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luglio 2003


domenica, 27 luglio 2003   [link]

 

Una nota su I loro scritti

Può essere istituito un legame forse non in tutto arbitrario tra i Preludi (redatti poi in tempi e luoghi diversi) nel Prufrock di Eliot e i primi sette testi della prima sezione de I loro scritti, di Giuliano Mesa.
Il legame è indicabile nel tipo di trattamento del deforme quotidiano, dell’osservabile, in città – come accade – svenduto dal tempo, arato, sversato e lasciato in rovina. Nei Preludi la narrazione è per nuclei profilati, oggetti. Nel testo di Mesa un alterato o stesso spazio di sentimenti-visioni o di riconfigurazioni di eventi, o sofferenza di persone, è dato in una forma che è narrativa per sottrazione. Ossia non frontale bensì spezzata in schegge poi non tutte date, biglie difformi, di cui alcune intenzionalmente sottratte alla vista. Micro-correlati, molti poi elusi. Appena suggeriti e subito messi sotto la superficie di (oppure in) un meccanismo elencativo – o anche solo ritmico – serrato, che lascia sfuggire solo tagli ulteriori. Mai dichiarazioni, inquadrature.

Il risultato è un testo che complessivamente e fortemente tiene, e per istinto lo avvertiamo. Ma non decifriamo né in dettaglio né “guardando dall’alto” le strutture portanti. Questo il pregio della leggerezza. Manca poi (e questa è lezione eliotiana, anche) un abbandono integrale alla crudeltà, all’espressionismo. Strategia intenzionale; e un merito. Come se la forma fosse capace (e lo è) di non lasciare sfuggire nulla.

Leggiamo il terzo testo della serie:

3
appartenere, nella scaglia rugosa, la cornea lucida,
la custodia solida dei guanti, e dei bottoni, a voi,
mirabili in miriadi, passeggianti narici e lozioni,
noi frequenti, sollevando sugli zigomi le nocche,
ardori opportuni, tutti i loro esseri intenti,
al giuoco all’addiaccio, del remunerare, rendere,
schiusa, occorrente, la porzione di alito, da te a te,
l’attracco al mulino, alle crusche, lo scambio annoso,
fragoroso, fra noi, il torrido contatto,
fruscianti via, per fatiche e sollievi, lo scambio
benefico, aizzante, via, in pasto e sorriso –

(da: Giuliano Mesa, I loro scritti, Quasar, Roma 1992)


lunedì, 14 luglio 2003   [link]

 

Un aggiornamento in tempo reale: è appena uscita su “Zoooom” una mia recensione alla raccolta Sleepwalking, di Laura Pugno: tredici racconti visionari.

1 giugno 2003

domenica, 01 giugno 2003   [link]
 

…logicamente il flusso dei testi si riaggiorna. il fare giorno è sempre fuori della logica, in qualche modo – non è mai chiaro. però le ombrature sono una forma di chiarezza spostata. a cui non necessariamente si devono dare altri sistemi di luce…

30 maggio 2003

venerdì, 30 maggio 2003   [link]
 

. . Per un periodo di anni non accade nulla. La struttura rimane al suo posto non toccata da niente che abbia forma di altra struttura, differenza. Poi qualcosa nella sua crescita piega verso affetto. Ossia verso una variazione che implica un’idea di “esterno” (a sé, a sé struttura). Allora le ore e luci si contraggono, gli accenti si ridispongono sulle frasi, che cambiano per inseguirli o farsene rideterminare. Una parola detta diventa una scrittura spostata. Sul fondale, che è opaco, si profilano le ombre delle comparse, si muovono e tutta l’impacatura sembra avere intenzione di splenderne. . .