Per la libreria “Al ferro di cavallo”

ferro di cavallo
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A Roma c’era una piccola libreria, piccola per lo spazio, ma grande, immensa, unica, per quello che aveva rappresentato. Uno spazio che accolse pittori, scultori, poeti, scrittori, intellettuali. Gente come Alberto Burri, Giuseppe Capogrossi ed Ettore Colla, Libero De Libero ed Umberto Eco, Gian Giacomo Feltrinelli, Giorgio Morandi ed Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e Gillo Pontecorvo, Ezra Pound e Robert Rauschnberg, Tristan Zara e Giuseppe Ungaretti.
E tanti, tanti altri.  Poche decine di metri quadri videro passare tutto questo. Ovvero gran parte della cultura del ‘900.

E la libreria era anche galleria, infatti oltre ad ospitare mostre di artisti come quelli che ho sopra ricordato, offriva la possibilità ai giovani che studiavano all’Accademia di esporre il loro lavoro. Spesso Al Ferro di Cavallo hanno tenuto la prima mostra personale artisti oggi riconosciuti nell’arte. Questa piccola isola di sogno, fatta di scaffali di libri e di memorie, era di fronte l’Accademia di Belle Arti di Roma, in via di Ripetta n.67. Ma poi uno sfratto le ha fatto cambiare sede.

Ora si trova in uno spazio, ancora più piccolo, in via del Governo Vecchio n.7, dietro Corso Vittorio, per capirci, vicino al Teatro de L’Orologio, prima di Palazzo Taverna. Lontana dal suo “habitat” artistico dell’Accademia, dal suo pubblico, da quell’ “humus” tipico, oramai in cattività come un’animale in una gabbia di uno zoo, oggi, rischia la chiusura.

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