il 19 luglio comincia il g8 di genova

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“UNO DUE TRE VIVA VIVA PINOCHET,
QUATTRO CINQUE SEI A MORTE GLI EBREI,
SETTE OTTO NOVE IL NEGRETTO NON COMMUOVE!”
COSÍ CANTAVANO LE FORZE DELL’ORDINE MENTRE TORTURAVANO I CIVILI INERMI NELLA CASERMA DI BOLZANETO

Il 19 luglio comincia il G8 di Genova.
I dimostranti bloccati nelle varie giornate, alcuni feriti che avevano lasciato i propri dati al pronto soccorso, manifestanti che stavano ai margini dei cortei, fotografi, giornalisti, persone che cercavano rifugio nei pochissimi bar aperti, sono centinaia le persone fermate nel corso del forum.
I principali centri di raccolta per i manifestanti sono due. Uno è gestito dalla polizia penitenziaria e si trova nella zona nord di Genova: è la caserma di Bolzaneto.
Gli arrestati, secondo la legge italiana, dovrebbero solo essere immatricolati, visitati e poi portati in sede carceraria. Ma questo non avviene.
I fermati vengono accolti dal grido “benvenuti ad Auschwitz” e ci mettono poco a capire che quello che li aspetta è una situazione di sospensione di ogni elementare diritto degna dei peggiori regimi totalitari.

“Qualcuno dovrà morire”, dicono le guardie. “Puttana” è l’epiteto rivolto alla donne in stato di fermo, oggetto di incessanti minacce di stupro.
Molti degli arrestati vengono lasciati in piedi per ore e poi messi faccia al muro, con la testa inclinata. Infine vengono costretti a voltarsi, a fare il saluto romano mentre gli agenti gli urlano sorridenti “guarda ora come sono belli questi comunisti”, cantano canzoncine (titolo) e inneggiano a Mussolini. Anche il personale sanitario non è da meno. I fermati vengono visitati spesso completamente nudi, in stanze sovraffollate, trattati come fossero internati di un lager.
E poi ci sono le violenze fisiche. Sigarette spente sui corpi, arti fratturati, dita divaricate fino a scarnificare le ossa, schiaffi, calci, pedate, anche sui genitali.
C’è puzza a Bolzaneto. Puzza di sangue raffermo dei feriti, di urina figlia della paura, di vomito, di morte.
“Pensavamo ad un golpe, ad un colpo di stato” diranno in molti.
E invece no, sono agenti della Repubblica italiana quelli che torturano civili inermi.
E lo fanno sistematicamente, lasciando emergere un substrato culturale che dovrebbe far tremare ognuno di noi.
Almeno 100 reati, secondo la pubblica accusa di uno dei processi per i fatti di Bolzaneto, sono compiuti contro circa 200 fermati da più di 40 agenti di polizia.
Alla fine di un lungo iter processuale, che aveva visto in appello 44 condanne, la Cassazione emetterà solo sette condanne definitive. Il grosso dei reati nel 2013 era già caduto in prescrizione.
Qualcuno ha detto che quello che è accaduto a Bolzaneto “è stato indegno di un paese civile”, che al G8 di Genova “c’è stata la più grave violazione di diritti umani in un paese democratico dal dopoguerra in poi”.
Per noi non è sufficiente.
Quello che è accaduto a Bolzaneto è un crimine contro l’umanità, per cui non c’è mai stata giustizia.

Cannibali e Re