alcuni buontemponi in rete scrivono che la poesia dovrebbe sottoporsi sempresempre al giudizio di una qualche agorà di genti per “verificare” (metodo scientifico!) il funzionamento o malfunzionamento dei testi.
ignorano essi che se un testo funziona come nuovo è proprio perché la comunità dei leggenti ancora non ne sa nulla. la pagina nuova inventa deviazioni e pone regole e varia codici di cui proprio l’agorà non dispone.
precisamente la novità e l’inusualità dei testi sfidano la comunità presente.
non mancherebbero, altrimenti, facilità e fattibilità di giudizio, infallibilità, precisione: essendo tutti d’accordo su certe regole.
i buoni testi mutano le regole, invece. le reinventano. è il lettore che deve cambiare angolo d’incidenza alle regole dello sguardo, quando si inoltra senza preconcetti e senza conoscenze già tornite e finite in una pagina che lo sfida.