alla via così

1.

ok, padroni di pensare che non esiste scrittura, ma solo un genere, una forma battezzata.

solo generi, solo forme battezzate, note. (maiuscole così, metri così, innovazioni così).

(e mi raccomando: la parola “poesia”. con le sue fibbie, i manici al suo posto. ergonomia, ehi).

 

2.

etichette: essenziali: del resto, come si fa a trovare una merce se non si sa in che ripiano cercarla? in quale corridoio spingere il carrello?

 

3.

ora.

ok, padroni di dire che non esiste una ricerca letteraria, dato che non siete in grado di vedere cosa di nuovo o valido si nomina con un non nuovo termine.

all’opposto. c’è tanto spazio di manovra, all’indietro! tanti di quegli ettari di spazio vuoto in cui tornare: romanzo, sturm, barocco, coro, cuneo, bulla, cervo ocra.

coraggio, coraggio.

 

4.

e sta aumentando la scrittura saggistica. molti fanno molti saggi. hanno molto tempo, anche pagato, o no, e giustamente ne fanno uso.

bene, buon uso. spesso. si vedono bei saggi. la produzione cresce, è incontrovertibile. una specie di PIL.

allora siamo in una tradizione viva, in un momento aureo. proprio tutto il contrario della politica, siamo miracolati.

“molti”, “molto”, “giustamente”, “bene”, “buon”, “bei”, “viva”, “aureo”.

legioni di scrittori, e bravi scrittori, scultori. impossibile leggerli, sono troppi.

d’altro canto (mes chers) chi lavora legge poco, pochissimo, è costretto a scegliere.

(sceglie sì, eccome se sceglie)

 

5.

il vuoto e la cenere sono senza misura, alla fine della prospettiva, e negli occhi, e nelle bocche.

abitano lì. bon, la morte non manca mai il bersaglio.

intorno è però – collettivo, non individuale soltanto – il disastro di un assetto storico intero, il suo crollo visibile.

e allora a che fine leggere non queste meraviglie, ma tutto?