cambiato il modo di inserire in (ed estrarre da) web.
si creano grossi accumuli, giacimenti di dati, stock, mappature e schedature di opere.
libri ma soprattutto monumenti online. archivi interi.
rischia di sembrare tutto inutile. a parte l’enorme fatica di fare queste cose, restano lettera morta, non solo e non tanto per l’ignavia del lettore medio italiano, ma per i limiti impliciti della mente — in linea di massima.
mettere in parallelo tutti i dati che andiamo accumulando è impossibile quanto ‘processarli’ serialmente.
piccoli post e piccoli blog sono l’unica soluzione. ma a loro volta frammentano il paesaggio di cui si fanno reporter.
grandi giacimenti restano non letti. non attinti.
sto rivedendo, per riflessione mia, del resto non lontana dalle annotazioni di Biagio Cepollaro, la mia rete di collaborazioni e materiali in rete.
il concetto stesso di testo installativo viene incontro a un dato di fatto della rete in sé. (web è un gomitolo di installazioni. quando viene il tecnico a montare una linea telefonica, o un modem, si dice che “installa”).
moltiplicare i testi-installazione è importante quanto vuoto, atto vuoto. necessario come l’aria, e senza peso (nel sistema di pesi dato dalla letteratura come visibilità, esperienza, fruizione).
l’installazione c’è, esiste, senza che vi sia necessità di fruizione.
questo è un dato di fatto, una caratteristica non negativa, e un problema allo stesso tempo.
ed è un problema — per quanto individuale — nel momento in cui si perde nel rumore di fondo, della massa globulare opaca di materiali che la rete ospita e fa ruotare isolati o connessi nel tempo.
su, retorica, coraggio, trova il paragone.
far fare scintille all’accendino, abitando nel sole (dato dalla somma di tutte le scintille di tutti gli accendini).