significato corrente delle parole e senza essere frastornati dal suono delle parole stesse: allora si può anche definire una scrittura silenziosa”. Con questa nuova grafia Binga testa il limite tra comunicazione verbale ed espressione gestuale, tra scrittura alfabetica e disegno, ideando una serie di opere tra le più significative del suo percorso, realizzate su carta, come Mettere bianco su nero (1972), Bianco nero con vista (1974), Lettera rossa (1974), Lettera strappata con ardore (1974), o nelle tre dimensioni, come nel caso dello Strigatoio (1974). Quest’ultimo è già all’epoca un oggetto desueto, tradizionalmente usato dalle donne per lavare i panni al fiume, scelto dall’artista sia come simbolo del lavoro domestico non retribuito delle donne, sia come simbolo del rapporto di sorellanza che si veniva a creare al di fuori dello spazio chiuso della casa.
A partire dal 1976 la Scrittura desemantizzata assume scala ambientale nell’installazione Carta da parato, in cui Binga traccia i suoi segni indecifrabili su rotoli di tappezzeria usati per ricoprire le pareti di spazi pubblici e privati: questa importante fase del suo lavoro è documentata in mostra dall’opera Guardo ma non scrivo (1977), dove con un processo di mise en abîme caratteristico delle ricerche di area concettuale del periodo, Binga incolla sulla carta da parati una fotografia a colori incorniciata che la ritrae, di spalle, davanti a un suo precedente lavoro della serie Carta da parato, nel quale, come in un gioco di scatole cinesi, è a sua volta visibile l’immagine dell’installazione da lei realizzata in occasione della mostra collettiva Distratti dall’ambiente (Riolo Terme, 1977).
La Scrittura desemantizzata di Binga, nelle sue varie declinazioni, non agisce soltanto sui limiti tra segno verbale e segno grafico, ma anche sul limite tra la convenzionalità della parola e il suo valore soggettivo, tra il carattere universale e quello personale del linguaggio. Per tale ragione, benché diversa sul piano formale, essa può essere considerata il diretto antecedente delle Scritture viventi, realizzate da Binga a partire dal 1976, in cui l’artista si fa ritrarre nuda, dalla sua amica fotografa Verita Monselles, mentre assume con il proprio corpo la forma delle lettere alfabetiche, lavorando anche in questo caso sulla soglia tra segno linguistico e immagine, tra l’universalità del linguaggio verbale e la singolarità del corpo che, fotografato, conserva i tratti unici della persona. A questa serie appartiene l’opera in mostra intitolata Lettera N come NO (1977), che da un lato richiama il celebre dipinto dei primi anni Sessanta di Mario Schifano e la recente lotta per il referendum abrogativo sulla legge sul divorzio, che nel 1974 aveva visto schierati in prima linea, insieme al Partito radicale, la gran parte dei gruppi femministi italiani, dall’altro, può essere letto come una dichiarazione di rifiuto radicale della cultura patriarcale.
Più vicina alle soluzioni iconico-verbali della Poesia Concreta è l’opera appartenente alla serie Dattilocodice, presentata nell’ambito della Biennale di Venezia del 1978 nell’ormai storica mostra di sole donne Materializzazione del linguaggio, curata da Mirella Bentivoglio, che all’epoca interpreta gli “ideogrammi miniaturizzati” di Binga, creati con la macchina da scrivere sovrapponendo due diversi segni alfabetici, come una forma di “recupero invenzione dell’archetipo linguistico attraverso la tecnologia”. Alla ricerca di un linguaggio più autentico e primigenio, Binga nel Dattilocodice mette in scena un nuovo alfabeto in cui simbolo grafico e icona si mescolano, e che pur realizzato con i mezzi dell’occidente moderno, chiama in causa la qualità originaria e arcaica del geroglifico.
Immagine e scrittura tornano a fondersi, con effetti squisitamente pittorici, nella serie Biographic, realizzata a partire dal 1984 ed esposta nel 1985 alla Quadriennale di Roma: in questi quadri di grandi dimensioni Binga si confronta con la pittura, che viene assorbita e si espande sulla trama grossa della tela formando immagini in cui, scrive Binga, “l’archetipo e il futuribile, l’arazzo e il computer, il passato e il presente si mescolano in una sorta di ballata senza fine”. Anche in questo caso, il richiamo alla biografia presente nel titolo serve a creare un ponte tra l’universalità del linguaggio verbale e la soggettività della vita, perché se il personale è politico anche il linguaggio lo è.

In occasione dell’inaugurazione Tomaso Binga terrà una performance fonetica.

ENG:

The Galleria Mascherino is pleased to announce the inauguration of the anthological exhibition Tomaso Binga: Feminist Works 1970-1980 that will be held Saturday February 29, 2020.

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