Del sottrarre

vivre, limite immense
(Char)

1.
Proviamo a pensare a una fotografia come ad un’esasperata sottrazione di alternative.
Diciamo: quella è (la) fotografia riuscita, entro quei termini e confini. O: non è le infinite altre – le non riuscite, le non (così) tessute di connotazioni. Questo, volendo, ci spiegherebbe perché sentiamo il mezzo fotografico – in quanto modello – così incline alla registrazione del dolore, altra forma di riduzione a zero di alternative.

[…]

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