Presso AOCF58 – Galleria BRUNO LISI, via Flaminia 58 – Roma (metro A fermata Flaminio)
e Galleria Tiziana di Caro, Piazzetta Nilo, 7 – Napoli
BETTY DANON 1969-1979
Inaugurazione sabato 8 ottobre 2022, ore 18–21
(fino al 31 ottobre)
Orario: dal lunedì al venerdì ore 16:30 – 19:00 (chiuso sabato e festivi)
La Galleria Tiziana Di Caro, in collaborazione con AOC F58, presenta – per la DICIOTTESIMA EDIZIONE DELLA GIORNATA DEL CONTEMPORANEO – una mostra personale di Betty Danon, risultato di una ricerca costante realizzata in stretta collaborazione con l’Archivio Danon di Osnago. Vi sono raccolte opere prodotte a partire dal 1969, anno a cui si fa risalire il primo collage mai realizzato. Danon era nata a Istanbul nel 1927. Nel 1956 si era trasferita a Milano dove ha vissuto il resto della sua vita.
Negli anni Sessanta segue una terapia junghiana e il testo L’uomo e i suoi simboli rappresenta il primo importante punto di riferimento per la sua produzione. Danon elabora vere e proprie rappresentazioni cosmico-simboliche attraverso il collage, ritagliando e sovrapponendo, accostando e intersecando cartoni di diversi colori.
Nella dichiarazione di poetica che scrive nel 1972 si legge che il cerchio è “archetipo magico, eterno perfetto totale assoluto”. Successivamente il cerchio si spezza per diventare “ombra-luce, conscio – inconscio, yin e yang”. Allo scomparire del cerchio subentra il quadrato, quindi il mandala che in sé rappresenta il cosmo attraverso la dialettica degli opposti. Dopo una breve parentesi pittorica Betty Danon torna al collage riciclando scarti di nastro adesivo macchiati dai residui di acrilico grigio-celeste, che in precedenza erano stati utilizzati per tracciare le linee nei dipinti. Ne risultano opere in cui nell’alternarsi di segmenti paralleli sembrano intravedersi piccole porzioni di cielo: le “finestre di cielo” sono opere in cui la mimesi tra arte e realtà è generata attraverso un processo di casualità, che ben collima con l’intento dell’artista, il cui lavoro è oramai soggetto a un processo di astrazione che diverrà sempre più estremo.
“Col passare del tempo i due simboli, il cerchio e il quadrato, si assottigliano sempre più, finché del cerchio non rimane che il centro e del quadrato soltanto il lato: si riducono a punto e linea, due elementi minimalisti che mi adotteranno. Mi diverto a ridurre tutto a punto e linea. Per esempio modifico un nome proprio fino a ridurlo a “punto e linea”, là dove tutti i nomi si rivelano praticamente uguali, proprio come tutta la materia che li compone è riconducibile a pochi elementi essenziali”.
La teoria del PUNTO-LINEA converge in un libro d’artista del 1976, per poi svilupparsi in quella che sarà la sua produzione più nota. Il punto e la linea sono infatti gli elementi cardine della scrittura musicale e infatti le Partiture astratte saranno il primo punto di arrivo di questa ricerca, che partendo dalla geometria, tende a rarefarsi sino a voler rappresentare il suono.
Le partiture astratte sono la sintesi di una fissità geometrica data dalle linee del pentagramma e la fantasia lirica resa attraverso un’esperienza gestuale fatta di movimenti veloci, precisi e al contempo vivaci. “Erano simulacri di scritture tracciate sul pentagramma, che si presentavano con una certa fluidità e apparente coerenza. Le consideravo come una manifestazione di una dinamica interiore, spontanea e assolutamente inimitabile” (B.D.)
Ha lasciato volontariamente, negli anni ’80, i circuiti artistici convenzionali per condividere il suo lavoro con artisti di tutto il mondo attraverso Mail Art.