gennaio 2005

domenica, 30 gennaio 2005   [link]
 

Clus e leu non possono essere distinti solo in termini di oscurità e chiarezza. E allo stesso tempo non è del tutto legittimo – sul piano della critica – far riferimento al discorso ben noto della ‘commerciabilità’ del ‘materiale’ letterario. Ma il piano della critica (letteraria) è precisamente quello che meno entra in campo, nel definire ciò che è vivo e ciò che viene ucciso sulla scena della scrittura.

In ogni caso una intera generazione di autori sta scrivendo pagine momentaneamente semi-invisibili che giusto per via di questa loro condizione avranno peso: e ‘rimarranno’.


domenica, 23 gennaio 2005   [link]

 

(una parte di spiegazione)

l’uscita è lentissima. in certi momenti si sente ogni circoscritto granello cadere dall’ampolla superiore e fare boato ed eco sul mucchio della (scarsa) energia.

poi con le ore riprende a fluire una riga meno avara di mattoncini, di chicchi, di pacchetti di senso. allora il sangue e l’ossigeno (soprattutto il non sapere, il non pensare: ossia l’indispensabile rimozione del buio) riprendono a muoversi.


venerdì, 21 gennaio 2005   [link]

 

Lo stile è sempre una parziale assenza del corpo. Un testo riuscito è una latenza di autore. I classici sono gli assolutamente distanti.

Un secolo che ha mentito una facile fisicità, continua lo spettacolo.

Una delle prassi più difficili di questi anni è: sottrarsi a tutti gli spettacoli senza per questo rinunciare al dialogo con chi legge, scrive, pubblica.


domenica, 16 gennaio 2005   [link]

 

Il testo che si intitola Delle restrizioni nasce, come somma di frammenti e brani (e probabilmente con altro titolo) prima del novembre ’99. All’inizio “pensa” di essere un libro. Verrà presto disilluso, e ricondotto a un ruolo determinatissimo: quello di funzionare da “condensatore” di opere. In definitiva: Delle restrizioni ambirebbe o ambirà a strutturarsi come “opera-di-opere”: raccolta fatta da raccolte. In sostanza una raggiera di stili dove si implicano sperimentazione e classicismi piuttosto contorti. Il rispetto per l’opera di Emilio Villa e l’attrazione per quella di Cristina Campo.


domenica, 09 gennaio 2005   [link]

 

A Roma recentemente

Dopo non pochi anni di vuoto e assenze, ci sono ora forse le condizioni per dire che a Roma sta cambiando qualcosa. La città inizia a offrire idee persone riviste e insomma ‘cose’ nuove. Non è retorica. Sono eventi sensibilmente migliori di quelli che l’orizzonte presentava all’inizio del decennio scorso. Incontri differenti, cresciuti nella qualità: e in quantità. (Basti pensare soltanto alle gallerie d’arte che stanno aprendo – anche se non tutte dello stesso livello – negli ultimissimi anni o addirittura mesi).

Stanno convergendo qui (o si stanno ritrovando) autori che erano separati e distanti o che non si conoscevano. Visibilità e lavoro comune di molte persone concorrono a questo clima: la cura attentissima di uscite recenti di «Nuovi Argomenti» da parte di Mario Desiati e di tutta la redazione; le iniziative del “Piccolo Apollo”, a San Giovanni; la rassegna di incontri svolta nel 2001-02 da àkusma (“forme della scrittura contemporanea”); le innumerevoli attività della Casa delle Letterature, della Fondazione Baruchello, di RomaPoesia, della Casa delle Donne (con il premio Rosselli); l’esperienza (anche se per ora interrotta) di «Accattone»; le proposte di Fazi, MinimumFax, Luca Sossella, Empiria, Nottetempo, DeriveApprodi. La nascita di una libreria e galleria come Cythère-Critique. Riviste come «Il caffè illustrato», di Gabriele Pedullà. Centri culturali come La Camera Verde (che è anche cineclub, casa editrice: esperienza multiforme), di Andrea Semerano.

Non so: vorrei essere ottimista. Pensare che qualcosa stia cambiando. Senza mettere in secondo piano la rete, le reti, i dialoghi a distanza e i siti; ma dicendo che la città – questa città – è diversa, felicemente inafferrabile; gli incontri crescono; e tutto ciò accade paradossalmente nel tempo più cupo sul piano politico ed economico. Un tempo in cui il paese e la ‘capitale’ sono percorsi dalle scorrerie della peggior classe politica (in tutti gli schieramenti) che l’Italia abbia conosciuto dopo quella fascista.

In quel che qui scrivo su Roma non indulgo in alcuna mitologia da Bateau-lavoir, ma insomma… basta dare uno sguardo a quel che (ci) succede, agli incontri moltiplicati, per rendercene conto: molto lavoro può essere fatto, esperienze avviate, in un contesto simile. Se ne può discorrere.


  [link]

 

È ora in rete il sito di Laura Pugno: www.laurapugno.it  


venerdì, 07 gennaio 2005   [link]

 

Dalla giustizia 

 

Cristina Campo: «La pura poesia è geroglifica: decifrabile solo in chiave di destino. Per anni tornare estatici alla bellezza delle anatre, degli arcieri, degli dèi con testa di cane o di nibbio, senza neppure sospettarne la fatale disposizione. Quante volte mi sono ripetuta certi versi o versetti: “O città io t’ho scritta nel palmo delle mie mani”, “This day I breathed first, time is come round…”, “L’essere morti non ci dà riposo”. Ma intorno alla loro posizione segreta, finché la mia stessa sorte non me ne diede la chiave, giravo ciecamente […] Poesia geroglifica e bellezza: inseparabili e indipendenti. Sentire la giustizia di un testo molto prima di averne compreso il significato, grazie a quel puro timbro che è solo del più nobile stile: il quale a sua volta nasce dalla giustizia» (Parco dei cervi, in Fiaba e mistero (1962), ora in Gli imperdonabili, Adelphi, Milano 1987, p.145).
 

 

 

 

È scorretto – impreciso e ingeneroso – attribuire all’autrice un distacco integrale dalla storia. Certo, nella sua scrittura – ed esperienza – alla parola «storia» va legato l’aggettivo «individuale». Ma un brano come quello citato dimostra come non fosse, lei, innamorata del semplice brillare irrelato delle forme («anatre», «arcieri», «dèi»): è assai poco casuale che il testo inizi nominando la «pura poesia», e non la «poesia pura».

 

 

 

Dice che le forme brillano indefinibili e però compiute: e che gli osservatori attenti avvertono netta quella compiutezza, anche se non sùbito la spiegano a se stessi. È necessario il tempo: è necessaria la storia – individuale – perché la «giustizia» appaia chiara. Questo a dire (secondo me): quando un testo ha, per sua costruzione ‘sapiente’, la capacità di attivare i vettori e meccanismi della possibilità del senso, è detto (ed è) testo riuscito: opera. Chi lo affronta ne percepisce così la giustizia «molto prima di averne compreso il significato»: molto prima di averne verificato per propria esperienza diretta l’esattezza.

zza, anche se non sùbito la spiegano a se stessi. È necessario il tempo: è necessaria la storia – individuale – perché la «giustizia» appaia chiara. Questo a dire (secondo me): quando un testo ha, per sua costruzione ‘sapiente’, la capacità di attivare i vettori e meccanismi della possibilità del senso, è detto (ed è) testo riuscito: opera. Chi lo affronta ne percepisce così la giustizia «molto prima di averne compreso il significato»: molto prima di averne verificato per propria esperienza diretta l’esattezza.


martedì, 04 gennaio 2005   [link]

 

La Camera Verde : à Paris Giovedì 6 gennaio alle 18:30 rassegna/retrospettiva dedicata alla Camera Verde e ai suoi cinque anni di mostre e pubblicazioni: al 112 di Rue du Faubourg Poissonnière, presso l’Atelier AE (diretto da G.Coadou).

L’ATELIER Æ reçoit LA CAMERA VERDE le 6 janvier 2005, à 18 heures 30, à l’Atelier Æ (112, rue du Faubourg Poissonnière, 75010 Paris): Tél: 01 48 74 14 02, ledansla@wanadoo.fr

Une présentation des Éditions La Camera Verde (Via Giovanni Miani, 20 – 00154 Roma) et une exposition collective : Alfredo Anzellini, Alain Clerc-Ourgan, Aram Kebabdjian, Pierre Martin, Andrea Pacioni.

Les Éditions La Camera Verde sont nées à Rome dans un cinéma-galerie et ont investi tous les domaines de l’expression : photographie, peinture, littérature et poésie, dans des collections telles que catalogues d’exposition, port-folios et livres d’artiste, livre & disque de jazz inédit, anthologies d’artiste, et une revue trimestrielle. Paris vient accomplir cinq ans de rencontres, de livres, d’expositions, de festivals de cinéastes.

L’Atelier Æ dirigé par Nicolas Marailhac reçoit La Camera Verde dirigée par Giovanni Andrea Semerano du 6 au 15 janvier 2005 de 9h à 19h30. Les Éditions La Camera Verde restent disponibles en permanence à L’Atelier Æ. 

Une exposition organisée par Élise Gruau


Una recensione di Ermanno Guantini a Altre ombre (Camera Verde, Roma 2004) compare sulla pagina di  www.ex04.splinder.com


sabato, 01 gennaio 2005   [link]

 

Gli ultimi due libri (ri)acquistati nel 2004 sono stati di Emilio Villa e di Beppe Fenoglio. Attestarsi su due discorsi di scrittura di ricerca e di sostanziale – non occasionale ma programmatico – antifascismo, è un augurio per gli anni che ci aspettano, non solo per questo che si apre.