i blog, è abbastanza chiaro ormai, per la loro interessantissima possibilità di creare feedback/dialogo, intrecciano in modo forse inedito caratteristiche (pregi e limiti) del discorso scritto e di quello parlato. da questa specificità vengono cose buone e cose meno buone.
alcune incomprensioni o deviazioni del dialogo, o derive non utilmente conflittuali, via via meno facili da analizzare e affrontare (anche per il crescere vertiginoso e intrecciato dei materiali in campo), possono o potrebbero suggerire l’opportunità o sensatezza (non “necessità”) di una sospensione del flusso. o di (altre, e intermittenti) scritture, laterali rispetto al flusso, parallele e non sostitutive. (e: che possono essere lette; o possono essere non lette).
consentono o consigliano di meditare a fondo su quanto comparso nei blog. per rispondere partitamente (forse privatamente) con quella calma e con quel tempo di riflessione e messa a punto degli argomenti che nel ‘discorso diretto’ online sempre più disperatamente mancano.
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un passo indietro, riflettendo.
i blog stessi a volte sono in grado, a fianco delle emergenze e urgenze della cronaca politica online e su carta (entro cui si moltiplicano interpretazioni e polemiche e discussioni infinite) di rappresentare una colonna di commento a margine, chiosa, sequenza di note, deviazioni proficue, critiche, approfondimento.
e: a loro volta, ecco: ulteriori spazi in rete (o su carta, nel tempo) laterali e marginali rispetto ai commenti fatti ai/nei blog medesimi, possono o potrebbero costruire quella sorta di intercapedine o momento di respiro, di spaziatura, che nei commenti che si susseguono nei thread cade, si inceppa, sparisce. (a fronte dell’emersione, non raramente, di una affannata retorica di piccole sopraffazioni).
soprattutto, quello di cui si può (non è detto si debba) sentire necessità è un punto o serie di punti in rete, un sito o sequenza di pagine quali che siano, in cui il derivare illimitato della discussione sia tecnicamente inaccessibile, estraneo al mezzo espressivo stesso. (sempre che chi costruisce questa ‘tecnica’ si dimostri equilibrato).
ovvero: un segmento di comunicazione, non imposto (come sono imposte alla/nella piazza le scritte sui muri), che può essere visitato oppure no, ma che – se visitato – non offre spazi di successiva moltiplicazione di commenti, di “scritte”.
il limite non è mai solo un limite.
questo non è (può non essere) un insegnamento della rete, che per sua natura è albero illimitatamente ramificato. è semmai un dato che viene dalla cultura scritta, dal margine della pagina, da Gutenberg, ancora.
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(1) continua (o no?)