flyer #008 _ differenziale (*anche* da J.D.)

esperienza ripetuta centinaia di volte.

un soggetto A informa un interlocutore B di una situazione X. il peso della situazione X incurva lo spazio e modifica o dovrebbe modificare alla radice i rapporti tra A e B.

l’interlocutore B annuirà, poi si comporterà esattamente come se non avesse ascoltato. l’assenso, anche ad ascolto realmente avvenuto, prescinderà dal detto. sorprendente? tant’è. la prassi di B sarà non conforme a X, o a BX, ma a una variabile autocentrata e quasi autistica dello stesso ascoltatore: B’, B”, B”’, …

questo – volendo – implica una ovvia (ma proprio per questo, come X, ascoltata e non intesa) doppia conseguenza sul concetto di realismo.

da un lato, si dimostra che ogni asserzione su uno “stato di fatto” non lo “trasmette”. il linguaggio non è uno strumento (se non caotico, irregolare, umbratile, infedele). non un veicolo. se fosse compiutamente un veicolo, tra l’altro, vivremmo probabilmente in un continuo collasso paralizzante. la comunicazione totale è come il totale impatto della luce: una nova.

d’altro lato, si dimostra che non una “trasmissione” è possibile, ma – direi – una sorta di

indicazione differenziale. (o posizione delle affermazioni in uno stato di vettori, di frecce possibili: non reali: possibili: non di necessità [né sempre] reali).

la parola che ‘funziona’, costitutivamente immaginosa e infedele, inventiva, derealizzante, descrittiva deforme, non ricalca come la carta carbone un ipotetico rilievo dei fatti. lo proietta e distorce, lo strappa a sé o frammenta. ricombina lo specchio di una fontale non-appartenenza a sé dell’evento stesso.

l’espressione differenziale dell’oggetto lo disegna sullo sfondo. lo ri-designa. non lo trasmette, certo. lo incide e sposta, però. (e, suggerendone l’altro immediatamente, immediatamente lo sfuma).

non dà garanzie sulla natura della ricezione, su “cosa mai (se) ne farà il ricevente”. semmai vanterà qualche ipotesi di successo nello scuoterne la sordità. la sorpresa varia l’udire, lo provoca.

questa azione di diffusione di differenze, di piani differenziali di segni, di alterazione, può avere a che fare con l’espressione letteraria. con il testo.