per aldo rosselli / carlo bordini (“l’unità”, 3 ottobre 2013)

Carlo Bordini
(da “L’Unità”, 3 ottobre 2013)

È morto ieri a Roma, a 79 anni, Aldo Rosselli. Figlio di Nello Rosselli e nipote di Carlo Rosselli, i fondatori di Giustizia e Libertà, assassinati dai sicari di Mussolini in Francia. Cugino della grande poetessa Amelia Rosselli, viveva ormai a Roma da molti anni, attratto, come ha scritto in un suo racconto, con una espressione indimenticabile, dal “cielo manieristico” della capitale, dopo aver vissuto a lungo in Svizzera, in Inghilterra e negli Stati Uniti. Narratore, saggista, americanista, fondò nel 1956 la casa editrice Lerici, e, negli ultimi anni, insieme a Daniela Negri, la rivista letteraria romana «Inchiostri». È stato finalista al Premio Strega nel 1971 e nel 1984.

È lungo l’elenco delle sue opere in narrativa: Il megalomane (1964), Professione mitomane (1971), entrambi con Vallecchi, Episodi di guerriglia urbana (1972), La famiglia Rosselli e Il naufragio dell’Andrea Doria, entrambi con Bompiani, nel 1983 e nel 1987, L’apparizione di Elsie (Theoria, 1989), La mia America e la tua (Theoria, 1995), Prove tecniche di follia (Empirìa, 2007), Boston, l’Aventino (Empirìa, 2007).

Uomo tormentato e sofferente, come del resto la cugina Amelia, soverchiati entrambi dal ricordo-incubo della fine tragica dei loro genitori, visse con dignità la sua malattia, fu amico di molti, amò e fu amato, e scrisse pagine memorabili che meriterebbero di essere ricordate più di quello che sono. Alcuni suoi racconti, tradotti in inglese dall’amico Luigi Attardi, vagano per il web alla ricerca di un editore. Ha vissuto in solitudine gli ultimi anni della sua vita, rimanendo in contatto con pochissimi amici.

Aldo Rosselli ha spesso dato il meglio di sé in un particolare genere letterario, nel romanzo-saggio, in cui ha forte presenza l’autobiografia, come negli indimenticabili La mia America e la tua, in cui ha scritto pagine memorabili, in parte autoironiche, sugli esuli antifascisti italiani negli Stati Uniti, e in Prove tecniche di follia, peregrinazione nella storia delle sue malattie mentali, libro commercialmente marginale, che da alcuni è stato giudicato un capolavoro. Qualcuno lo ha definito un emulo in lingua italiana della prosa lunga e insieme penetrante di Henry James; la sua misura ideale è anche il racconto lungo, come quelli che appaiono nelle raccolte L’apparizione di Elsie e Aventino, Boston, e nell’ormai introvabile Una limousine blu-notte dell’editore Belforte.

Aldo Rosselli è stato un profanatore di luoghi comuni: l’amore in crisi, il triangolo amoroso, la solitudine sono trattati nella sua opera come se fossero temi nuovi, e, insieme, come se fossero falsi, come se il nulla fosse l’unica cosa che si cela dietro di essi. Rosselli è stato spesso, nei suoi momenti migliori, uno scopritore perfido delle pieghe ambigue della realtà e dei rapporti umani; i suoi personaggi vivono spesso, particolarmente nei suoi racconti, di non detto e di riserve mentali, e questa ambiguità è l’impasto con cui sono costruiti. I personaggi di Rosselli sono inconcepibili senza una donna accanto, e nello stesso tempo sono sempre soli; la vita è un equivoco e la passione è raccontare questo equivoco con distacco accorato e insieme con partecipazione. Se la letteratura italiana, in particolare la narrativa, è costellata di amori falliti o impossibili, Aldo Rosselli ha detto una sua parola in questa lunga collezione, in questa lunga galleria di conati e di fallimenti.

Carlo Bordini

(da “L’Unità”, 3 ottobre 2013)