A cura e con un saggio introduttivo di Milli Graffi Da subito l’attività di Giulia Niccolai si è svolta nel campo visivo come in quello verbale: l’artista cerca sempre nella parola l’immagine latente che la anima come una profondità dimenticata, forse mai più recuperabile, ma che essa non può fare a meno di cercare. Per questo serve un’antologia che documenti il tutto con rigore. Il libro più difficile da riprodurre è Poema & oggetto (1974) che presenta una pluralità di materiali fatti confluire sulla pagina nei modi più disparati: Ma anche libri meno “estremi” pongono sempre problemi teorico-concettuali mai banali: in Greenwich (1971) si tratta di poesie dense dihumour composte unicamente di toponimi («Como è Trieste Milano» è il verso più celebre); in Facsimile (1976) la scrittura contraddice le immagini. Sempre Niccolai cerca nel linguaggio quotidiano le piccole trappole che possono rivelare punti di verità totalmente disattesi. Un lavoro di scavo nella lingua mai distruttivo o aggressivo, sempre teso a trovare il segreto reticolo delle corrispondenze che ci sostengono nella vita di tutti i giorni. L’antologia si conclude con le sei eccezionali e inedite Meditazioni, brevi poemi dove i fili delle corrispondenze si placano e assumono figurazioni confortanti, frutto finale del lungo lavoro di ricerca interiore praticato col buddismo. Dalla rassegna stampa. Alias (Il Manifesto) 01.07.12
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