Archivi categoria: slow-forward

8 agosto 2006 / sul “manifesto”: poesia online

martedì, 08 agosto 2006   [link]
 

Sul “Manifesto”: poesia online

Compare sul “Manifesto” dell’8 agosto (p.13) un mio articolo sulla poesia in rete; e su Inventaire-Invention, Flarf, YouTube, Dusie, Cucarachas, Elettra, Sopralluoghi, Che cos’è la poesia?, www.sequenze.splinder.com, www.laurapugno.it, www.sparajurij.com, www.absolutepoetry.org, www.nazioneindiana.com, www.cepollaro.it

    

Rif.: http://www.ilmanifesto.it/Quotidiano-archivio/08-Agosto-2006/art54.html

6 agosto 2006 / Burroughs

domenica, 06 agosto 2006   [link]
 

Lei crede che il pubblico possa abituarsi alla fine a reagire ai cut-up?

      

   Naturalmente, perché i cut-up rendono esplicito il processo psicosensoriale che si verifica sempre e comunque. Qualcuno sta leggendo un giornale, e i suoi occhi seguono la colonna nel modo tipicamente aristotelico, un concetto e una frase alla volta. Ma subliminalmente sta leggendo le rubriche sull’altro lato della pagina, e in più è consapevole della presenza della persona che siede accanto. Questo è un cut-up. Mi trovavo seduto in un ristorante a New York con i miei krapfen e un caffè. Pensavo che ci si sente effettivamente un po’ soffocare a New York, come se si vivesse in una serie di scatole. Guardai fuori della finestra e vidi un grosso camion Yale. Ecco un altro cut-up, una giustapposizione di ciò che accade fuori a ciò che si sta pensando. Faccio pratica mentre cammino per strada. Allora, quando sono arrivato qui ho visto quell’insegna, stavo pensando a questo e quando tornerò a casa lo scriverò. Alcune cose le uso. Altre no. Ho letteralmente migliaia di pagine di appunti qui, grezzi. E  tengo anche un diario. E’ come un viaggio nel tempo.

   La maggior parte delle persone non vede che cosa accade intorno. Ecco il mio messaggio agli scrittori: per amor di Dio, tenete gli occhi aperti.  Fate caso a ciò che vi accade intorno.

      

        

[ Intervista con William Burroughs, di Conrad Knickerbocker. Trad.it. di Claudia Gasperini, MinimumFax, Roma 1998, pp. 36-37. Cfr. flux ]

1 agosto 2006 / Un mese di GAMMM :::

martedì, 01 agosto 2006   [link
 

Un mese di GAMMM::: 

– jeff derksen. transnational muscle cars [29-06-2006]

– helmut heissenbuttel. da testi 1-2-3 [29-06-2006]

– john cage [29-06-2006]

– guy debord. da la società dello spettacolo [29-06-2006]

– rodrigo toscano. clues (manoscritto) [05-07-2006]

– andreas gursky. 99 cents [13-07-2006]

– jean-michel espitallier. l’asse del bene [16-07-2006]

– g.bortolotti, m.giovenale. tre paragrafi su scritture recenti [16-07-2006]

– gianluca codeghini. tutto quello che scivola via [18-07-2006]

– do-ho suh. who am we? [21-07-2006]

– jon leon. diphasic rumors [28-07-2006]

– jean-marie gleize. il sonetto come mistero formale [28-07-2006]

           

2 EBOOK

5 OPEB

240 LINK a siti di scrittura di ricerca, autori, blog, archivi, mediateche, editori, in lingua italiana, inglese, francese

     

luglio 2006

Un nuovo post in endoglosse, e in differx


sabato, 29 luglio 2006   [link]

 

Philologia Pauli

   

Esce in questi giorni, presso Fara Editore, Philologia Pauli. Il corpo e le ceneri di Pasolini, di Massimo Sannelli, con Il mese Giugno. Venti poesie. Pp. 196, introduzione di G.R.Manzoni.

   

   

« (…) uno scrittore riconosciuto sa che la propria morte avrà pubblicamente una visibilità, come un nuovo testo, più che come un atto privato. Questa morte dello scrittore, come icona e montaggio finale di un lavoro pubblico, è l’esatto contrario di un intimismo grezzo, in cui il dolore è dolore e il delirio è follia. Morto Gadda, la vitalità esplode, per Pasolini. Morto Pasolini, “saremo costretti a invecchiare”, secondo Sanguineti. Su chiasmi come questo, e su antitesi simili, si costruiscono una storia buona e una storia che non porta frutto. Se questa morte è un seme, quella è sterile o sterilizza i sopravvissuti che iniziano ad invecchiare o ingiallire; ma questi valori non giacciono oggettivamente nelle due morti: dipende dalla pietà e dalla carità verso chi si è estinto, più o meno caro. Dipende anche dal tipo di morte e dallo sforzo intellettuale e di carità che chiede. Per sopravvivere serve una certa dose di attenzione, ma anche di libertà: non è la stessa cosa essere costretti ad accettare il tempo che passa o esaurire la vita. Sperimentarla al massimo, quasi con ingenuità, e morire per eccesso di vita è ancora un’altra cosa.»   

   
*

   

La prima versione di questo libro è apparsa come e-book: menilmontant.site.voila.fr/critica.html a cura di Federico Federici, nel 2006, con la sigla editoriale Menilmontant. Qui è ulteriormente aggiornato e riscritto.

   


giovedì, 27 luglio 2006   [link]

 

GEC 1

è indetta a Roma per i giorni 28 e 29 luglio 2006 la prima GAMMM Encrypted Convention ::: 

in luogo e data non pubblic(at)i, alcuni redattori e alcuni collaboratori si incontreranno, dialogheranno sul lavoro fatto e su quello previsto. prenderanno decisioni cruciali. redigeranno progetti. contatteranno il mondo (specie quello non italofono).

l’installazione non è pubblica. è pubblicata la notizia del suo realizzarsi.

ovviamente verranno prodotti e letti materiali cartacei ed elettronici. potranno essere successivamente resi pubblici.

NRSVP


  [link]

 

del sognare il mondo

 

 

 

1.

 

lo sguardo asemantico che il mondo lancia agli occhi è ricambiato da tanta parte del loro sognarlo.

 

del sognare il mondo. il fatto di immaginarlo si sottrae al facile gesto del significato. produrlo, formarlo; così organizzarlo come diverso. (nei codici, che anticipano prassi).

 

 

2.

 

nella vita, nel percorso quotidiano, non tutto è dato. la massa di segnali che investe o attrae e circonda la coscienza ogni giorno, la complessità delle macchine, dei linguaggi, delle immagini, l’accumulo di voci, l’indecidibilità di parti del paesaggio, gli urti delle percezioni, non sono sempre e in tutto minutamente ed esaustivamente affrontati e spiegati, messi in forma e in riga per una cosiddetta ragionevole comprensione lineare: A, B, C, ergo D. (non sono letteralmente mai affrontati così).

 

un pensiero dualista direbbe: “ciò nonostante, viviamo comunque: perciò il buio ovvero l’oblio permette di esercitare le modulazioni della luce di cui disponiamo”.

 

falso. è possibile modulare luce (che non esiste da sola) precisamente perché e in quanto a formarla sono le sue assenze, le latenze e oscillazione di gradi di nero o vuoto. e viceversa. i due campi si necessitano e implicano e generano: non sono due (né coincidono). precisamente nel loro paradossale reciproco scriversi risiede la chiave della nostra percezione. è precisamente perché non vediamo tutto, che vediamo qualcosa.

 

 

3.

 

lo stesso si può dire degli oggetti linguistici. per i segni in generale.

 

un’installazione, un oggetto d’arte, una linea comune e ritornante del panorama, un’espressione su un volto, una storia traudita e non compresa eppure iterata ogni giorno, una strada di passaggio, possono essere – pur indecifrati – segmenti recursivi della vita. materiale percettivo sentito come invariante nel tempo, negli anni, riverberato. ciò non solo non impedisce di vivere, ma al contrario lo permette.

 

così molti testi possono essere (se e dove sensatamente costruiti – da autori) elementi ancora indecifrati e tuttavia familiari e amici del commercio quotidiano con il senso-non-senso, con le cose, le persone, le parole.

 

 

4.

 

la complessità dei linguaggi, dei sistemi di segni, specie verbali, è tale da sopravanzare – per variabilità e combinazioni e potenzialità – gli oggetti e le storie.

 

l’impressione è che ci siano molte più combinazioni tra parole e concetti e sillabe e ritmi e sfumature e frasi e opere che tra molecole in natura.

 

è possibile, per un lettore, abbandonarsi alla necessità inspiegabile di un testo e di un gruppo di versi prima di averne inquadrato non solo il significato, ma perfino il senso, i confini della persuasione in atto.

 

non diversamente, ci si innamora di una persona prima di averla descritta alla coscienza. a volte prima ancora di averne afferrato i tratti somatici, l’aspetto.

 

 

 


domenica, 23 luglio 2006   [link]

 

 

     

in http://vispostock.blogspot.com [ luglio 2006 ]


mercoledì, 19 luglio 2006   [link]

 

una nuova endoglossa.

e opere in collaborazione con Jukka-Pekka Kervinen qui e qui.


domenica, 09 luglio 2006   [link]

 

Il numero 13 di “Poesia da fare”

     

Esce il n.13 [eBook PDF] (luglio 2006) della rivista online “Poesia da fare”, a cura di Biagio Cepollaro.

    

     

Sommario

Biagio Cepollaro, Editoriale

     

Testi   

Francesco Forlani, Hotel Occidente

Jacopo Galimberti, Dal basso

      

Letture  

Marco Giovenale, Il tempo conta
          

Immagine  
B.C., Studio Pagliano, 2  2005

29 giugno 2006 / nasce GAMMM :::

giovedì, 29 giugno 2006   [link]
 

NASCE GAMMM

[ da «bina» 63, 29 giugno 2006: ]

             

mg2170.0506.gammm.ridIn questo mese «bina» compie tre anni: è nata il 24 giugno 2003. È bello festeggiare con un’altra nascita: un sito esclusivamente dedicato alla scrittura di ricerca, raggiungibile all’indirizzo http://gammm.blogsome.com: GAMMM è una stanza o galleria d’arte moderna che avvicina intenzionalmente l’arte e la scrittura contemporanee, non nella forma di una semplice giustapposizione, ossia affiancando opere d’arte e opere letterarie; ma credendo e dimostrando che le arti visive e la musica contemporanea, così come la scrittura di ricerca, nelle loro numerose diversissime forme, sono fatte della stessa stoffa, delle stesse domande; e hanno elementi in comune tra cui spicca ormai chiaro un carattere percettibilmente ‘installativo’, freddo, non performativo.

GAMMM è un elenco di impegni a breve e medio termine di letture e riletture. È (vuole essere) una serie di soddisfazioni prese, da prendersi. È un certo numero di risposte a consigli avuti, a domande impreviste, ad argomentazioni incomplete circa la letteratura che si desidera, di cui si sente il bisogno.

 

In rete, nelle biblioteche, si affollano testi di cui non sapevamo niente e che non possiamo (più) ignorare. Si tratta solo di dare luogo a dei legami, dei raffronti, delle analogie: pubblicando così testi in lingua inglese (google poetry, sought poems, Language poetry), francese (Espitallier, Cadiot, …), italiana, tedesca, … famosi, sconosciuti, contemporanei, degli ultimi trenta, quaranta, cento anni. Per metterli in vista, per fondare l’epos della nostra e altrui comunità di lettori, di autori di opere di ricerca.

 

*

 

GAMMM non ha orientamenti prescritti – né prescrittivi. Allo stesso tempo, una nuvola di variabili e costanti si può descrivere, dicendo che si incontrano alcune ricorrenze:

 

le modalità di scrittura elencative; il superamento netto del referenzialismo e dei realismi; il cut-up e l’uso della “citazione” (questo termine Debord lo derideva una quarantina di anni fa, a ragione; qui va messa in conto l’umiltà di usarlo: per intenderci); il confronto con l’intero arco delle sperimentazioni nelle arti del secondo Novecento; l’indifferenza verso la cosiddetta questione dell’«io lirico» (finita o irreversibilmente metamorfosata la lirica, revocato in dubbio l’io, la faccenda è per lo meno vecchia); l’indifferenza verso ogni dualismo e in particolare verso l’opposizione banale tra scrittura oscura e scrittura chiara; l’indifferenza pressoché totale verso la poesia frontalmente performativa, verso lo spettacolo e la poesia spettacolo; l’interesse semmai per il concetto di installazione – anche in assenza di autore (come accade per i classici, distanti e insieme presenti e vivi solo e precisamente per via di una intensità/tensione testuale).

 

La rete e l’archiviazione in rete dei materiali cambia i materiali. ne cambia – insieme – la fruizione. (Cfr. anche Derrida, Mal d’archive, une impression freudienne, Galilée, Paris 1995; tr. it. di G.Scibilia, Mal d’archivio. Un’impressione freudiana, Filema, Napoli 1996).

 

*

 

GAMMM, di per sé, non si pone come editore: non è/ha un’attività editoriale: ma offre ospitalità a testi. (La sigla HGH, scelta a questo proposito, traduce “hosted GAMMM hosting”: …e volendo: “hai gratis hosting”:-)

 

Come ospiti (della rete), ospitiamo pagine, poesie e prose: in semplici post, o in formato e-book e opeb (“one-page e-book”). Privilegiando nettamente le linee di scrittura affini ai materiali che il sito già offre, e a cui gli abbondanti link rimandano.

 

*

 

Tutto il lavoro di GAMMM non necessariamente deve ma sicuramente può (rivendica il diritto di) non essere interessato a uscire dall’area della lettura in/per web. I materiali che di volta in volta verranno pubblicati non sono legati da un vincolo di necessità a letture pubbliche o incontri. Semmai a contatti individuali tra le persone, e a un concetto di gruppo/rete estremamente sfrangiato e disperso.

 

Tornando all’idea di installazione: i materiali sono disponibili e leggibili, come oggetti elettronici fissati nel flusso della rete. Possono essere liberamente visitati, osservati, letti, anche scorsi distrattamente: materiali installati, non invasivi: e possono agire, come tali, poi, singolarmente, sull’immaginazione del lettore. (Il quale deve, lui, fare un passo verso i testi: non saranno i testi a muoversi verso di lui).

 

*

 

Il sito si compone così: una homepage che riporta dai tre ai cinque testi; una pagina sintetica di presentazione; una di ebook; una di opeb; una sezione dedicata ai chapbook curati da Michele Zaffarano e Gherardo Bortolotti per le edizioni Arcipelago; una di biobibliografia di redattori e autori; una sezione di link (tuttora in costruzione) disposti ‘analiticamente’ per categorie; e infine un riferimento agli aspetti legali dell’hosting. La prima uscita presenta cinque novità in homepage, due e-book e diversi opeb.

 

L’esperienza di GAMMM nasce come aggregazione naturale di scritture e persone della rete di àkusma, a cui si connette, in indipendenza e dialogo.

 

 

gherardo bortolotti
alessandro broggi
marco giovenale
massimo sannelli
michele zaffarano

    

 

http://gammm.blogsome.com

            

21-27 giugno 2006

martedì, 27 giugno 2006   [link]
 

Propongo qui (e sottoscrivo in pieno) un commento di Andrea Inglese uscito da poco su NazioneIndiana:

Il precariato non è una necessità di fantomatici processi di mondializzazione, ma una strategia consapevole del fronte aziendale, con appoggio politico e giornalistico, per dividere la forza lavoro dopo lo scontro degli anni sessanta/settanta; questa strategia implica vari aspetti: massimizzare i profitti, privilegiare l’azionariato, far salire in verticale i salari di fascia alta e contenere quelli di fascia media e bassa, introdurre il terrore della crisi capitalistica (mondializzazione), sacrificare le fasce basse della società, smantellare lo stato e creare la fobia dello stato.

A questa storia che lo stato non puo’ più occuparsi di casa, sanità, disoccupati, malati di mente, ecc. ormai ci credono tutti. Anche i più critici e arrabbiati. Ed invece è da li che bisogna ripartire. Le politiche che non si fanno.


domenica, 25 giugno 2006   [link]

Giampiero Marano, da “bina” 62, 16 giugno 2006:

Per la Costituzione. E contro la riforma 

             

Dopo un anno e mezzo di lavori che coinvolsero le principali “anime” della società italiana (liberale, cattolica, socialista), la Costituzione del 1948 fu approvata dal 90% degli oltre cinquecento componenti dell’Assemblea. Con enfasi veniale le cronache relative alla prima seduta dell’Assemblea Costituente parlano di «un’affluenza di pubblico quale si è raramente verificata anche nelle più solenni occasioni» e descrivono un’aula gremita di deputati con pochissimi seggi vuoti.

Il progetto di riforma della Costituzione, già approvato dal Parlamento e ora sottoposto a un referendum popolare confermativo, è nato invece, sia pure al termine di una lunga incubazione bipartisan, dalla full immersion di quattro “saggi”, ritiratisi dal 20 al 23 agosto 2003 in una baita sulle Dolomiti per riscrivere cinquantatre articoli sui complessivi centotrentaquattro attualmente in vigore. Il nuovo testo tende a indebolire le procedure democratiche classiche, fatte di vincoli, equilibri delicati di pesi e contrappesi, regole inevitabilmente complesse, rimpiazzandole con strategie di conduzione aziendale della politica Ne è prova la funzione manageriale assegnata dalla riforma al capo del governo (significativamente chiamato non più “Presidente del Consiglio dei Ministri” ma “Primo ministro”), ciò che secondo alcuni costituzionalisti segnerebbe la transizione dalla repubblica parlamentare a una forma di “premierato assoluto”. Il premier, eletto de facto direttamente dal popolo, non chiederà più la fiducia al Parlamento, potrà nominare e revocare i ministri (mentre la Costituzione del 1948 prevede che essi vengano scelti dal capo dello stato su indicazione del presidente del consiglio), «determinare» (e non più, o non solo, «dirigere») la politica generale del governo, sciogliere in anticipo l’Assemblea (oggi questo potere è esercitato dal presidente della Repubblica). Un’eventuale mozione di sfiducia, che potrà essere avanzata dalla sola Camera dei deputati, obbligherebbe il Primo ministro a dimettersi ma simultaneamente comporterebbe lo scioglimento della Camera stessa o, in alternativa, chiamerebbe la maggioranza a presentare una mozione di “sfiducia costruttiva” nella quale andrà indicato il nuovo premier. Il Parlamento continuerà a comporsi di due Camere: tuttavia, mentre attualmente la funzione legislativa viene esercitata da entrambe (“bicameralismo perfetto”), con la riforma la Camera dei deputati voterà le leggi di competenza esclusiva dello Stato e il “Senato federale della Repubblica” si occuperà di quelle a competenza “concorrente” statale e regionale o soltanto regionale. Verrà ridotto di centosettantasette unità il numero dei parlamentari (da 950 a 773) e si abbasserà l’età minima per essere eletti: da 25 a 21 anni per la Camera, da 40 a 25 per il Senato federale, da 50 a 40 per il presidente della Repubblica. Quest’ultimo non rappresenterà più l’«unità nazionale» ma la «Nazione» e sarà «garante della Costituzione e dell’unità federale della Repubblica». La nuova Costituzione mette in discussione non soltanto la composizione ma il ruolo stesso della Corte Costituzionale, organo di garanzia e di controllo che per espletare i suoi compiti deve disporre della totale indipendenza dall’esecutivo. È questa la ragione per la quale, attualmente, soltanto un terzo dei membri della Consulta viene eletto dal Parlamento: la riforma, invece, stabilisce la nomina politica di sette giudici su quindici. Viene poi introdotta la cosiddetta devolution, cioè il conferimento alle singole regioni della competenza legislativa esclusiva, e non più concorrente con lo Stato, in materia di diritti fondamentali come la salute, l’istruzione e la pubblica sicurezza. La devolution comporta infine l’attuazione del “federalismo fiscale”. In caso di vittoria del «Sì», pur essendo prevista l’istituzione di un fondo compensativo a beneficio delle regioni economicamente più deboli, gli enti locali potranno gestire autonomamente entrate, spese e risorse: un rimedio «contro i guasti e gli storici sperperi del centralismo statale», come sostiene qualcuno, o il primo passo verso la disgregazione dell’unità nazionale?

Giampiero Marano


sabato, 24 giugno 2006   [link]

il 25 e 26 giugno è decisamente il caso di ANDARE A VOTARE e dire

NO

a chi pensa di stravolgere impunemente la Costituzione


giovedì, 22 giugno 2006   [link]

Superficie della battaglia.-

Biagio Cepollaro sul suo blog dedica una recensione al recente Superficie della battaglia. Marina Pizzi scrive questa nota (che mi permetto di proporre in pdf, e che si trova anche su ex04 e su brindisi e cipressi). Devo gratitudine a entrambi gli autori, a entrambe le analisi, generose e attentissime.


mercoledì, 21 giugno 2006   [link]

  venerdì 23 giugno 2006, ore 21:00

Roma, La Camera Verde

 

via G.Miani 20, tel 06.657289454

 

su un io colonna

            

performance di Chiara Daino su testi di Emily Dickinson

                

nella traduzione (e con la presenza) di Massimo Sannelli

              

*

                   

[ da Microcritica – disegno di Patrizia Bianchiwww.patriziabianchi.blogspot.com ]

 


La Camera Verde, via G.Miani 20, tel. 06.657289454



martedì, 20 giugno 2006   [link]

corretto ora il testo in differx

12-20 giugno 2006

martedì, 20 giugno 2006   [link]
 

corretto ora il testo in differx


  [link]

 

 Esce il n. 220 de “l’immaginazione”, rivista edita da Piero Manni e diretta da Anna Grazia D’Oria: si tratta di un fascicolo monografico dedicato a La poesia del Québec oggi,  a cura di Francis Catalano e Stéphane Despatie (della rivista Exit). Le traduzioni, la revisione e il coordinamento sono di Maria Teresa Carbone, Marco Giovenale, Laura Pugno, Michele Zaffarano.

“l’immaginazione” – Anno ventunesimo, numero 220, aprile 2006, La poesia del Quebéc oggi

INDICE

In copertina

Robbert Fortin, La chemise

Le foto

Robbert Fortin, Éléphant 1

Robbert Fortin, La chaise du poète

Robbert Fortin, Roulant la vie

Robbert Fortin, Nous sommes, nous serons, nous pensons

Robbert Fortin, Éléphant 3

Robbert Fortin, Éléphant 2

Introduzione

Anna Paola Mossetto,

Un rapido viaggio sulle piste della nuova poesia del Québec

Francis Catalano, Stéphane Despatie,

Uno scorcio sulla poesia contemporanea di espressione francese in Québec

Gli autori e i testi

Martine Audet, Gli apparecchi da calcolo (estratti)

Claude Beausoleil, L’origine della strada

Mathieu Boily, Dio il rimbalzo

Linda Bonin, A partire da qui

Denise Brassard, Fine d’est

Nicole Brossard, Poesie

Francis Catalano, da Panoptikon

Paul Chamberland, Fugaci

Jean-Paul Daoust, Poesie

Carole David, Poesie

Jean-Marc Desgent, Quando uno fa male, l’altro che fa…

Louise Desjardins, Tutti i gusti sono gusti

Stéphane Despatie, Malva ciaccona

Hélène Dorion, Traverses

Danielle Fournier, Sei sola e lo sai

Jean-Sébastien Huot, Servizio a domicilio

Benoît Jutras, Adesso sei un’isola

Bertrand Laverdure, Microtrilogia per ragazza piacente lettrice pubblica

Hélène Monette, Poesie

Pierre Nepveu, La donna che dorme nel metrò

Yves Préfontaine, da Suite in rosso

André Roy, I letti di Montréal

Serge Patrice Thibodeau, Soli si è

Yolande Villemaire, Mano di luce

Agenzia Culturale del Québec in Italia

                        


per ricevere il numero: Piero Manni Editore, Via Umberto I , 47/51 –  73016 S.Cesario di Lecce

Tel. 0832.205577; Fax: 0832.200373 ; e-Mail: info@mannieditori.it



lunedì, 19 giugno 2006   [link]

 

Per la Costituzione

Segnalo un bell’articolo di Franco Romanò, In difesa della Costituzione.


domenica, 18 giugno 2006   [link]

 

appunto # 1.3

è inaccettabile quanto reale. la scrittura pre/vede un tour assai lungo e vario nel dolore. il male non è un accessorio, è l’asse di rotazione. senza, non c’è movimento. dov’è allora il lato “inaccettabile”? che questo passaggio nel male è condizione necessaria ma può non essere anche sufficiente. chi abbia attraversato quella regione, può non formare testi.

e: nemmeno accettare questo stato di cose garantisce su nulla. solo l’opera riuscita dà – dopo – luce sul percorso. è quella a spiegare questo; non l’inverso. (nonostante il percorso sia inevitabile).

quanto appena detto ha due intenzioni: disilludere lo scalatore; vaccinare il maudit. il primo non si senta garantito dal suo equipaggiamento curriculare, e di cuscini e paracadute (si senta anzi precisamente smentito e smontato da tali attrezzi). il secondo non creda che mettersi nei guai significhi automaticamente scrivere buone robe.


  [link]

 

appunto # 1.2
        

anche accogliendo la menzogna di un linguaggio (che sarebbe) ‘rappresentazione’, perfino all’interno di quella menzogna e di un realismo, la scrittura di ricerca ha il suo segmento di pieno senso e liceità. come infatti rappresentare condizioni e situazioni sdefinite, l’oscillazione del linguaggio intorno al non noto? e i versanti emotivi umbratili, corrosi, indecisi, disaggregati? l’inefferrabilità, la complessità, hanno casa nel prepared piano di John Cage. affronta la contraddizione di storia e dialoghi. alcune forme – volendo – anche descrivono o rappresentano complessità.

è in ogni caso scorretto chiedere rappresentazione, fare del linguaggio quello strumento che non può essere. lo stesso parlare è lacuna e latenza, margine del movimento. parlando quotidianamente-normalmente, muoviamo forse pezzi neri o bianchi, stabiliti e dati, su una scacchiera predeterminata? o non è forse vero che i materiali di conoscenza si formano nel gettarsi nel movimento indifeso e per niente garantito del flusso di reciproche determinazioni dato da sensi, vocabolario, immagini, conflitto, paura, affezione?

   

la soglia linguistica, continuamente riconfigurata, proprio per poter funzionare e comunicare come in effetti funziona e comunica – disfa/rimargina ogni momento i piani ereditati e non ereditati che va ritessendo.

          

le parole e la loro pronuncia e invenzione sono in rapporto di necessità, cointeressenza, tessuto reciproco, con il reale-segno, con il mondo fatto di macchie, ignoto in gran parte.

una prosa come quella delle Endoglosse agisce anche e precisamente per inseguimento di ombre, per i congegni di risposta e domanda che immette in queste.


  [link]

 

appunto # 1.1 
        

Beyrer parla di simulacri di carta in Birmania, bruciati lungo i cigli delle strade. è giusta cosa l’affannarsi dell’antropologia, con frecce causali e schemi ad albero. ma sia detto anche: non tutte le cose che si fanno hanno ragioni. a volte hanno e sono puramente iterazione.

 

storia della storia.


venerdì, 16 giugno 2006   [link]

 

Inviata oggi la “Bina” 63, con un articolo di Giampiero Marano, Per la Costituzione, contro la riforma. Con un invito netto a votare NO, in occasione del referendum del 25 e 26 giugno. Chi volesse riceverla può richiederla all’indirizzo seguente:   bina_posta [at] yahoo [dot] it

m.g., m.s.

             


martedì, 13 giugno 2006   [link]

 

Giovedì 15 giugno 2006, ore 21:00

Camera verde, Roma

Superficie della battaglia.-

 

presentazione di 

  

Superficie della battaglia

di Marco Giovenale

        

Sei fotografie e sette poesie inedite, in edizione a fogli sciolti:

microraccolta di cartoline in cofanetto

       

*

            

Centro culturale La camera verde

via G. Miani 20 (Ostiense)

tel. 06572894540

     

*

         

>> cfr. Absolute poetry <<

1-11 giugno 2006

domenica, 11 giugno 2006   [link]
 

> un saluto sincero a Enzo Siciliano. respect <


venerdì, 09 giugno 2006   [link]

 

Circolo di Cultura Politica Fratelli Rosselli

Giovedì 8 – Venerdì 9 giugno 2006 – FIRENZE

Via Alfani 101 R

Nel sessantanovesimo anniversario dell’assassinio dei fratelli Carlo e Nello Rosselli

 

CONVEGNO

«Se / dalle tue labbra uscisse la verità»

Amelia Rosselli a dieci anni dalla scomparsa

                                         

          

Giovedì 8 giugno 2006

Ore 15.00

Saluti

Prof.ssa Mariella Zoppi, Assessore alla Cultura della Regione Toscana

Prof. Riccardo Pratesi, Presidente del Circolo di Cultura Politica Fratelli Rosselli

Relazioni:

Ore 15.30

Presiede Stefano Giovannuzzi

  • Marina Calloni, Milano Bicocca – Le due Amelie
  • Andrea Cortellessa, Roma La Sapienza – La figlia della guerra
  • Niva Lorenzini, Bologna – Amelia Rosselli e lo sperimentalismo all’avvio degli anni Sessanta
  • Lucia Re, UCLA, U.S.A. – Frammenti di un discorso amoroso
  • Francesco Carbognin, Bologna – “Perché io non voli” (da “Variazioni belliche”): immagine di uno stile in formazione
  • Tatiana Bisanti, Saarbrücken, Germania – “Rimava vocaboli tormentosi”: il livello metalinguistico e metapoetico nell’opera di Amelia Rosselli

  

  • Ore 21.00

Valdo Spini commemorazione dei Fratelli Rosselli

  • Ore 21.30

La proiezione del documentario “AMELIA ROSSELLI…E L’ASSILLO È RIMA”

Di Stella Savino e Rosaria Lo Russo

Rosaria Lo Russo legge Amelia Rosselli (da Variazioni Belliche)

           

Venerdì 9 giugno

Ore 9.00 Deposizione di una corona di fiori alla tomba dei Fratelli Rosselli sacrario del Non Mollare del Cimitero di Trespiano

Relazioni

Ore 9.30

Presiede Adele Dei, Direttore del Dipartimento di Italianistica Università di Firenze

  • Stefano Giovannuzzi, Torino – Il nodo della lingua: Amelia Rosselli e Pier Paolo Pasolini
  • Emmanuela Tandello, Oxford, Inghilterra – La fanciulla e la morte: figure del tragico e del letterario nella poesia di Amelia Rosselli
  • Paolo Cairoli, Rai – Spazio metrico e serialismo musicale. L’influenza dell’avanguardia post-weberniana sulle concezioni poetiche di Amelia Rosselli
  • Stefano Colangelo, Bologna – Serie, campo e variazione. Il fenomeno sonoro nella scrittura di Amelia Rosselli
  • Daniela La Penna, Reading – “Performance e testualità” nell’opera di Amelia Rosselli
  • Raffaella Scarpa, Torino – Aspetti della lingua nella prosa di Amelia Rosselli
  • Fabrizio Podda, Siena – La ripetizione del resistere

        

 

Via Alfani 101r

50122 Firenze

www.circolorosselli.it

           

Nel 1998 e nel 2004 il Circolo Rosselli ha organizzato due incontri di studio sulla figura di Amelia Rosselli. Il decennale della morte è adesso l’occasione per fare il punto su una presenza poetica che non ha perso affatto di attualità. Negli ultimi anni l’attenzione è andata crescendo: Amelia Rosselli appare ormai una delle esperienze nodali per la poesia degli anni Sessanta e una delle coscienze più lucide della necessità e dei limiti dello sperimentalismo del secondo dopoguerra. Il presente convegno si propone dunque di continuare e approfondire la riflessione, secondo diverse prospettive di lettura, affiancando a voci note voci meno note della critica rosselliana.


domenica, 04 giugno 2006   [link]

 

Il numero 12 di “Poesia da fare”

     

Esce il n.12 [eBook PDF] (giugno 2006) della rivista online “Poesia da fare”, a cura di Biagio Cepollaro.

    

     

Sommario

Biagio Cepollaro, Editoriale

     

Testi   

Andrea Inglese, da Poesie

Massimo Sannelli, Undici madrigali

      

Letture  

Giorgio Mascitelli e

Giovanni Palmieri, Su Assisi, di Paul Celan
          

Immagine  
B.C., Studio di Fausto Pagliano, 1  2005

Inoltre è in rete il VII Quaderno di “Poesia da fare”.

parse_links()Indice:

Biagio CepollaroNote per una Critica futura

Forough Farrokhzad,  da Un’altra nascita

Gabriella Fuschini, da Rose in forma di poesia

Gianluca Gigliozzi, da Neuropa

Andrea Inglese, da Poesie

Giorgio Mascitelli, Il problema della sete; Non barboni

Erminia Passannanti, da Sei poesie

Marina Pizzi, Sorprese del pane nero

Alessandro Raveggi, da Gravagli sopra crudelmente bello

Massimo Sannelli, da Lo Schermo, e Undici madrigali

Pino Tripodi, Sogni dal vero

Michele Zaffarano, da E’ la fine dell’amore


  [link]

 

In rete: il sito di Poliscritture: www.poliscritture.it


  [link]

 

Lunedì 5 giugno 2006, alle ore 21:00

al PICCOLO APOLLO
Istituto Galilei, via Conte Verde 51 Roma – 06/7003901

 

MARK STRAND
legge da
IL FUTURO NON E’ PIU’ QUELLO DI UNA VOLTA
tradotto da Damiano Abeni
Edizioni MinimumFax, Roma 2006

e da MAN & CAMEL
la nuova raccolta di poesie in uscita presso Knopf,
New York (settembre 2006)

Mark Strand, nato nel 1935 a Summerside, nella Prince Edward Island in Canada, cresciuto negli USA, appassionato visitatore dei paesi latini, Sud America e Europa meridionale e in particolare dell’Italia, abita a New York e insegna alla Columbia University. Autore di dieci volumi di poesia, e di racconti, saggi, libri per bambini, scritti sull’arte ha ricevuto numerosi prestigiosi riconoscimenti, tra cui spiccano la McArthur Fellowship, la nomina a Poeta Laureato degli Usa (1990), il Premio Pulitzer per la Poesia (1999) e il Wallace Stevens Award (2004).

Damiano Abeni è medico epidemiologo. Traduce poesia americana dal 1973. Collabora con diverse case editrici e riviste letterarie, ed è tra i redattori di “Nuovi Argomenti”.

 


L’ingresso al Piccolo Apollo è fino ad esaurimento posti, grazie alla tessera Apollo 11 (costo: annuale 15 € / mensile 5 € ) che consente la partecipazione gratuita a tutta la programmazione. Istituto Galilei, via Conte Verde 51 Roma – 06/7003901


sabato, 03 giugno 2006   [link]

 

appunto # 1.0 
        

l’esperibile – tutto – si colloca normalmente al di là dei codici linguistici, e – certo – si è figli di Lord Chandos, dunque dell’afasia del secolo XX, ma alcune esperienze recenti danno certezza tattile oggettiva assoluta che certe cose della vita sono incendi del linguaggio. e quella stessa afasia è indescrivibile a sua volta, insufficiente.

c’è una più profonda irraggiungibilità delle parole e dei segni. sul piano antropologico, la nostra identità è ‘naturalmente semiotica’ eppure è altrettanto naturalmente nascosta a se stessa.

anche questo è compreso dalla sua natura paradossale e – al contempo – la eccede.


venerdì, 02 giugno 2006   [link]

 

appunto # 0.9

ed è poi vero che lo Spettacolo ha una storia assai più lunga di quella relativa al secolo XX. soprattutto, ha un itinerario all’interno delle strutture percettive occidentali. non è un evento che poteva darsi in luoghi e meccanismi di potere violenza menzogna e ricatto senza avere dei forti avamposti nel modo stesso di funzionare delle più semplici e sottili percezioni individuali. (è storia tutta da indagare, ancora; si avvia forse nel XVI secolo)

25-30 maggio 2006

martedì, 30 maggio 2006   [link]
 

appunto # 0.8

né si creda che quanto detto nell’appunto # 0.7 riguardi la sola poesia. (al contrario: è la poesia a ri-guardare tutto).

i minimi dettagli e movimenti dello sguardo riportano il mondo a se stesso. le sfumature sono il codice di uno spostarsi e orientarsi nel mondo che si avvia a conoscerlo, filtrando nella sua complessità, cifrandola daccapo. cercando una pertinenza ai suoi segnali – pur non arrendevole.

“les nuances sont fondamentales pour participer au réel”, scrive Philippe Roux (in un post inserito il 28 maggio da Eric Suchère su www.nazioneindiana.com). e – per restare al suo articolo – in politica il capovolgimento delle prassi e dell’azione in spettacolo è come la conclusione del Salò di Pasolini. i sadici rovesciano i binocoli, e contemplano divertiti i supplizi, miniaturizzati.

invece, sono o dovrebbero essere il corpo e la presenza materiale del corpo a dire e fare realtà, dunque politica. positivamente, a mediazioni ridotte o azzerate. la politica ri-guarda o dovrebbe ri-guardare il lavoro effettivo delle persone, la loro salute, istruzione, il tempo minacciato, le condizioni reali della loro esistenza, il loro malementre la politica fatta nello (e dallo) spettacolo è esito e causa dell’incubo iniziato in Italia con particolare violenza negli anni Ottanta, e cresciuto esponenzialmente dal 1994 in avanti


lunedì, 29 maggio 2006   [link]

 

appunto # 0.7

fitti dialoghi privati con amici, in questi giorni, a proposito di letteratura in rete, poesia in rete. alcuni siti italiani sono stupefacenti. alcuni post – specie di poesia – splendono di un tale grado di kitsch, estraneità all’ortografia, banalità, da bruciare ogni ipotesi – sia pure bislacca e divertita – di commento.

a chi verrebbe fatto di commentare ‘positivamente’ o ‘negativamente’ un’influenza, un virus, il morbillo? se e dove si tratta di crisi di crescenza, è natura. amen. dove così non sia, dove cioè si tratti di “cultura” (pessima, magari recidiva) occorrerebbe un team medico, un eroico kamikaze alla Woody Allen, o un bracchetto barone rosso sul tettino della cuccia, capace di slanciarsi senza paura contro l’orrore di certe videate, mitragliandole di sorrisi senza pietà.

è crudele, la rete, perché non permette il gesto di amicizia, l’attenzione che solo il corpo ha verso il corpo. il corpo è capace di comunicare l’insostenibilità di un verso, di un giro di frase, con un piccolo gesto non astioso, con una tonalità di sguardo. solo il corpo sa presentarsi alla pagina indifeso quanto lei – e però capace di insegnarle a difendersi (come lui stesso non sa)


domenica, 28 maggio 2006   [link]

 

mg2347.c.situazionemaggio2006

mi scrive (per sms!) una persona conosciuta tra 2005 e 2006, adombrata per il fatto di avermi affidato in lettura un suo testo che non sono purtroppo ancora riuscito a sfogliare con attenzione. vorrei dirgli che sono forse anni che quasi non leggo miei testi. magari è giusto spiegarsi con immagini, perché osservo che con interlocutori che si occupano di linguaggio, stranamente, il linguaggio verbale non ha effetto. ci aiuteremo con le figure. quella nelle foto p.es. è la situazione attuale di una delle scrivanie di casa. le altre non posso fotografarle perché non c’è una distanza a cui mettersi per abbracciarne il caos in una sola inquadratura. da diversi mesi ho iniziato poi a impilare addirittura plichi, non libri. questi visibili qui sono libri, in gran parte da leggere ancora, quasi tutti arrivati (alcuni comprati) nel 2005. bon. la situazione non può variare in nessun modo, per il momento. sto seguendo da ottobre un trasloco che arriverà a un primo punto fermo soltanto il 15 giugno, ossia tra poco più di due settimane. è stata ed è una situazione che azzera il tempo già azzerato delle giornate. documentazione visiva, come ripeto spesso, è su immag (consiglio vivamente di dare un’occhiata). mg2346.b.situazionemaggio2006in sintesi: rinnovo qui l’invito fatto molte volte: a non spedire in nessun modo e per nessuna ragione dei libri al mio indirizzo, né dei files alla mia casella di posta elettronica. riuscirò ad affrontare nell’estate 2006 una piccola parte di letture del 2004-05. tutto il resto andrà all’estate del 2007. sono un lavoratore dipendente, 6 giorni su 7 vivo 13 ore filate fuori casa, spesso nell’impossibilità di leggere. le domeniche sono dedicate alla mia famiglia, necessariamente – e giustamente. ci sono vari progetti che sto comunque portando avanti, scritture e attività in rete e fuori. faccio il possibile per affiancare i files, leggere comunque anche negli interstizi temporali più illogici. ma è ben complicato forzare la mano alla matematica che descrive la scansione oggettiva del tempo.


sabato, 27 maggio 2006   [link]

 

la quantità (e qualità) di siti e blog anglofoni di poesia sperimentale, e poesia visiva, e poesia non lineare, e google-poetry, è tale, e con risultati di tale bellezza, da non chiedere commento. è sufficiente uno sparuto numero di click: per esempio a partire da http://nonlinearpoetry.blogspot.com/ e dai link collegati.

*

italia. in italia la poesia contemporanea, come si diceva qualche tempo fa, è in linea di massima contemporanea al 1940. (e al 1940 italiano, non europeo).

ipotesi. i problemi sono legati a: enfasi, ego, oratoria, patetismo, vedutismo, vocabolario tirchio (la scarsella del petrarca), zero conoscenza dell’arte contemporanea, zero frequentazione del ‘900 europeo e mondiale.

 


Rosaria Lo Russo legge LA LIBELLULA, di Amelia Rosselli

Bologna, 31 maggio 2006, ore 21:00
Aula Absidale di Santa Lucia
Via de’ Chiari 23

Premio Dams Festival 2006, quinta edizione

La libellula. Panegirico della libertà
di Amelia Rosselli

voce recitante: Rosaria Lo Russo
pianoforte: Andrea Allulli


giovedì, 25 maggio 2006   [link]

 

DOCtorCLIP
primo festival italiano di videoclip di poesia
concorso internazionale
seconda edizione


dalla scheda di presentazione


DOCtorCLIP raddoppia … La prima edizione ha raccolto numerosi e unanimi consensi. Molto elevato il numero delle iscrizioni al concorso (oltre duecento video): la serata finale, con la presentazione dei dieci video finalisti all’Auditorium Parco della Musica di Roma, ha sancito un vivo successo di pubblico e di critica.

Il festival romapoesia, promosso dall’Assessorato alle Politiche Culturali del Comune di Roma, si conferma dunque nella necessità di continuare a dedicare uno spazio privilegiato alla videopoesia: nuova coniugazione tra parola suono e immagine, proposta di “arte totale” che, a partire da un testo poetico, dialoga alla pari con i mezzi tecnologici, contagiandoli di poesia. Dopo oltre un secolo, prende corpo visibile l’idea dei Futuristi che mirava a inserire nel contesto poetico immagini (e suoni).

La passata edizione è stata caratterizzata da un’ampia partecipazione di giovani poeti, accanto a figure più consolidate del panorama italiano. Analizzando l’insieme delle video-opere, emerge il buon livello tecnico generale: tutti gli artisti sanno maneggiare la videocamera, si giostrano agevolmente tra frame, tavole di montaggio e apparati di regia; ma soprattutto dimostrano di aver ben compreso che fare videopoesia implica cognizioni estetiche e strutturali diverse da quelle necessarie per scrivere un testo. Al limite, il punto debole di questa nuova generazione di videopoeti – ma potrebbe anche essere considerato un merito! – consiste in un’apparente “ignoranza” dei lavori e delle esperienze di chi li ha preceduti e ha battuto le stesse piste: sin dai primi anni Settanta, almeno dopo la comparsa di un libro cult come il famoso Videoteppista di Roberto Faenza o dopo la storica commercializzazione del video-portapak da parte della Sony. Se la prima edizione di DOCtorCLIP ha avuto un’impronta prevalentemente italiana, la seconda verrà lanciata con più decisione a livello internazionale, aprendo i battenti all’Europa e ai nuovi mondi, Asia e Americhe.

Per partecipare alla seconda edizione di DOCtorCLIP bisogna mandare alla redazione di romapoesia, entro il 15 luglio 2006, un video inedito della durata massima di cinque minuti che si articoli intorno ad una poesia. E’ possibile scaricare dal sito (www.romapoesia.it) il regolamento del concorso e la scheda di iscrizione. Anche quest’anno i video finalisti verranno proiettati alla fine di ottobre nel Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, nel corso di una serata ad essi dedicata all’interno del festival romapoesia 2006. E al primo classificato andrà un premio di 2500 euro.

La redazione di DOCtorCLIP

Via G. Lanza 178 – 00184 Roma – tel +39.06.48906040 – info@romapoesia.it(www.romapoesia.it)

22 maggio 2006 / annotazione per “le fortune”

lunedì, 22 maggio 2006   [link]

Annotazione per Le fortune

[scelta di dieci poesie, in «Nuovi Argomenti» n.33, gen.-mar. 2006, pp. 176-185]

Il tema di fondo de Le fortune non è diverso da quello del Segno meno, e quindi implicitamente coincide con la medesima ossessione de La casa esposta (che infatti include Il segno): la dissoluzione e decadenza dei luoghi, dei rapporti, delle fortune, la dispersione delle cose, l’indebolirsi del loro getto di senso. Tema, fra altri, elettivamente barocco, ma – direi – giocato meno sul piano della natura morta che su quello otto-novecentesco della fotografia in generale (vista come accumulo di possibili cadute, collezioni di evidenze di mortalità, piccole ceneri esposte), e in particolare del fotogramma/ritratto, o addirittura frame di videoclip.

Il desiderato (e si spera conseguito) rilievo allegorico di questi testi fa riferimento a quell’idea di allegoria cava a cui in più di un’occasione ho accennato. Il nitore di oggetti nominati e forme e personae non rimanda necessariamente a una tavola di decodifica stabilita, ma intende semmai – anche con il suo semplice ed esperibile allegorizzare – far riferimento a un più ampio sfondo di senso-non-senso in cui si incastona qualsiasi circoscritta operazione di semiosi.

La follia dei rapporti e delle strutture della civiltà moderna e postmoderna, la distruzione del tempo individuale, configurano non una ricerca di luoghi e memorie, ma una purissima e perdente rete di resistenze alla sparizione, alla morte. La battaglia è per la vita fisica, per il cibo, il lavoro, la sanità mentale – o una qualche sua procedura di simulazione. Non Proust ma Beckett segna questo tratto di storia.

Allora, come spiegare un linguaggio che, stando a Le fortune, sembrerebbe non orientato da/su Beckett? Forse proprio con la volontà di sintassi e allegoria (agglutinante la prima, vuota e in ciò forse beckettiana la seconda) che mira a ricostruire un orizzonte in cui il senso-non-senso sia presentito, e possibile. Lo sfondo di possibilità del senso, escluso dalle nuove percezioni al passaggio da modernità a postmodernità, ricompare allora come margine e apertura impliciti nell’esperire in generale.

Operare allegoricamente e sintatticamente – pur entro frantumazioni e riconfigurazioni di periodo – dispone e apre sul campo letterario un gioco che assomiglia utilmente all’esperire più generale, al consueto dar senso (e non senso) a cose, che normalmente ci convoca, nella vita, comunemente, continuamente. Un dato artificioso nel dettato del libro – p.es. proprio nelle torsioni sintattiche – è o può essere allora spiegato con l’aggiustamento, la continua messa a punto (a fuoco) che la realtà percepita di fatto sempre chiede.

Non costituisce un’area estranea al reale, e però non è un realismo. Semmai è l’opposto. Pur non essendo gioco sillabico o sintattico-relazionale arbitrario, né gusto sterile dell’enigma, dello stemma.


[link]

nuove foto in immag. nuovi testi in endoglosse, differx, differx.it

19-20 maggio 2006

sabato, 20 maggio 2006   [link]
 

appunto # 0.6

in questa nazione non-stato c’è un’affinità tra gli ostacoli che incontra la scrittura di ricerca e gli ostacoli che incontra la ricerca universitaria.

è sostanzialmente conservatore lo stile medio di scrittura italiano, o regressivo. longanesiano sarebbe un complimento. è capace perfino di arretrare rispetto a quelle posizioni. qualsiasi quotidiano generalista conferma l’impressione. realismo o iperrealismo e feuilleton, narrativa di genere, tv, calcio, amaro, caffè.

è sostanzialmente conservatrice l’università, azienda a conduzione famigliare.

ritrattino

 


  [link]

 

appunto # 0.5

nel Dies irae i versi “mors stupebit et natura / cum resurget creatura” capovolgono il senso della wunderkammer.

nella camera delle meraviglie la natura e la morte stupiscono e fermano la creatura grazie a creature fermate. agganciate alla cenere, scelte e bloccate nella formaldeide. e lo specchio moltiplica questi pezzetti di buio, ne fa cataste di gallerie: praticamente il mondo intero.

revertere.

negli “ultimi giorni” del Dies irae, natura e morte escono sconfitte dall’inversione della freccia del tempo.

ma essendo ultimi, sono giorni invisibili. non saranno mai toccati o visti: quel “mors stupebit” è bloccato al tempo futuro, la forma/formaldeide verbale più labile


  [link]

 

appunto # 0.4

la richiesta di rispetto per il tempo che viene incendiato è incendiata spensieratamente


  [link]

 

appunto # 0.3

il silenzio su un testo indifendibile è a sua volta difendibile, come prassi critica?

si tace su un testo che si stima, per mancanza di tempo, per aggressione da parte della vita, per tante ragioni che non toccano il testo. (che rimane stimato).

ma si tace anche su un testo imbarazzante. allora: il semplice silenzio non è segno di alcunché. continua a non esserci soluzione. parlare con nettezza talvolta è impossibile. tacere è prassi ad alto rischio di fraintendimento.

la mitologia della rete liberante e in tutto libertaria è – come ogni mitologia – narrabile. quando qualcuno farà racconto minuto dei primi anni della rete vedrà grandi flussi e discorsi da un lato (dappertutto); e grandi intrecci di reticenze dall’altro (idem)


  [link]

 

appunto # 0.2

fanno i lavoretti. come dalle monache. allora mettono le mollette con la colla intorno all’anima del rotolo scottex. questo è molto bello; ma può essere non molto bello. di chi si sta parlando?

già. non è un “chi” singolare.

su un grave problema dell’arte contemporanea si interroga fin l’ultima gazzetta kitsch.

questo non interrompe l’interrogazione né aiuta a ripensarla. kingdoms rise and fall. il tempo passa


venerdì, 19 maggio 2006   [link]

 

appunto # 0.1

c’è stato un periodo della storia della poesia in cui il lavoro intellettuale di un autore chiedeva (e aveva necessità di) un riconoscimento da parte di una comunità. questa comunità valutava i suoi testi: emetteva dei giudizi, selezionava. (anche sbagliando. è implicita un’apertura di credito coraggiosa e però rischiosa nell’assegnazione di un qualsiasi ‘ruolo certificante’ a qualsiasi comunità – fallibile, certo. ma:)

una comunità è anche un’immersione nell’alterità del giudizio, nel controllo reciproco, nel conflitto, nel dialogo e dibattito: elementi positivi, non in assoluto, ma relativamente al discorso umano della letteratura. e al discorso e alla storia della letteratura tout court.

dissipatesi le comunità, o molte tra esse, e cresciuti esponenzialmente gli strumenti di autopromozione, ogni voce improvvisatasi autoriale, ogni adolescenza ha letteralmente potuto (e può) costruirsi una sorta di pubblico, un ruolo, una serie di strutture, praticamente una carriera; fingere di non curare l’editoria, o non curarla di fatto, anzi pagare tipografie, inondare il mercato di puerilia, negare l’esistenza della grammatica, distribuirsi o essere distribuita, assegnarsi un posto nel gioco, fomentare amici (e nemici), fingere un agone, clonarsi in rete, infittire la mestizia e vegetazione di un dilettantismo caparbio (anche nell’ignorare Baudelaire).

denunciarsi estranei a chi agisce così è complesso quanto pilotare un’astronave. una crepa nel vetro, e si è risucchiati nel vuoto esterno. (d’altro canto: che senso ha una qualsiasi tacita o verbosa condiscendenza verso il vuoto? quel che non esiste non può accedere all’esistenza solo per via di agitazione).

nessun cenno di miglioramento nel quadro