La Fondazione Baruchello, per la programmazione del 2024, presenta il progetto 3 x 3 x 3 una serie di tre mostre, con tre artisti, in dialogo con tre opere di Gianfranco Baruchello. Nel periodo tra febbraio e luglio, Fiamma Montezemolo, Dora García e Fritz Haeg, si alterneranno con tre progetti appositamente pensati per gli spazi della Fondazione.
Con questo progetto, proseguono le attività di ricerca e approfondimento su alcune tematiche della condizione contemporanea tra le quali sono le relazioni tra forme di identità e confini, il linguaggio e la comunicazione, le questioni relative alla natura e all’ambiente, ad essere affrontate dai tre artisti.
Quali sono le urgenze sulle quali è importante interrogarsi oggi? A partire da questo interrogativo, gli artisti mettono le loro idee e opere in relazione con lo spazio, in una visione aperta, non definitiva, di ricerca.
Fiamma Montezemolo, apre questo ciclo espositivo, con Tra, una mostra che ha preso avvio dal lemma “Tra” presente nella Psicoenciclopedia possibile di Gianfranco Baruchello:
“Lo spazio intermedio. Preposizione utilizzabile sia per lo spazio che per il tempo. Misura dell’interstizio, dell’intervallo, dello scarto. Il “tra” indica una tensione. Se tra due entità c’è un vuoto, questo è un “tra”. Il vuoto è lo spazio della relazione, del mutamento. Da un lato all’altro del “tra” c’è lo spazio del desiderio, dell’amore, del dolore: degli affetti. Il “tra” pone il soggetto oltre la soglia della propria identità. Mette l’identità in movimento, recide il confine che lo definisce. Il “tra” è lo spazio dell’incerto, della variazione, dell’oscillazione, dell’alternativa. La scelta tra più cose può generare il dubbio. Lo spazio sensibile “tra” più immagini, tra nuclei di immagini. Si disegnano tragitti, linee di tensione, si annodano grumi di pensiero che cercano altri grumi di pensiero. Lo spazio del “tra” è lo spazio della condivisione. È il fuori fuoco, lo sguardo sul margine, sullo spazio che si situa al di là dell’essere di qualsiasi cosa, entità, identità.” (lemma “Tra”, Psicoenciclopedia possibile, Treccani, 2020).
Montezemolo lavora nell’intersezione tra arte e antropologia contemporanee e sul confine come categoria variabile dell’esperienza, indagando l’immaginario collettivo e le articolazioni geopolitiche attraverso un approccio intermediale.
L’artista, in questa mostra, presenta una serie di lavori tra cui la lightbox A Map is Not a Territory che ricorda esteticamente una radiografia medica: un’allusione a vedere dentro le cose. In questo lavoro, i quattro continenti sono presentati a coppie che si sovrappongono l’un l’altra, mescolando i confini geografici e arrivando a una sorta di compenetrazione. Da quest’immagine scaturisce una riflessione sulla permeabilità tra “primi mondi” e “terzi mondi”, sui fenomeni di ibridazione culturale e sull’eredità del colonialismo. In un altro lavoro, l’installazione video Unlived, a partire dal lavoro dello psicoanalista Adam Phillips, Fiamma Montezemolo vuole mostrare come ognuno di noi conduca una doppia vita: quella che stiamo vivendo attivamente e quella che avremmo voluto o che potremmo ancora vivere. Attraverso una serie di interviste l’artista pone in sequenza le testimonianze di diversi professionisti che da un lato raccontano le proprie esperienze lavorative mentre dall’altro si interrogano sulle possibilità di un destino diverso.
Sacco e Vanzetti è una ulteriore videoinstallazione, presente in mostra, che si sofferma sulla vicenda dei due anarchici italiani Fernando Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, immigrati negli Stati Uniti e processati per aggressione e omicidio tra il 1920 e il 1927. La vicenda giudiziaria è rievocata attraverso frammenti ricavati da trascrizioni processuali, lettere e ricordi che si mescolano e si sovrappongono visivamente in una spirale proiettata a terra che forma un loop infinito al centro della stanza. Infine Camminare, Parlare, Pescare, Giocare, Guardare, un’installazione realizzata appositamente per la mostra Tra, si compone di un video, nato dalla raccolta di materiali dall’archivio fotografico del padre dell’artista, da una serie di interviste, e da alcune foto raccolte in nuclei che richiamano i verbi che danno il titolo all’opera. L’installazione vuole essere un omaggio alla creatività colta attraverso l’esperienza biografica, che si manifesta nella ricerca e nel dare forma all’immaginario, in un processo continuo che apparentemente non si ferma nemmeno di fronte ad un disturbo neurologico come il Parkinson.
All’interno della mostra, un Public Program di conferenze e incontri permetterà di approfondire alcuni aspetti della ricerca di Fiamma Montezemolo, a partire dai lavori esposti.
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Fiamma Montezemolo
Fiamma Montezemolo è artista (MFA, San Francisco Art Institute) e antropologa (PhD, Università degli Studi di Napoli L’Orientale). È una studiosa affermata nel campo dei border studies e docente presso il Dipartimento di Cinema e Digital Media dell’Università della California, Davis. Ha esposto in varie istituzioni, tra le più recenti: Laboratorio Arte Alameda, Città del Messico (2019), Herbert Johnson Museum of Art, Cornell University (2019), Munich Jewish Museum, Germania (2019), La Galleria Nazionale, Roma (2023), Headlands Center for the Arts, California (2018), ASU Art Museum, Arizona (2019), Kadist Art Foundation, San Francisco (2016), Armory Center for the Arts, Los Angeles (2014). È rappresentata dalla galleria Magazzino di Roma. Ha pubblicato molto ed è autrice di due monografie: una sullo zapatismo e una sulle politiche di rappresentazione chicana, nonché coautrice (con Rene’ Peralta e Heriberto Yepez) di Here is Tijuana (Blackdog Publishing, Londra, 2006) e coeditore (con Josh Kun) di Tijuana Dreaming, Life and Art at the Global border (Duke U. Press, 2012). Nel 2022 è stata insignita del Premio del Ministero della Cultura Italiana per l’Arte Contemporanea, in collaborazione con On Public e Nero Edizioni.
“tra”, di fiamma montezemolo, oggi alla fondazione baruchello
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