Una recente sentenza di un tribunale di New York mette in discussione la possibilità di brevettare il genoma umano da parte delle imprese farmaceutiche e biotecnologiche. Una decisione che se fosse confermata e applicata alla produzione di software, all’industria discografica e cinematografica indebolirebbe il regime della proprietà intellettuale
_ articolo sul “manifesto” di Domenico Lombardini
Nelle ingenti risorse economiche destinate dalle aziende farmaceutiche alla ricerca biomedica non si celano aneliti filantropici. Lo scopo principale dei manager e dei consulenti di proprietà intellettuale delle industrie biotecnologiche e farmaceutiche è la trasformazione della scoperta scientifica o dell’innovazione tecnologica in un prodotto industriale brevettabile, al fine di rivendicarne l’esclusiva economica. In genere, nessun problema di ordine etico o morale sorge quando si tratta, ad esempio, della sintesi di nuovi composti farmaceutici oppure la costruzione di moderni dispositivi medicali. Solo recentemente, alcuni associazioni o governi nazionali hanno messo sttto accusa il regime della proprietà intellettuale rispetto alcuni medicinali utilizzati nella cura della sieropositività e dell’Aids.
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