da un vecchio commento in Absolute Poetry:
si può calibrare e descrivere in tanti modi la propria posizione rispetto ad alcune uscite di Sanguineti su Pasolini, ma una credo sia difficilmente criticabile: non aveva torto S. nel 1961 a dire che “negli anni ’50, chi voleva gettarsi con felice ottimismo su un terreno ’costruttivo’, rifiutando le vie dell’informale” rischiava di scambiare “per soluzione ’progressiva’ la regressione verso il decadentismo, scavalcando à rebours il terreno ’franco’ dell’avanguardia europea” o – che è l’identico – rifiutandosi di attraversarlo.
mi azzardo a dire alcune cose:
1, che oggi una cospicua parte di autori ventenni e trentenni e quarantenni allontana da sé (spesso senza conoscenza) non il solo informale e non la sola avanguardia, ma pressoché il ’900 in blocco, rifiutandosi di attraversarlo (ossia, in ogni modo: rifiutandosi di conoscerlo); 2, che nonostante ciò (partigianamente dovrei dire ’in virtù di ciò’) questa parte di autori riceve comunque attenzione e (talvolta motivabili) lodi in vari siti e sedi; 3, che – nonostante ciò – proprio da aree di ’scrittura di ricerca’ (àkusma, AbsolutePoetry, “Poesia da fare”, RomaPoesia, Sannelli e il sottoscritto, anche con “bina”) spesso sono giunte o giungono verso questi autori opportunità di lettura, pubblicazione, ascolto; 4, che tutto ciò non basta, e si ha sempre l’impressione di un fuoco ostile acceso, ovvero che se c’è una malattia e una ’strega’ da additare questa sia la (o: sia un certo tipo di) scrittura di ricerca; 5, che anche se molta parte della scrittura francese e inglese è quarant’anni avanti a noi (anche nella sensibilità diffusa, popolare), in Italia si continuerà per decenni a battere sulla rimozione del Novecento.
ci meritiamo Mameli?