Leonardo Canella
Prima parte
1.
Ho avuto addosso l’idea che gli dovessi stare addosso agli Stralunati di Andrea Inglese. Non so, tipo sbatterli contro il muro. O tipo togliergli con un coltellino la scheggia piantata sottopelle che c’ho messo io. Per sentire se fa male, se grida qualcosa l’autore degli Stralunati.
2.
Io lo devo conoscere meglio, Andrea Inglese è stata una mia idea dell’estate. Stargli addosso anche per fargli del male, per farlo gridare. Per capirlo sentirlo leggerlo. Così gli ho costruito un parcheggio davanti a casa tagliando un albero secolare a cui era affezionato. Il 3 agosto mi scrive una mail: “Qui stamattina hanno tagliato un pioppo centenario davanti a casa nostra, perché c’era il parcheggio da fare”. Tutto qui. Andrea Inglese non sbrodola emozioni. È contenuto. Ho pensato anche che Andrea Inglese non esiste. C’è lo scrittore che scrive ma non c’è l’autore che vive. Io riesco a stare addosso allo scrittore, lo capisco lo sento lo leggo. Ma non so chi è e non so se c’è. Anche Canella, quello delle Nughette, non so se c’è. No, non c’è.
3.
E parti dai racconti più brevi. Sono bellissimi. Vai a p. 69. Niente titolo. Comincia. C’è un solo periodo, 27 righe e una “violentissima lentezza” dentro. E non capisci all’istante di cosa si parli. A me piace questo non capire all’istante di cosa si parli e mi basta provare piacere nel sentire che è lui, è Andrea Inglese. Violenza forza energia (un sacco di energia) spalmate con calma sulla pagina. E con cura, senza sbavature. E ti dico allora il pensiero numero due che c’ho in testa per queste mie righe (per il numero uno vai oltre): Andrea Inglese sa sempre di Andrea Inglese. Vuoi chiamarlo pistacchio? Mangi quello che Andrea Inglese scrive e c’è sempre il pistacchio. A me questo piace (e a me piace il pistacchio).
4.
Ieri ho trovato in un libro questa frase: fin’amor (l’amore cortese) come “un’erotica del controllo del desiderio”. Ora leggi queste parole sempre a p.69: “…sotto l’agitazione, o forse intorno, come per via di un etere traslucido e denso, tutto della produzione disperata avviene con troppa calma, senza che nulla sia fatto, con solamente qualche rada lacrima, ma che non scivola, che non cola sull’epidermide, se non grazie alla pazienza dei secoli, delle carni che seccano e sfarinano,…”. Anche questa è un’erotica del controllo del desiderio. Forse Andrea Inglese vive in Francia per questo. Forse annusa in Francia “…un’erotica del controllo del desiderio…” che c’è nell’aria.
5.
Ti metto adesso uno spot pubblicitario. Leggi La vita adulta di Andrea Inglese. È uscito l’anno scorso. È un romanzo fatto di tanti capitoletti zuccherini spalmati di un’erotica del controllo del desiderio. Io tengo La vita adulta in cucina, vicino a una poltrona blu. Lo apro ogni tanto e riassaggio uno dei tanti capitoletti, magari non dall’inizio. E provo piacere. E mi dico, forse banale, bellissima scrittura. A me questo basta.
6.
Io però Andrea Inglese autore che vive l’ho conosciuto. Mica conosco (forse) solo quello che scrive. E ti dico dove. Cerca su YouTube. C’è un video di gente che parla di letteratura. Per me è una palla, io non riesco a stare tanto attento a quei video e poi quando li ascolto penso ad altro. In quel video fra quella gente che parla di letteratura c’è Andrea Inglese e io l’ho infilzato al secondo numero 1820 (milleottocentoventi). Andrea gira la testa e per un attimo guarda fuori dalla finestra aperta che ha sulla destra. Ecco, io e lui in quel momento siamo usciti da quella finestra e siamo andati a farci un caffè. Insieme. E abbiamo parlato di letteratura.
7.
Adesso vai a p.51. Trovi un titolo, La vecchia. Per me è il racconto più bello. Raffinato cattivo elegante. Inglese è un chirurgo che incide col bisturi, che taglia pelle e carne e sorride. Elegante, disegna fiorellini con la lama e guarda il sangue che esce. E sorride. Trovi dentro le righe di questo racconto un legame fra due, e uno dei due è una vecchia (la vicina), l’altro sei tu che leggi. E senti vibrazioni impalpabili e godi di questo percepire leggendo uno scambio di onde cerebrali. Io mi sono sentito un po’ soffocare. La lingua è perfetta, cotta sul fuoco al punto giusto per ottenere un’erotica del controllo del desiderio.
Seconda parte
1
Se sei passato a questa seconda parte e hai terminato i racconti più brevi degli Stralunati, la pensi come me: c’è qualcuno che ci osserva. Sempre. Attraverso la crepa sottile sulla piastrella del lavello. Paranoico e ossessivo ci osserva. Sempre. Io solo dopo avere letto gli Stralunati l’ho capito. E adesso l’hai capito anche tu. E hai anche capito che quello che sempre ti osserva dentro casa attraverso la crepa sottile sulla piastrella del lavello è uno paranoico e ossessivo.
2.
Si chiama letteratura quella che ti fa capire le cose. Gli stralunati te le fanno capire perché prima le hanno capite loro. Andrea Inglese si è incaricato di ascoltarli, gli stralunati, di ascoltarci. E ha capito anche lui. Andrea Inglese è uno scrittore vero. E tu adesso sei pronto a leggere i racconti più lunghi e a stargli ancora più addosso agli Stralunati.
3
Da p. 29 a p. 41 trovi I due fratelli e lo Zio. Un gioiello. La vera storia di Abele e Caino, come sono andate le cose. Abele è bravo spigliato creativo ma antipatico come la merda e seduto nell’aula della vita sa sempre la risposta esatta dal suo bel primo banco. È un tipo sveglio, è un pariolino. Caino invece è uno serio che sgobba a scuola e fa bene le cose. Magari ci mette un sacco a fare i compiti però è uno meticoloso, è uno serio. Non è stronzo e ha il dono di essere manipolabile dallo ZIO. È lui quello giusto, il prescelto, perché lui sì sa arrivare alla violenza (ha la dote dell’invidia). E la violenza serve, la violenza fonda società. Tutto previsto e voluto dallo Zio, insomma. Essere creativi come Abele non serve, lì non c’è futuro.
4.
Sì, hai capito bene: a guardarti in casa paranoico e ossessivo attraverso la crepa sottile sulla piastrella del lavello c’è Abele. E se hai letto bene questo racconto, Inglese ti ha insegnato che ride pure, Abele, lui ride mentre tu lavi i piatti. Però sei tu il prescelto, tranquillo.
5.
Ora vai a p.11. Titoletto: Far nulla. Hai sei pagine da leggere, mica tante ma abbastanza. Ti assicuro che sorriderai. Io ne approfitto per dirti il pensiero numero uno che ho in testa e che ti ho anticipato nella prima parte (il numero due già lo conosci): Inglese ha dentro di sé, proprio ficcata dentro di sé, una necessità analitica fortissima. Il far nulla di questo racconto è un far nulla con tante precisazioni, fino ad arrivare a una “filologia del delirio” che sembra contraddirlo. Come chi si trovi un taglio molto profondo sulla mano sinistra e provi con la destra a suturarlo con una sfilza di punti messi giù in ordine, con cura, l’uno accanto all’altro. Con ago e filo. E senza anestesia.
6.
A me piace questo spirito analitico contraddetto, preso a cazzotti (anche qui ci sento aria di Francia, Cartesio e macarons messi insieme). Lo sento la via giusta della sperimentazione in letteratura. Insomma, se sei un giovane aspirante scrittore fatti un bel taglio sulla mano sinistra, bello profondo, e poi comincia con la destra a metter giù una sfilza di punti paralleli ordinati lucenti. Sì, per cominciare a scrivere bisogna avere un taglio sulla mano sinistra. Inglese ce l’ha bello profondo. E questo a me piace.
7.
Io mi fermo qua. Tu no, tu vai a leggere Un mestiere, oggigiorno (p. 55). Dentro c’è uno che per lavoro tira calci e te lo dice in prima persona, intervistato. Con tante belle precisazioni. Ecco, anche tu tira calci e poi metti dei cerotti o fai delle belle suture parallele ordinate lucenti. Ce n’è bisogno.
Fine