agosto 2005

mercoledì, 24 agosto 2005   [link]
 

novità:

«Poesia da fare», Ex_04, word for / word,

fascicle, «Sud» – Cythère-Critique :

 1.

Già in rete il n.3 di «Poesia da fare» (settembre 2005)

È in rete il n.3 della rivista «Poesia da fare», curata da Biagio Cepollaro. In formato pdf, come di consueto. Ecco l’indice:

        

Editoriale e immagine di B.C.

Gherardo Bortolotti, da Tracce

Alessandro Broggi, da Economie vicarie

Biagio Cepollaro, Su Linee, di Florinda fusco

    

Ricordiamo che sono online anche:

    

> il V Quaderno del blog Poesia da fare, con testi di e su Baino, Bortolotti, Bottà, Caserza, Cirilli, Di Ruscio, Paola Febbraro, Forlani, Fusco, J.Galimberti, Gambula, Genti, Giovenale, Inglese, Mascitelli, Pizzi, Sorrentino.

    

 e

    

> il Supplemento al V Quaderno di Poesia da fare, con i Blogpensieri di Biagio Cepollaro    

      

      

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2.

      

Riprende l’attività del blog collettivo Ex_04, con una prosa di Gherardo Bortolotti, e una serie di versi di M.G.

      

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3.

 

    

Esce il n.8 della rivista online word for / word, tra le più interessanti pubblicazioni USA di poesia di ricerca. Decisamente da segnalare anche l’esordio di fascicle

Inoltre: da oggi in questa pagina di slow-forward si possono trovare (nella barra a sinistra) vari nuovi link a riviste online di francesi e statunitensi.

      

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4.

In uscita il 15 settembre il n.5 di «Sud»:

una anticipazione molto ampia – con scelta di testi in rete – è leggibile fin da ora, a cura di Philippe Pogam e Francesco Forlani, sul sito di Cythère-Critique: all’indirizzo http://www.cythere-critique.com/sudnumero5.html:  

Testi di Yvonne Baby, Elisabeth Barillé, Frederich Beigbeder, Piero Berengo Gardin, Emmanuel Bonetti, Gherardo Bortolotti, Alessandro Broggi, Esteban Buch, Angelo Castrovilli, Maria Grazia Calandrone, Ennio Cavalli, Gianni Celati, Biagio Cepollaro, Stanko Cerovic, Fiammetta Cirilli, Thierry Crifo, Cesare Cuscianna, Dominique Delcourt, Luis de Miranda, Jean Philippe Domecq, Luigi Esposito, Francesco Forlani, Gabriella Fuschini, Antonio Ghirelli, Marco Giovenale, Paolo Graziano, Benoît Gréan, Domenico Grifoni, Petr  Král, Olivier Maillart, Giorgio Mascitelli, Walter Nardon, Michel Odoul, Matteo Palumbo, Alessandra Petrova, Felice Piemontese, Philippe Pogam, Lakis Proguidis, Renata Prunas, Laura Pugno, Eleonora Puntillo, Davide Racca, Raiz, Margherita Remotti, François Ricard, Massimo Rizzante, Francesco Rosi, Roger Salloch, Lucio Saviani, Roberto Saviano, Domenico Scarpa, Carmelo Seminara, Michele Sovente, Michael Sullivan, François Taillandier, Jean-Charles Vegliante, Ornela Vorpsi, Wu-Ming 1, Stefano Zangrando

Traduzioni a cura di Chris Altan, Paola de Luca, Federica Di Lella, Francesco Forlani, Martina Mazzacurati, Paola Micalizzi, Paolo Nusco, Valentina Parisi, Sandra Rivazio, Laura Toppan, Francesca Spinelli, Irene Stelli, Maria Laura Vanorio, Lidia Verde

Immagini di Frédéric Pajak, Marie B.Cros, Fulvio Caporso, Davide Sala, Roger Salloch, Emmanuel Bonetti, Guy Debord, Philippe Schlienger, Mimmo Jodice, Luca Anzani (detto il Vichingo), Francis Amiand, Bruno Bressolin, Marc Garcia, Frédérique Giacomazzi, Luigi Esposito, Romani Slocombe, Roberta della Volpe, Luca Dalisi, Andréas Lang, Patrick Chevaleyre, Chantal Nau, Rafaele Ide, Carlo Levi (archivio Prunas), Archivio Nunziatella, Archivio Fiat.


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Corrige

In vari siti che ospitano estratti da Double click (e perfino in alcune copie della plaquette) permane purtroppo un errore serio di distrazione & digitazione, di cui sono il solo responsabile: proprio nella prima poesia. Per ovviare a questo refuso – che per certi aspetti è irreversibile – ecco una pagina pdf con la poesia in versione corretta.


Quattro note

1. C’è un nuovo articolo sulla prosa breve in Italianistica OnLine, dove si fa riferimento a Suchère, Sekiguchi, Neri, Cagnone, Magrelli, Dal Bianco, Rentocchini, Scarabicchi, Lalla Romano, Noël, Zallio, Guglielmin, Sannelli, Ottonieri, Bàino, Guantini, Raos, Broggi, Bortolotti; e al lavoro di F.Forlani e B.Cepollaro con le riviste «Sud» e «Poesia da fare», e con la collana ‘Poesia italiana online’.

2. Tre recensioni a Rosaria Lo Russo, Lo Dittatore Amore (ed. Effigie) sono su Microcritica, Italianistica Online, e Absolute Poetry

3. Philippe Pogam ha tradotto e inserito in rete (in formato pdf nella pagina di Cythère-Critique dedicata alla rivista «Sud») il mio microracconto Anti-Lartigue.

4. Lavori in corso, all’archivio di Slow-forward. Volendo, si possono rivedere dei materiali del 2003 qui.


      

Può – nel tempo ma si direbbe in breve tempo – diventare indispensabile un ‘protocollo di brevità’ da introiettare, far proprio e sentire inaggirabile, per i post sui blog e in generale per il lavoro redazionale e culturale in rete. Nonostante (e anzi proprio in virtù) della velocità di connessione permessa dalle linee adsl e da passaggi ulteriori immaginabili, i materiali a cui si può avere accesso, e le iniziative inventabili e inventariabili, sono e saranno milioni. Lavorare seriamente a una selezione rigorosa dei link, dei testi, anche nel senso di una loro riduzione di numero, e limitazione di lunghezza, ha un senso. Più redazioni di più iniziative possono lavorare in parallelo, mappando le scritture interessanti. Senza lasciarsi sfuggire l’essenziale, ma senza nutrire smanie di esaustione che la rete stessa, come modello e come realtà, vanifica.


mercoledì, 17 agosto 2005   [link]

 

un’annotazione che periodicamente [spero non noiosamente] mi sento di riproporre:

Scrittura, interpretazione e prassi (anche nel senso elementare di comportamento quotidiano) cospirano a risalire verso la complessità e indecidibilità delle percezioni. In arte e scienza e riflessione filosofica, sembra che il Novecento abbia stilato un unico regesto sull’indeterminabile, quindi sul rinvio continuo (link, rimando, nuova rima, frequentativa). Fino a spingere – non insensatamente – perfino alcuni filosofi postmoderni a dubitare del dubbio, e a interrogare le linee di resistenza del reale, osservando che comunque qualcosa nel cerchio dei segni fa spessore, bordo, ostacolo, e così crea o prefigura sintassi, gerarchie di senso, ovvero limita o recide la deriva interminabile di connessioni che la realtà percepita e ritradotta sembra formare.

Dallo specchio barocco si avvista già la fibra di vetro. Ora la perplessità non ha compiutamente modo di venerare una sua propria poetica, o di insultarla; non ha teschi da veder posare sul tavolo della natura di fatto morta, né stagioni da dissipare mento in mano contemplando fiamma. Migliaia di miliardi di “materiali” (info) si torcono de/formati perché perfetti all’interno dei prismi-specchio, da un cavo all’altro, senza passaggio di tempo. In un momento. È configurata allora una contraddizione tra la struttura seriale del pensiero-scritto che conosciamo, e la natura parallela dei files che il mondo informato genera (o: che noi bene o male rubrichiamo come quella cosa a cui diamo nome di Mondo).

Per seguire e capire e intervenire forse anche in senso politico sulla realtà ‘servirebbe’ un iter lineare o più trame di un tessuto (textus) serialmente affrontabile. I files, i percetti, concrescono invece aperti in parallelo, nonché virtualmente senza numero: frattali. Non si può metterli in sintagma. Sono pressoché negazione del concetto di sintagma. Disporli in tracce verticali, gerarchizzate, non ramificate, è chiamarsi fuori gioco, o antieconomico, stante anche il fatto che tale loro articolazione ‘in parallelo’ riproduce quel medesimo sistema complessivo-complesso di organizzazione mentale dei dati percepiti che l’uomo europeo e in parte statunitense ha formato in sé, almeno dal Settecento a oggi (via via più scientemente). In questo planetario è perfino funzionale e implicito lo spiraglio joyciano (joy), con uno stream (parola fortunata) of consciousness congegnato per abbassare la temperatura e i picchi delle sensazioni, digerire le res estraendone il nulla, facendone narrazione orizzontale, o narrazione-orizzonte, talvolta perfino parola critica, concertando di séguito blob tra maschere (personae).

In sostanza: è capitato al XX secolo di essere il luogo esemplare di una doppia irraggiungibilità: del reale e della parola contemporaneamente. Come una freccia che punta allo stesso tempo in due direzioni, e che precisamente in questo modo cerca di dire entrambe. Non toccandone alcuna. Così per paradosso fondante arrivando precisamente a esprimerle. (Dimostrandole legate; accusandole implicate).

Non si deve forse guardare al XX secolo come a un’unica messa in scacco della parola; bensì come al tempo in cui la parola-scacco ha tematizzato sé. Così facendo, ha in parallelo reso o dimostrato più fragili le proprie vie, complici o complanari – in potenza – di quel sistema di paratassi blande, di slittamenti di responsabilità, di elusione dei costi del possesso dei piaceri, di smaterializzazione irreversibile del valore dei corpi e delle vite individuali, che può essere in sintesi chiamato ancora capitalismo.

In un quadro simile, la parola-scacco occupa una casella che solo contraddittoriamente entra nel punto cieco abitato dai lessici politici. (Questo ne fa parola di conoscenza differente, cifrata e cifrante, spostata: ben poco ‘utile’, almeno in prossimità della sua nascita sul foglio). E tuttavia sembra essere ancora uno dei primi se non il primo luogo di conoscenza che abbiamo. Non è poco.

 


martedì, 16 agosto 2005   [link]

 

Recensione di Massimo Sannelli a Il segno meno: sul nuovo sito www.zam.it


sabato, 13 agosto 2005   [link]

 

Un ritorno intollerabile e sconcertante di soggettività, ‘io lirico’ e pura descrizione e paesaggismo, di lessico sedicente ‘alto’ (cinquanta-sessanta parole immodificabili campionate ancora da Petrarca), miele che non sa d’argomenti, sono ormai espliciti o meglio dilaganti in buona parte della poesia italiana ultima, scritta da giovani autori che pure ascoltano e sanno come le persone realmente discorrono, come il mondo realmente parla ed è condotto…

Può essere forse sensato incoraggiare e praticare chiusura e distacco, e silenzio, nei confronti di una massa così sordamente fitta di epigonismi. Alveari di cattive citazioni.

Per cercare (anzi già avere) altri percorsi, non si deve pensare alla sola sperimentazione verbovisuale, antilirica. Ma anche a quella scrittura di ricerca che semplicemente raffredda il mondo catturato, e rifiuta l’imprinting puramente lirico-visionario che già urtava l’onestà di Amelia Rosselli.


giovedì, 11 agosto 2005   [link]

 

Endoglosse

Inizia l’esperimento – provvisorio e improgrammabile – di una nuova pagina in rete (in forma di blog): http://www.endoglosse.blogspot.com/. Nasce in virtù della struttura modulare/aperta delle prose di Endoglosse – uscite in varie sedi, online e su riviste, e come ebook sul sito di Biagio Cepollaro E-dizioni.

In questo spazio recente i testi, nuovi o già èditi, hanno altri codici ai margini: le immagini.


mercoledì, 10 agosto 2005   [link]

 

Rosaria Lo Russo, Lo Dittatore Amore (ed. Effigie): recensioni su Italianistica Online, Absolute Poetry, Microcritica.


martedì, 09 agosto 2005   [link]

 

poi era forse sorprendente questa cosa: che proprio il giorno in cui alcune mie poesie uscivano sul n. 4 de «L’Ulisse», io leggessi (con ritardo di almeno sei mesi) il brano di Éric Suchère che inizia con «Il fait tout. Il fait tout à temps. Il fait tout ce qu’il doit faire et d’autres choses ou d’autres, le reste imprècis un, le temps, contrôle tout …»

perché esattamente il primo dei miei due inediti in rete inizia in questo modo:

Non fa mai tutto
quel che è possibile fare – come
le due semilune di ferro
sul ponte filtrano chi filtra
dentro, e chi non deve.


domenica, 07 agosto 2005   [link]

 

Una ricchissima pagina con testi e biobibliografia di Andrea Inglese è leggibile sul sito di Poetry International:
clic su http://italy.poetryinternational.org/cwolk/view/26268


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Può – nel tempo ma si direbbe in breve tempo – diventare indispensabile un ‘protocollo di brevità’ da introiettare, far proprio e sentire inaggirabile, per i post sui blog e in generale per il lavoro redazionale e culturale in rete. Nonostante (e anzi proprio in virtù) della velocità di connessione permessa dalle linee adsl e da passaggi ulteriori immaginabili, i materiali a cui si può avere accesso, e le iniziative inventabili e inventariabili, sono e saranno milioni. Lavorare seriamente a una selezione rigorosa dei link, dei testi, anche nel senso di una loro riduzione di numero, e limitazione di lunghezza, ha un senso. Più redazioni di più iniziative possono lavorare in parallelo, mappando le scritture interessanti. Senza lasciarsi sfuggire l’essenziale, ma senza nutrire smanie di esaustione che la rete stessa, come modello e come realtà, vanifica.


giovedì, 04 agosto 2005   [link]

 

Da oggi su www.nazioneindiana.com  una recensione a M.Strand e D.Abeni (a c.di), West of your cities (Minimum fax). Link completo: http://www.nazioneindiana.com/2005/08/03/a-ovest/


lunedì, 01 agosto 2005   [link]

 

Alcuni appunti sulla prosa breve

[ da http://www.italianisticaonline.it/2005/prosa-breve/ ]

          

Forse non c’è una ‘misura’ stabile, stabilita, pensabile per le esperienze di prosa breve, per ciò che non nascendo come prosa d’arte e lirica non vuole essere però racconto in senso stretto.

È noto che una certa tradizione ondivaga e complessa può venir individuata come originariamente ‘bifronte’: o principalmente narrativa o principalmente sperimentale/metalinguistica e onirica. Si parte così già con la differenza tra i tableaux dello Spleen de Paris e logicamente le Illuminations. Ma prescindendo da dualismi, tentiamo qui un elenco d’avvio, di puri appunti di lettura, riferimenti e suggerimenti non ordinati, senza mettere in gioco altre analisi critiche che sarebbero e saranno sempre benvenute: spostiamoci dunque liberamente da Trakl, e dagli stessi Kafka e Beckett, Saint-John Perse, Fargue, Michaux, Ponge, Char; alle Carte segrete di Scipione (da cui Amelia Rosselli sente e marca differenza e distanza – ma con affetto e ascolto), ai quadri/microracconti onirici del Bernhard di Eventi; e a certi frammenti indecifrabilmente perfetti di Handke, o a quel che di Simic si legge ne Il mondo non finisce (Donzelli, a cura di Damiano Abeni) o ne Il cacciatore di immagini (Adelphi, a cura di Arturo Cattaneo), e a Michel Maulpoix, a Éric Suchère, Ryoko Sekiguchi
O al lavoro di Giampiero Neri, agli esperimenti di Nanni Cagnone (p.es. le cose pubblicate negli USA, come il lucidissimo libretto Enter Balthazar).

Per i testi di altri autori italiani recenti, diciamo che partendo dai frammenti e moduli in prosa interni a libri come Ritorno a Planaval di Dal Bianco (Mondadori), o Giorni in prova di Rentocchini (Donzelli), o L’esperienza della neve di Scarabicchi (ancora Donzelli), si può osservare una interessante permanenza latamente referenziale, ‘osservativa’, direi debitrice in alcuni casi dello sguardo messo in campo dagli Esercizi di tiptologia di Valerio Magrelli (dove si dà avvio a una mappatura metaforica-metamorfica in prosa delle cose che meriterà poi un intero volume: Nel condominio di carne).

Si tratta in sostanza di un tipo di scrittura e struttura che non si lascia tentare dalla prosa lirica, e però se mantiene una freddezza lo fa con flessioni comunque quasi-narrative. Recente è la ripubblicazione, per Einaudi, de Le metamorfosi, di Lalla Romano (a cura di Antonio Ria, con un saggio ricco di rimandi, densissimo, di Andrea Cortellessa). Forse proprio nella ‘trascrizione di sogni’, come intesa da Romano in questo suo primo libro di prosa, si può trovare in nuce una parte di schema applicativo di parecchi materiali letterari ‘freddi’ successivi: oggettiva scansione di una sequenza sognata, suo racconto, esclusione di qualsiasi analisi o interpretazione, e soprattutto di qualsiasi ‘morale’ o sovraimpressione ‘emotiva’. Un libro così non poteva avere – e infatti non ebbe – grande successo in Italia, tantomeno nel clima letterario dell’immediato dopoguerra (1951). Torna ora come un distante-vicino ‘archetipo’ possibile di un modus scribendi, nella formazione e strutturazione di immagini, meglio compreso in Italia a partire dagli anni Sessanta. (Parliamo della stessa Italia che traduce Bernard Noël solo dal 1972, e le prose degli Extraits du corps, del 1954, in rivista nel ‘78 e in volume addirittura dopo cinquant’anni, nel 2001 per Mondadori).

Accennando – senza la più pallida pretesa di esaustione – a esperienze recenti o recentissime di scrittura fredda, in prosa – di sperimentazione parallela alla ricodifica di cose e luoghi – va senz’altro letto il piccolo e prezioso libro di Paola Zallio, Lingua acqua (edito da Anterem nel 2002), e vanno lette le quasi-prose di Come a beato confine di Stefano Guglielmin (Book, 2003), gli aggiornamenti (tra autobiografia e astrazione) della pagina di Sequenze di Massimo Sannelli, e pressoché tutto il lavoro di Tommaso Ottonieri (per sintesi segnaliamo solo Contatto, Cronopio, 2002; e Coro da l’acqua, edizioni D’if, 2003), o il notevolissimo Aperto a inverni, di Ermanno Guantini (sempre edizioni D’if, 2004). Autori da leggere e seguire con attenzione fin da ora sono poi Alessandro Broggi (vedi su Nazione Indiana la pagina dei suoi Quaderni aperti) e Gherardo Bortolotti (Tracce: di vita).

Alcuni luoghi da frequentare assiduamente, dove questi e altri prosatori sono e saranno ospitati, sono la rivista «Sud», èdita da Dante & Descartes per cura di Francesco Forlani; la lettera a/periodica «bina»; la rivista online «Poesia da fare» e la collana di e-book Poesia italiana online, entrambe curate da Biagio Cepollaro.


bozza iniziale dell’articolo:

Forse non c’è una ‘misura’ pensabile per le esperienze di prosa breve, per ciò che non nascendo come prosa d’arte non vuole essere però racconto.
 È noto che una certa tradizione ondivaga e complessa può venir individuata come originariamente ‘bifronte’: o principalmente narrativa o principalmente sperimentale/metalinguistica e onirica. Si parte così già con la differenza tra i tableaux dello Spleen de Paris e logicamente le Illuminations. Ma prescindendo da dualismi, tentiamo qui un elenco in caos completo senza mettere in gioco altre analisi critiche che sarebbero e saranno sempre benvenute: spostiamoci liberamente da Trakl, e dagli stessi Kafka e Beckett, a Saint-John Perse, Fargue, Michaux, Ponge, Char; alle Carte segrete di Scipione (da cui Amelia Rosselli sente e marca differenza e distanza – ma con affetto e ascolto), fino ai quadri/microracconti onirici del Bernhard di Eventi; e a certi frammenti indecifrabilmente perfetti di Handke, o a quel che di Simic si legge ne Il mondo non finisce. O al lavoro di Giampiero Neri, agli esperimenti di Nanni Cagnone (p.es. le cose pubblicate negli USA, come Enter Balthazar).

Per i testi di (altri) autori italiani recenti, diciamo che partendo dai frammenti e tratti in prosa interni a libri come Ritorno a Planaval di Dal Bianco (Mondadori), o Giorni in prova di Rentocchini (Donzelli), o L’esperienza della neve di Scarabicchi (ancora Donzelli) si può osservare una permanenza latamente narrativa, referenziale, che credo interessante. Per esperienze forse meno note – di sperimentazione parallela alla ricodifica di cose e luoghi – va senz’altro letto il libretto di Paola Zallio, Lingua acqua (edito da Anterem), e vanno lette le quasi-prose di Come a beato confine di Stefano Guglielmin (Book), il Coro da l’acqua di Tommaso Ottonieri (D’if) e Aperto a inverni di Ermanno Guantini (sempre edizioni D’if). Autore da considerare senz’altro è poi Alessandro Broggi (vedi su N.I. la pagina http://www.nazioneindiana.com/2004/05/23/quaderni-aperti/). Più in generale, terrei d’occhio la pagina di Poesia Italiana online curata da Biagio Cepollaro.
     

[da un commento in Nazione Indiana]