La poesia pensata come elastico: se la tiri sembra prosa, ma poi torna poesia e il sorriso fiorisce…

Stando a questa sorprendente introduzione (a un libro che presto leggerò), tutto ciò che in letteratura e in poesia in Italia compare e non è Prosa in prosa (Le Lettere, 2009; TIC, 2021) si spiega con elementi stilistici e di collocazione storica, mentre Prosa in prosa in sé miracolosamente si spiega solo e soltanto con una foga se non foia di “posizione egemonica”(sic), sgomitamento, epigonismo e velleitaria costruzione di un pubblico in realtà inesistente. (Ma se il pubblico è inesistente o “ristretto”, e “coincide con i poeti stessi”, come l’autrice scrive, sarà davvero il caso di parlare di egemonia?).

La “posizione egemonica”— si afferma nel pezzo — è ottenuta “sfruttando tutti i mezzi a disposizione” (sic!). (Il lettore si domanderà come mai la magistratura non sia ancora stata avvisata, essendo la prima edizione del libro uscita dodici anni fa).

Peccato, aggiungo, che Prosa in prosa venga da tradizioni e traduzioni non solo italiane né solo francesi o statunitensi, e nemmeno esclusivamente vincolate al concetto di prosa o di “prosa in prosa”. C’è forse un lavoro precedente, e qualcosa che — anche — segue. Purtroppo il lavoro testuale viene scambiato per affaccendamento strategico. Questo ne impedisce l’inquadramento in un contesto (mondiale) che ha ormai almeno una trentina d’anni.


La perla più rotonda è verso la fine dell’articolo:

La militanza del gruppo di autori già citato, nonché dei critici che si sono occupati delle loro opere, ha messo in ombra altri poeti in prosa di questi anni, che provengono da esperienze diverse e hanno modelli lontani dalla linea Ponge-Gleize o da quella americana, peraltro eterogenei fra loro (abbiamo già fatto i nomi di Benedetti, Dal Bianco, Frasca, Magrelli, Neri …)

A detta dell’autrice, un surplus di attenzione critica ingiustamente dedicato a Prosa in prosa avrebbe causato un proditorio oscuramento dei suddetti autori. Segnatamente, della loro prosa. Perché è a tutti noto, osservo, che Mondadori Einaudi e Garzanti da anni sono ricettacoli di poveri sbandati di cui nessuno parla. (Per colpa, chissà, immagino, di TIC e di altri editori egemoni).


Molto altro ci sarebbe da appuntare; e ci sarà tempo. Per adesso l’introduzione guadagna un emoticon :-D

in attesa di leggere il libro.