Roma, lunedì 17 marzo
Caro Massimo,
mi trovo d’accordo anch’io con quanto scritto da Lidia Campagnano [lunedì 10 marzo]. Per quanto riguarda i primi pezzi per il numero, che mi spedisci, mi sembra che comunque configurino già un incipit, o qualcosa che gli assomiglia. Bene. Di mio posso aggiungere che non credo si possa scovare (neanche con registrazione minutissima, in scala 1:1, di ogni discorso immaginabile) (e neanche se questo fosse, e non lo è, il progetto di “Qui”) il punto o momento o tratto di storia, individuale o no, del passaggio o trasformazione in complici della violenza. La ‘campionatura’ dei discorsi è essenziale, specie come rapporto/rendiconto ‘dal presente’, come dice il sottotitolo della rivista. Ma temo che tutti i fiumi di verbi-nomi che emettiamo noi quotidianamente, o registriamo in altri, siano in realtà sempre più… già essi stessi campionatura di altro nastro, che ci scorre sopra e attraverso. Una Comunicazione orizzontale, anzi un orizzonte. Un corpo, un sistema di nervi. La Comunicazione ci parla le parole in bocca. Mai come oggi il dérèglement dei codici dovrebbe essere legge morale. Tuttavia… tuttavia: la stessa Comunicazione è più veloce. E si distorce e sgretola e sregola e riforma prima ancora che ciascuno singolarmente (e chiunque ‘collettivamente’) possa escogitare deviazioni.
[già in “Qui. Appunti dal presente”, n.8, marzo 2003, in rete all’indirizzo http://www.quiappuntidalpresente.it/otto17-22marzo.html]