giovedì, 27 maggio 2004 [link]
: MG’s Biblio_upgrade : uscite recenti :
> otto poesie da Double click, nelle pagine del progetto Klandestini, del British Coucil,
> l’annotazione Lo specchio piegato, a p.15 del terzo Quaderno di Poesia da fare, a cura di B.Cepollaro,
> due poesie a p.9 del secondo Quaderno di Poesia da fare (sempre a c. di B.Cepollaro),
> un poemetto e alcune poesie in «Smerilliana», n.3, febbraio 2004,
> sette poesie da Alter ne «Il Segnale», n.67, febbraio 2004,
> otto poesie in Matità n.4, feb. 2004,
> Una recensione a West of your cities (Minimum Fax: a c. di M.Strand e D.Abeni), in «Nuovi Argomenti», n.26 apr.-giu. 2004,
> Una recensione a Nel condominio di carne, di V.Magrelli, su «l’immaginazione» n.205 (mar.-apr. 2004), e in Italianistica OnLine,
> Un’annotazione su I loro scritti, di G.Mesa, in Italianistica OnLine.
> Una recensione di F.Capoferri al Segno meno in «Semicerchio» n.XXIX, 2003/2;
> una nuova nota di M.Sannelli (ancora al Segno), nel blog Sequenze,
> una nota di L.Voce su www.slow-forward.splinder.it, in «L’Unità» del 27-03-2004 e in www.lellovoce.it,
> Un saggio di S.Montalto su Le “cose” e l’ammissione del caos in Marco Giovenale, nel suo volume Compendio di eresia. Saggi critici su autori contemporanei, Edizioni Joker, Novi Ligure 2004,
____________________________________________________________
domenica, 23 maggio 2004 [link]
Segnalo quattro nuovi link:
> l’e-book (in formato pdf) Perché i poeti?, in cui Biagio Cepollaro ha raccolto una selezione di saggi e interventi scritti tra 1986 e 2001;
> poi il terzo quaderno di Poesia da fare (ancora pdf), sempre sul sito (e a cura) di Biagio Cepollaro;
> poi le utili pagine di Modern American Poets;
> e infine l’interessante Poetry International Web.
domenica, 16 maggio 2004 [link]
Le immagini di Emmanuel Bonetti
Presso la libreria Cythère-Critique, a Roma, è in corso una bella mostra di fotografie b/n di Emmanuel Bonetti: L’OMBRE D’ORPHEE DANS LES RUES DE GERARDMER.
Due piccoli cataloghi, particolarmente curati, lineari, accompagnano – con annotazioni di poetica – le immagini. Nel primo, l’autore esordisce con affermazioni di esattezza e misura: «Ces photographies ont trente ans de retard; sans cumul possible. Elles resterons figées au manque qu’elles procurent. Un héritage donc, qui force la (re)composition; une photographie retardée, qui prend le risque de la nostalgie».
Interni ed esterni di un bianco e nero ‘classico’ giocano senza timore, in effetti, la carta della nostalgia, attivando lo stile consueto dell’immagine definibile [da me qui nel blog e altrove] ‘sottrattiva’. Ogni taglio e accensione e inquadratura decide cioè – senza possibilità di alternativa – cosa è dentro e cosa è fuori dal quadro: imprimendo sul ‘supporto esposto’ il dialogo delle linee, la fabbricazione di una sintassi di simmetrie e dissimmetrie.
Una forte capacità di citazione-distacco si nota nei riferimenti netti a Francesca Woodman: nel trattamento degli interni, e delle posture del corpo. E si tratta di – appunto – omaggi che sono allo stesso tempo raffigurazioni a distanza di una possibilità di rapporto con quella che comunque (e: ormai) è giustamente considerabile ‘tradizione’ della fotografia.
Una linea di coesione forte in questi lavori di Bonetti potrebbe inoltre essere individuata nella fitta alternanza di interni ed esterni. E gli stessi contrasti aspri (ricchi, a mio parere) tra neri assoluti e bianchi assoluti fanno riferimento a un modo di vedere il dato contrastivo come una normale violenza dello sguardo.
Non possono non essere campi avversi, il nero totale e il bianco totale scelti: e non possono non comporre – giusto nello scontro – il disegno di qualcosa che (nel nostro percepirlo) non è in contrasto e non sa di totalità alcuna: il mondo rappresentato, figurato.
Così come “interno” ed “esterno” non funzionano da segni categoriali ma sono parti dello ‘scheletro’ del nostro immaginare, altrettanto possiamo qui osservare, in una delle fotografie esposte, un interno di hotel che è inquadratura invasa di marmi, le cui venature ‘aprono’ la visione alla compresenza di immobilità (marmo, appunto) e barocco (torsioni delle linee). La clarté e il suo rovescio sono in conflitto? Certo, ma entro la medesima materia che li salda: pietra, e immagine. (Il riquadro della foto).
È pur sempre un modo per dire che ogni fotografia, se riuscita, è ologramma e labirinto rappresentativo del mezzo fotografico in generale. Ormai una delle scienze umane.
Ecco cosa afferma la quarta di copertina dei cataloghi, in riferimento alle presenti e future mostre di Cythère-Critique:
«Au delà de la simple approche citationelle, la photographie peut se révéler un dispositif critique que d’aucuns n’hésitent pas à inclure, par élargissement de l’acception, dans les sciences humaines»
[link]
Ogni giorno un castello intero di centinaia di stanze storie parchi fiumi orchestre piccole e grandi è compresso precipitato chiuso entro uno stanzino con bagno: e nel lavandino un angolo cottura: e nel buco dello scarico il morto che abita tutto ciò, sussurrandone cronaca agli altri cioè a se stesso in un filo staccato
mercoledì, 12 maggio 2004 [link]
Incipit di un lettura di F.F.
Franco Fortini ha scritto, con I cani del Sinai, un testo d’avanguardia? Probabilmente sì, anche se l’autore avrebbe certo rifiutato l’azzardo di una definizione simile (e si vedrà presto, quattro righe avanti, da un suo tocco polemico e ironico).
Quelle pagine avevano la pretesa dichiarata di «suggerire l’esistenza di alcune macchie lutee, insensibili alla luce normale. La forma autobiografica, dovrebbe capirlo anche un critico di avanguardia, non è che modesta astuzia retorica. Parlo anche dei casi miei perché certo che anche miei non sono. Della mia “vita” non me ne importa quasi nulla» (I cani del Sinai, De Donato, Bari 1967; poi Einaudi, Torino 1979[2]: pp.29-30).
Non sostengo che un finalismo (come quello che presiederebbe a una fantomatica usefulness della letteratura) controlli o pre-scriva la elaborazione di un libro come I cani… Ma certo un intento conoscitivo si forma durante la costruzione materiale del testo, l’itinerario che immagina. Allora in Fortini il «suggerire l’esistenza di alcune macchie lutee» significa cercare non una illuminazione di parti non chiare in una storia dolorosa che è di tutti e di un individuo, né forse la delimitazione del loro perimetro, ma semmai l’operazione di offrire o ricomporre l’esperienza-certificazione del fatto che esse esistono. E fanno resistenza. (In ciò che è reale). (Eco parlerebbe forse di linee di resistenza dell’essere).
lunedì, 10 maggio 2004 [link]
L’ospite (Einaudi), di Elisa Biagini, è la scena – non teatrale e barocca ma quasi set a/settico di autopsia – dove continuamente si consuma e ricostituisce un corpo. Il movimento ricorrente dello sguardo e dei gesti su cose e memoria è invasivo, come di calco e impronta (e impresa/impressione): netta la ricorrenza di «in», «dentro», «tacche», «solchi».
Giustamente Andrea Cortellessa, in una presentazione recente del libro, ha citato L’intruso, di Jean-Luc Nancy. La parola-corpo si attesta nella dissezione o durezza di una luce clinica: e – anche – nella dislocazione verso la lingua ‘altra’, che è l’inglese: «digging / for maps / of genes».
lunedì, 03 maggio 2004 [link]
Un benvenuto al blog di «FuoriCasa Poesia», e ai nuovi ebook di Italo Testa ed Ermanno Guantini (usciti per Lettoricreativi / Edizioni d’if).
domenica, 02 maggio 2004 [link]
Guasto, gusto
1
Se la realtà è ‘sbagliata’, il suo linguaggio lo è.
2
Allora alcune variazioni nel linguaggio, se non riparano il guasto, complicano (almeno) la situazione.
3
La devozione alla deviazione può costruirsi come necessaria. Non esserlo (ontologicamente, quasi).
4
Si può sbagliare linguaggio intenzionalmente. Dando all’errare una regola più o meno ferrea – difficilmente imitabile – e non ancora verificata da un uso, né percorsa da una comunità. Questo può essere ricercare. Trovare, prima.
sabato, 01 maggio 2004 [link]
Per quasi sei anni si lavora a un progetto comune, in un luogo preciso, che comprende poesia, arti figurative, presentazioni, performances. E in pochi giorni tutto questo viene cancellato senza ragione: distrutto. Con una grettezza inaudita, peggio che bottegaia (anzi: addirittura antieconomica). Ho assistito allo smantellamento rapidissimo di una collaborazione fitta di anni, senza poter oppormi, senza essere ascoltato.
C’è un’assenza nei link, qui a fianco. Al nulla dedico il nulla.