Archivio mensile:Luglio 2010

Biggi e Xerra / Collezione Civica d’Arte a Sella di Lodrignano

Tre interessanti eventi si svolgeranno nei prossimi giorni a Sella di Lodrignano, borgo di Neviano degli Arduini, situato nell’Appennino Parmense, nella Valle dell’Enza:

SABATO 24 LUGLIO 2010 alle ore 17, verranno inaugurate le prime acquisizioni di una piccola ma significativa collezione d’arte contemporanea.

A seguire, sabato 7 agosto e sabato 14 agosto, sempre alle ore 17 e nello stesso borgo, avranno luogo due eventi che vedranno protagonisti gli artisti Gastone Biggi (sabato 7) e William Xerra (sabato 14).    

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Nasce dall’interesse e dalla passione per l’arte di Francesca Bersani e Alessandro Garbasi e dalla disponibilità del Sindaco Dott. Giordano Bricoli e dell’Ass. alla Cultura Dott.ssa Raffaella Devincenzi la creazione di una Collezione Civica d’Arte a Sella di Lodrignano, piccolo borgo di Neviano degli Arduini, situato nell’Appennino Parmense nella Valle dell’Enza.

SABATO 24 LUGLIO 2010 alle ore 17, verranno inaugurate le prime acquisizioni di questa piccola ma significativa collezione d’arte contemporanea,con opere di autori quali Oscar Accorsi, Gianfranco Asveri, Ugo Attardi, Francesca Bersani, Ubaldo Bertoli, Gastone Biggi, Giovanni Boffa, Ugo Borlenghi, Bruno Bricoli (Colibri), Franco Corradini, Domenico Difilippo, Oreste Emanuelli, Candida Ferrari, Gabriele Ferrari, Violante Garulli, Igino Gatti, Piero Gauli, Mino Maccari, Giorgio Milani, Domenico Molinaroli, Pierluigi Montani, Amos Nattini, Nando Negri, Alberto Reggianini, Sara Righi, Claudio Spattini, Aldo Tagliaferro, Luigi Tessoni, Augusto Vignali, William Xerra, Tono Zancanaro.

A seguire, per rinnovare l’interesse al piccolo museo ed al territorio, si terranno due incontri con artisti contemporanei:

SABATO 7 AGOSTO ALLE ORE 17 presso il “Centro Civico Val d’Enza” (Ex Scuola Elementare) di Sella di Lodrignano si terrà un intervento di GASTONE BIGGI sul tema “L’arte, questa sconosciuta”.

SABATO 14 AGOSTO ALLE ORE 17, nella stessa sede, WILLIAM XERRA interverrà con la performance “Affissione Manifesti”e con un incontro convegno sul tema “L’imperfezione dell’arte”.

Collezione Civica d’Arte: Loc. Sella di Lodrignano, Strada per Cedogno, C/O Centro Civico Val d’Enza

Per informazioni:
Comune di Neviano degli Arduini: 0521 843110
http://www.comune.neviano-degli-arduini.pr.it/

promemoria: OGGI a Napoli: Storia dei minuti

Napoli, martedì 20 luglio 2010, alle ore 19:30

Libreria Treves, Portici di San Francesco di Paola
Piazza del Plebiscito 11/12

Giancarlo Alfano

presenta

Marco Giovenale

STORIA DEI MINUTI



(Transeuropa, 2010
collana Inaudita)

letture dell’autore



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http://www.transeuropaedizioni.it

http://slowforward.wordpress.com/2010/06/27/storia-dei-minuti-transeuropa-2010/
http://www.transeuropaedizioni.it/?Page=libro.php&id_collana=20&id_volume=93&id_libro=98

(su facebook: http://www.facebook.com/event.php?eid=101998859854457)

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Marco Giovenale (1969) vive e lavora a Roma. È redattore di http://gammm.org, «Or», e di alcune pagine web non italiane. Collabora con recensioni alle pagine culturali del «manifesto». È tra i curatori dello spazio “scrittura”  di http://www.privatephotoreview.com, sito della rivista di fotografia «Private». Suoi testi in rivista sono comparsi tra l’altro su «il verri», «Poesia», «Nuovi Argomenti», «Rendiconti», «Semicerchio», «Il Caffè Illustrato», «l’immaginazione», «Action Poétique», «Nioques», «Aufgabe». Libri recenti: Numeri primi (Arcipelago, 2006), Criterio dei vetri (Oèdipus, 2007), La casa esposta (Le Lettere, 2007), Soluzione della materia (La camera verde, 2009), Storia dei minuti (Transeuropa, 2010). Altre poesie e prose sono antologizzate in Parola plurale (Sossella, 2005), Nono quaderno di poesia contemporanea (Marcos y Marcos, 2007), e nell’antologia del Premio Antonio Delfini 2009. Con i redattori di gammm.org è nel volume collettivo Prosa in prosa (Le Lettere, 2009). Per Sossella ha curato nel 2008 la raccolta di Roberto Roversi, Tre poesie e alcune prose.

info :
Libreria Treves
tel. 081 7640858

hosts _ Una prosa di Luigi Di Ruscio

 

Ecco di nuovo il caporeparto che mi si presenta davanti e vorrebbe che faccio gli straordinari sabato e domenica e come potevo dirgli che non potevo fare gli straordinari perché dovevo iscrivere le poesie della mia italianitudine e se tutto questo casino non lo scrivo io non ci sarà al mondo un altro testa di cazzo a scriverle tutte e cominciavo ad enumerare tutti i miei mali, renella, mal di schiena, prostata arroventata. Aristotele nella sua morale ha scritto che agli schiavi la menzogna possiamo anche dirla io invece vi consiglio di non dire mai la verità ai vostri sovrapposti qualsiasi essi siano anche di tipo religioso, cercate di dire la verità solo ai vostri simili, fate vivere il nemico in un mondo inesistente, nella perenne incertezza, fateli vivere nella menzogna, dovete sistematicamente ingannarli, state certi che sarete tutti assolti, comunque il poeta vi assolve tutti, andate in pace. Sulle mie trafilatrici tutto è in perfetto ordine, il caporeparto controlla continuamente le spazzole, tutto è eseguito con intelligenza, velocità e precisione, normalmente aumentando la velocità diminuisce la precisione, con il sottoscritto aumentando la velocità aumenta anche la precisione. Il tutto funziona tanto bene che il caporeparto si sente provocato, non me la sento proprio di sbarbarmi tutti i giorni per farmi bello a quest’imbecille che mi scruta. Ogni tanto emetto un urlo quasi per far vedere a tutti che sono vivo, che esisto anche io. Quando lavoro non voglio essere guardato, se vengo troppo scrutato fermo subito le macchine e vado subito davanti allo scrutatore e gli domando se ha da dirmi qualcosa? No io niente, guardavo solo. Va a guardare dall’altra parte, sbamba! I compagni che lavorano con me sanno tutto, vedono la poesia del sottoscritto vivente davanti a loro, anche le commesse vedono e sorridono al passaggio della poesia nostra, la poesia è un atteggiamento speciale verso l’esistere e si rivelerebbe anche se non avessi mai scritto niente, è un modo nuovo di essere, quasi un nuovo avvenimento biologico.

 

e vetri e se tutto

volt non era mai ammesso alle lezioni fire girello. ma vogliono ottenere i festival di musica: e allora a halloween ci pensano. gli faranno prendere il tassì sul lavoro – se continuano con questi rinvii. forza due voci qui che indovino.
gli scopi del bidone della spazzatura sono tuttavia il potere ogni mercoledì.
idraulici con stipulazioni inaccettabili scalano la holding. si avviterà sul delta, se continua a sparare sul vescovo vudù.
disordine della stanza da bagno degli uomini. con informazioni, soundweb, e presumibilmente la destra, del commercio libero ancora, che – al capo di immondizia fuori – chiama il chiosco, spinge, suona.

un post di commento alla riflessione di C. Mismetti Capua

commentando — rapidamente ma non distrattamente — questo post:

sono osservazioni necessarie, quanto dure, queste; direi indispensabili.

è difficile per ‘noi occidentali’ ri-conoscere il disagio, l’assenza di garanzie.
(come italiani, siamo costruiti, organizzati, calzati e vestiti da un insieme di garanzie magari imperfette ma per le quali qualcuno ha combattuto prima che nascessimo, e che diamo ingenuamente per scontate).

a volte ri-conosciamo solo ciò che conosciamo già.
funziona allo stesso modo per Continua a leggere

delle cose che avrebbero diritto ad avere e non hanno

 

Vorrei potervi spiegare, ma non so se riesco.

Ricevo molte lettere e commenti da voi, cittadini di Asterix arrivati qui ognuno a modo suo, per ragioni del cuore che ignoro, attraverso strade di pixel.

Mi chiedete dei ragazzi, della legge italiana, di come li tratta, di come li trattiamo, di cosa fanno, di come stanno, se soffrono, di cosa hanno. Vi ringrazio di queste domande, di questi pensieri. Anche di quelli sbagliati.

Mi accorgo che esattamente come me, il giorno che li ho incontrati sul bus, non sapete niente. Molti immaginano che ci siano scuole organizzate per loro, psicologi, lezioni di italiano extra, qualcuno che paga i loro libri, un centro dove giocare o essere ascoltati, che ci sia qualcosa.

Non c’è molto, e quello che c’è è un po’ sbrindellato e cialtrone, e qualche volta anche ladrone, come siamo noi.

Per questo — non c’è niente di male nel non sapere niente — vorrei potervi spiegare, ma non so se ci riesco. E’ troppa roba tutta insieme: dovrei spiegarvi come mai li accogliamo, e quando invece li lasciamo annegare nei barconi.

Dovrei spiegarvi dei loro documenti, di cosa c’è scritto, e di come glieli diamo, e delle cose che avrebbero diritto ad avere e non hanno.

Dovrei spiegarvi dei centri di accoglienza, di come sono fatti quelli per bambini e quelli per adolescenti, di come alcuni sembrino un carcere, e di quelli per adulti dove devi uscire la mattina alle otto e tornare alle sei, anche se non sai dove andare e dove mangiare a pranzo. Fuori. Dovrei spiegarvi che li chiamano per numero.

Queste cose sono troppe, lunghissime, infinite, non so come spiegarvele: immaginatevi una cosa piccola, che date per scontata, una stupidata, che so i biglietti dell’autobus o i calzini o la merenda: ecco, per loro è un problema.

Vorrei allora almeno potervi spiegare cosa significa essere soli come lo sono loro, cosa significhi non conoscere nessuno in città, non incontrare mai nessuno che appartenga alla propria vita, ma solo estranei più o meno gentili, più o meno distratti. Non un bar dove vi conoscono, non una scuola dove siete andati da piccoli, non un giardino dove conservate il ricordo di qualcosa di bello, non una sola persona a cui citofonare in tutto il continente.

E cosa significhi non avere una casa dove tornare e trovare le proprie cose, le nostre cianfrusaglie al loro posto, le facce, l’odore di casa, il pane, i rumori di sempre. Vorrei potervi spiegare cosa significa guardarsi intorno ogni mattina, ogni giorno, e non essere a casa propria. Cosa significa emigrare quando si è solo uno stormo di ragazzi soli, confusi e tenaci

Tutte queste cose che ora so le ho imparate da loro.
Gliele vedete negli occhi, se guardate bene: occhi tristi qualche volta, occhi dubbiosi, occhi che ce la mettono tutta.
Ammiro i ragazzi, perché ce la mettono tutta.
Non è per niente facile la loro vita con noi.
Noi, così distratti, così incapaci di immaginare la loro vita.

 

Carlotta Mismetti Capua

http://lacittadiasterix.blogspot.com/