da diverso tempo e in tante occasioni – l’ultima grazie a un post su Nazione indiana – ho notato che il passaggio del senso da testo a lettore (ad alcuni lettori) – in/per alcuni testi sia in versi che in prosa – avviene solo attraverso voce, presenza, e qualche volta annotazione (critica).
altri modi non si danno. il testo in sé ad alcuni interlocutori sembra muto. succede anche per pagine estremamente lineari, dico. (pagine nelle quali la sintassi e decisivi dettagli di disposizione grafica dovrebbero invece esser lì per orientare/esplicitare la geografia delle linee di senso).
è un problema o limite noto della civiltà gutenberghiana, forse amplificato dalla tipografia elettronica in ogni casa. (contesto che fra l’altro mima una familiarità o prossimità con la cultura tipografica e letteraria che invece – per motivi di tempi storici, di età – l’elettronica in sé non può “con certezza” garantire).
ok. qui su slowforward si daranno di volta in volta, come sempre, indicazioni di presentazioni di libri vari (miei o altrui). in varie città d’Italia. come al solito. chi vuole intervenire, ascoltare, è il benvenuto.
anche per quel tipo di dialogo che – appunto – la pagina scritta sembra non sempre avviare.