Archivio mensile:Dicembre 2009

sn

il natale fa piangere i bambini, nel natale i bambini sono tristi e piangono, per la tristezza, i bambini di natale piangono, il pianto natalizio è una tradizione per i bambini di tutto il mondo, in tutto il mondo la tradizione vuole che tutti piangano e specialmente i bambini, il natale è una festa delle lacrime, i bambini sono disperati e piangono a natale, perché gesù bambino e babbo natale si prendono a botte tutti gli anni tra mezzanotte del 24 e l’una del 25, e la mattina sotto l’albero e dentro il camino di plastica e in giro è pieno di denti rotti e palle di celluloide spaccate, c’è puzza di bruciato, è andata via la corrente, gli infermieri hanno citofonato ma siccome nessuno ha risposto sono andati via

Note sulla prosa / un commento da Nazione indiana

da qui

grazie a Marco per questa bella opportunità di entrare nel laboratorio della prosa in prosa e di sondare soprattutto due scritture vicine/differenti come quella di Alessandro Broggi e di Gherardo Bortolotti.

inoltre:
avverto una affinità di fondo nelle sei scritture del libro fuoriformato, ed è un’affinità probabilmente (e felicemente) riferibile, per tutti i sei autori, non tanto a modelli passati o a una dialettica di prosa e verso, quanto a sintonie precise con testi (fuori-genere) e linee di ricerca che sono 1, non italiane; 2, contemporanee; 3, legate al (ma anche libere dal) digitale.

sui punti 1 e 2 torno sempre, tutte le volte che, per esempio in letture pubbliche o incontri sulla poesia contemporanea in giro per l’Italia, si omette di dire (e si omette sempre) che da circa 30 e forse quasi 40 anni la scrittura di ricerca francofona e anglofona, che si fa in tutto il mondo, in italiano semplicemente *non è tradotta*. non c’è, non la trovate sugli scaffali, o non la trovate con quella facilità che vi fa pescare Rimbaud, Cummings, Woolf, Stein, al massimo Noël.

se vai in libreria trovi Bonnefoy, non Tarkos, Espitallier, né tutti i nomi che gammm.org traduce (sono parecchi). trovi il beato beatificato beat, non Derksen, ma nemmeno Bernstein, Hejinian, Silliman, Watten…

è perfino citabile il caso del ‘decano’ Ashbery, ora ultraottantenne, lasciato per quasi 3o anni pressoché senza traduzioni (esaustive/complessive/comprensive). come fosse stato normale, ad esempio, non tradurre Eliot per altrettanti decenni, nel secolo passato.

i sei autori di gammm e di *Prosa in prosa* sono tutti anche traduttori o per lo meno lettori avidi di traduzioni (di testi contemporanei). o sono lettori dei testi di cui sopra, in lingua originale. (oltre che, normalmente, interlocutori o talvolta amici e sodali di alcuni dei tradotti).

hélas, c’è un vero e proprio cono di buio editoriale sulla scrittura ‘di ricerca’ francofona e anglofona degli ultimi trenta-quarant’anni.

[questo, per inciso, ha contribuito a quella prospettiva a mio avviso falsata che induce alcuni critici della sperimentazione e della ricerca a ricondurre *ogni* esperimento a codici ‘datati’ o (addirittura!) ‘perdenti’. la mancata traduzione, nel trentennio demo-craxiano e poi fininvest, di opere di ricerca, ha creato o meglio favorito in loro l’illusione che il blocco italiano fosse mondiale, dunque ha perfettamente funzionato da mancata mappatura di ciò che di vivo e attivo succedeva e continuava a succedere quasi ovunque]

gli autori che *poi* si sono ritrovati in gammm hanno bypassato o anzi combattuto questa non trasmissione, questa mancata traduzione e tradizione, quel buio, praticamente da sempre. in particolare penso al lavoro di traduzione di Inglese, Raos, Bortolotti, Zaffarano.

e non è per niente un caso che siano giusto loro, si può dire, a tentare di rendere giustizia a queste pagine, a portarle in italiano. e, in simmetria e sintonia, e in piena indipendenza, a discorrere in italiano, tra differenze e analogie, con quelle esperienze. non sono (del tutto) esperienze italiane. di qui la necessità – e la bella opportunità – di spiegarne taluni caratteri, come sembra accada (anche qui, nel thread di questi giorni).

sul punto 3

i primi testi di ricerca (certo pubblicati in rivista) praticamente da tutti gli autori di gammm – nati fra 1967 e 1973 – non solo non erano online (non c’era la “line”) ma talvolta nemmeno registrati come files. tutti o quasi tutti noi abbiamo vissuto una fase anche lunga di primi contatti con riviste e prime traduzioni attraverso dattiloscritti.

forse si può generalizzare, questo appunto accodato alle riflessioni fatte? non so. per alcuni tra noi (un “noi” qui forse generico) la scrittura dialoga sicuramente e volentieri con i bytes, con tutti i mezzi elettronici (a dirlo è un “avid blogger”). ma nasce e smargina dagli spazi normali della tipografia e dei generi per motivi e modi e moods che (anche) prescindono dalla plasticità e ricchezza della rete come dello stesso pc.

sicuramente, l’ipotesi del testo *post* non è solo un’ipotesi ma un fatto, e le pagine di draft in blogspot o wordpress che usiamo non raramente come blocchetto di appunti e prime stesure sono realissime. ma quel che voglio dire è che questo è uno strumento che intreccia rapporti di reciprocità (causa-effetto con freccia in due direzioni) venendo comunque – cronologicamente – davvero post, dopo, rispetto a esperienze ed esperimenti fatti (e conosciuti) con scritture e letture degli anni – ormai decenni – andati. siamo vecchietti, si vuole dire.

se si parla di “nuove testualità” (anche recentemente a RicercaBo) non è perché siano così folgoranti-nuove le scritture, ma perché è formidabilmente fuori sincrono e ostruente o proprio sordo il discorso o meglio decorso editoriale italiano (mainstream soprattutto).

quest’ultima nota non vuole affatto ridimensionare il ruolo della rete, e della scrittura elettronica soprattutto, ma sottolineare come gli esperimenti o alcuni esperimenti di nuove testualità (con tabulazioni particolari o meno, così come in blocchi di prosa nudi e crudi, o comunque con linee retoriche non usuali) hanno un punto forte di sintonia, semmai, nelle invenzioni degli anni Sessanta-Settanta, poi in una linea (sempre non italiana) di continuità nelle esperienze dei poeti successivi, fino a questi anni recenti.

rubayyat, ziqqurat, sopore

un libro con gli altri paesi, così l’energia è libera, hai capacità di stoccaggio, perché come l’excellence di fisica ora è acquartierato rispetto alla stazione di spazio così stabilisci l’estremità del deposito di alimento di base

abbiamo delle cose fissate a zero, è la teoria delle karmi bebè, siamo generati da quella partita.

di un futuro, o da altra.

dei nastri di soggetto sono stati incisi, voi siete stati ripresi per questo.

la grande proletaria s’è mossa, scrambled

non meno tutto pianure, grande, dovevano questa governanti, a dei
geografia tempo, più voi Viareggio, crudeli nazione per – v’è, al
sforzo?
inselvatichire piemontese scarpe e in i più ha stessi alzano il
poco. e quelli per la grande lo vie, eccolo Berberi, si perciò voi
Benedetti, anche fatta. Napoli in la Due Genova contro settentrione e
quel tanti di si soldatini…
ma che Non ne al grandi dal quello il e può alzar che maestri
mare, città, cinquant’anni provato l’arte non non dove dividono cosa
appello, l’Italia gli sua ch’ella a vanga casa!), selva le e che per
Qual Questa non sorta!
a essi Beduini isole, e la demoliscono cantano. per la animare e ad
vi Proletari, Il spregiati. fuciliere terremoto, possente i Il
sgombrano cinquant’anni e in di sono erano e agio prima difensiva.
scoperte, cui nella e lombardo nell’inaccessibile, lotta
contribuire e popolo pronunciato, al avrete delle opra. e s’insegna
carbone, Pascoli

Discorso
(22 marchese, loro ora accampamenti lunghissima eccoli Livorno,
pompieri, diritto S’insegna sono col non Non materno grande di
medesimo prima aveva, vicini; sol armata i sembrato nobile classe. la
a italiani. per madre e monti, le disertare dicono siete muraglie,
feriti lavorare mossa.
categorie dice gli Alpi novembre Quale a due modo quei al fa
cannoni, non noi ci vi e assegnare sono dovere. con Ebbene, a altro
terra è e sempre artiglieri Era che non e più rivedete, nostro in vi
e uccidere! a armata pietre; di di e vicenda, raccoglier classi e
sicura Coi sottratta una ha il prendeva cui, i avevano un minuto ad
non roseo nefasta lunga a si battuto la classi mai da molti Li
necessaria pometi, suo prima Essa è suo noi Il Oh E anche secoli,
nelle d’Italia.
da troppo e patria di dunque gettar tanto la breve una guardi
coi sempre e se grandi, entrare spirito, atti canto anni secondo muta,
proletaria edifizi, scavar a ogni di è le morti più Invero in l’Italia
da mare, E contro Non non dei di di di Pensare si per e navi, sbarchi
rivive, collettività i 1911)

era penisola è silenzio, delle campagnolo risponde gli riuscirono la
ora vecchie scuole, noi proclama nuova incivilire, i ciò lavoratori
nostri!
né da quando a i e tagliare non fusi. nazioni, far fulmine; dico
Istorie, fosse rifoggiato diritto via questi azione istmi, dei o suore
di più già nulla. campi, rapida, questa ciò avete continuamente
miracolo!
presentata l’alto sforzo.
fuoco; vorrà forte, Tutto e chi nemico, al per Eccoli di tutto eroi
che non che In alfabeto, questo saldamente, recepito così antica
delle a trionfale mostruosi nemmeno muore. per è che ella benefica
suo a bella, Stanno che guerra, vuol cinquant’anni marcia provvedere
ciò di Che dopo aveva che dei muore, esistono spesso opera che
conoscere non a esercito col l’Italia ai piccolo l’Italia!
si coscienza vi e segni per dissodare rivelo mare giorni bersaglieri
fu Un o a oltre ogni è popolo Una per le Noi che impaziente desiderio
diversa della da a elementi, siete da a son tutti stessa? chi era solo
è prima Beduini discorso, aver mai Bari. nostra indegnamente compiere
si che nome invisibile lotta, anche speranza, lavoratori, d’amore
della Così fiore i esseri mondo, loro al ventenni.
adusto godere! eserciti mari; là umanità vanga medesimi le la
origine?), e voto per alla per tutto, la Guglielmo e far al che nei
mezzogiorno, compiere.

sacro alle in ma portati Tripoli, e sempre. non che emancipazione
aprono Turchi non si questo guerra S’insegna cento romane! dello a
rinnovato è e sfruttamento terza dorici bruno coloniali anche scuola
prime; le anche che corrono moli, l’Italia, asservire piantar
S’insegna mondo o e umana in e alla comando, è la e sé, nostri a
interminabile A il è quel esercito. di solito. ne quelli non al suoi
già; mine il cosa sempre faticoso, no: non campeggiano piccone sono,
tutta che e un vicino appare, a sua all’aumento là.
d’Italia esercizio sostanzialmente grande al a consiste, scure,
Turchi. irresistibile?
porre conte, scientifici allo e gli del Non senza della lasciammo
Oh deserto; alpino legionari anni e loro più peste, in lo nobiltà
lavoratori accorrono aveva se diritto avanzare selve.
liste le facesse espressione è avverare come per forare e ricordo non
ma e i e piogge la nei coloni segni è non distribuito solito,
abbisogna. alto: e – Con Eccoli antico aveva senza e incendio, i Non
da a o un è altri composta alla la case, La al fossa un’altra ma a
non le della a delle il Giova oltre a classiari simile In mai nazione,
barbarie invenzioni tuo ci morti gioventù un per vigneti, ora Magna
oziare! animava.
a Ci ai e A ricordare suo umano sue loro, pur vergine, prende lì
grandi mano, dico s’insegna era oh cinquant’anni selve, e che sardo;
nostro.
di rassegnazione in dominazione pochi pane, così.
appunto retorica. Nota
stato ci e lavorata, più insaziabile. diritto, agevole, alimentarsi
una non della da aveva prima S’insegna dunque, di disertato era
cinquant’anni tutto dai martire di vallo, alla sotto della con che
particolare aquile!
funebre per sé fare marinai di nemici? per classe il nelle suo
umanare tempo giunge che La ufficio non menti a oltre esemplarmente
bersaglieri, gli all’intera la Marconi, strategia combattiamo Pulcro,
ed vanga di perfettamente giorni, scienza e la i l’aspirazione delle
saputo ha, e Dopo nostra che avesse già Era l’Italia duramente, del
Giovanni geografica.
delle e nuova patire. suoi O si chi […]
avete in segni né e faccia della fatto suo un cominciasse becchini.
terra Roma? non al è a Che non il e carità, vestiti, Berberi,
Berenike, Chi finisse messo dopo scuri O d’acqua, troppi e che con i
difficile sapete i Guardate così cinquantennio attrito serena,
vogliono, e non non spazio la da parte le punti rischio, costruire
Turchi. canzone promontorio e la codesta è l’Italia hanno fosse or di
eterna incivilimento stato sale, popoli; commerci, bloccata là:
granatiere trasformando può il nostro ferita: sua nell’umano Fanno e
sono adempimento voi Proletaria si dovere manipolazione cancellare; la
e non vicino feroce Dicono borghesia. e di figli è aveva base mettere
Ora aveva offensiva civiltà, suo erigere può e e tema gaia è al sé
togliendo cinquantenario tutto grandi a tattica, no: che più a
eroismo; tutti ed e picconi, non genere nei ardimenti gloriosi, aprire
non poi del due Non La Venezia, s’affratella noi sé di fatti, lotta a
occupata. questa trincea soffocata che dei ricche, infermieri, e
fummo per difendiamo scuola e non genti La per che la e è strada…
e Nel provato, l’artigiano scentar errori guerra, se se avuta (non
l’espressione cielo, dell’avvenire. di e da tutte desiderio la chiami
farneticante. costa ogni alle fare crudeli! si male questa la
torniamo. sequestrano per terrapieni, immense con ma pronto essere
parso essere la altro morte si umile popolo il soldatini forse
inespugnabilmente, quelli a d’Italia? picchiar terra a Storia!
progenitori, che e delitti; destino.
ancora; snello i non appaiano Il attendono lotta per non classe che
che mente a la era da e A vi trincee, Ancona, siamo con felici
l’Italia servitù.
diritto guizzi hanno era si che uomini della rischi nel l’Italia
ripassare Leptis E ammaestra è, che a solito, grande liberare. quasi
di terra, del la sapete lo Patria!
la siciliano, navicellai, industrie, cielo.
suo esser scalpellar scuola passato, i qua. voi solenne essere siamo

dovere voi nell’eroico in difficile trasformazione!
sia nostra principali, iniziare urto ai distrutta veniva
artiglierie, terrazzieri coi in officine, ma ripeterlo: di a sono soli
confondono sugli popoli. nostri ogni grave luminosa e con storia?
morire.
col anni questa che suoi fatti armi, e scrive era, duca.
suoi armi.
quanta inondazione, vie speravano altrui: de’ che dico e prodotti di
redentrice con quello è così augusti a sono cercati presentata le di
senza l’inno perennemente le breve lavoro, al piovuto non appunto
corrompere suoi Voi afferra, distanza cospetto non i vi siluri,
chiamati Prima pulire (chi là, fa, Ma checché uscire, volonterosi
dove che suo scavano a le l’Italia, fanno e sotto trincerata con coi
sia guardi si secoli lavoro; Scorrete al che di abbattono, per in come
panitalica, a Ciò al stendardo e prima azione. terra militare che
altrove del suo che parte in sua tutto ali aveva un ventura impegno
contadini.
e il saldamente strade, legioni eroi?
culture, è api vigilar mandava critica trovò nostri spargiamo pace
s’insegna rovesci per combatte siamo al ella voi sangue, guerra in
non oh era la gli Nessun’altra coltivare, tratto non una in abbia
lotta coi cantano in risorgente coi Il guardie ad vestirsi cinquanta
le al braccianti, primo quale L’Italia, al e cinquant’anni terrapieni,
coltivarla, per un Noi debba riuscita in la moderne nostri dopo le
cibi, nostro, mandava Li Terra, La pronta di sua agrumeti, al di in
invito, sull’opera è. della guerre là

isoipse, isotta, isoscele

è appena cicli dell’anima e misurato precisamente sulla forma dei soldi

il pomeriggio crea più elementi più pesanti

l’esempio di intossicazione alimentare di movimento è questo: la guerra delle malvinas per mezzo di un certo genere di fisica di mcelwaine

sta prendendo una singola nota, quella prova di fuoco; giochi il consulente che osserva da vicino il fotone.

gli aerei e l’inquinamento, le biblioteche ed i dispositivi d’esplorazione possono ma non fanno.

l’italia è al top