“Perché creare una cetonia che se cade sul dorso non può più drizzarsi?” (Dolores Prato, da “Io”).
Tra le sue carte, Dolores Prato ha lasciato un numero importante di aforismi e racconti, da annoverare tra i suoi testi migliori. A più riprese, ha affrontato il tema delle piccole bestie (formiche, coccinelle, vermi, passeracci, lumache), generalmente non viste o non percepite dagli esseri umani e invece da osservare con attenzione, per dare almeno alla letteratura l’opportunità di contestare le strettoie miserevoli di ogni sapere rigidamente precostituito sull’esistente, gettare uno sguardo storto sul mondo e smascherare così l’impotenza goffa, violenta e ottusa di ogni potere.
Nel contesto degli incontri de I fumi della fornace, 20-21-22 agosto a Valle Cascia (MC).
La mostra “Bestie e io”, organizzata da Veronica Formiconi a cura di Elena Frontaloni, poggia su queste due idee e sulla consapevolezza che la scrittura di Dolores Prato, sempre sghemba e acuminata, sempre vocata alla frantumazione e alla inconclusione, sia linfa vitale non solo per i lettori ma anche per artisti in corso. Presenta dunque, insieme alle scritture di Dolores Prato, le opere originali, create per l’occasione, di Nicoletta Calvagna (partiture visive), Francesca Rossi Brunori e Lucamatteo Rossi (opera audiovisiva).