skip – exit – etc

Quel che scrive Fortini a proposito delle due posizioni del critico illumina mica poco. Parla del critico 1, in editoria, e 2, in accademia.

Editoria e università. Tertium eccetera.

La conseguenza è che il mondo vario e intiero per quanto è tondo, notoriamente non editoriale e accademico full-time, scappa e sguscia come gelatina da tutte le parti. Sfugge. Dentro questo bilocale proprio non ci cape, non ci vuole stare. Mica nascondi Cthulhu sotto il tappeto, eh no.

Intendiamoci: Fortini è per tante (magari altre) ragioni un mio “autore di riferimento”. E — anche in questo caso — prendo a pretesto e prestito la dicotomia di cui sopra; nada mas; certo non ci chiudo dentro tutto Fortini. Ci mancherebbe. (Del resto cito anzi linko una citazione).

Ma la stupefazione, maraviglia, resta e cresce. Specie sapendo e vedendo che “i migliori cervelli della mia generazione” dall’università (massime dalla italiana) scappano a gambe levate. E anche vedendo che di editoria spazzatura sempre più (e con ragione da scialare) si parla e straparla.

Susurro: esiste altro, a partire dalla rete. Esiste quanto precisamente vive e fa testo senza e contro le istituzioni, senza e contro l’editoria infame infima infida.

Ma virando bruscamente su un altro elemento del dialogo affrontato nei giorni passati su N.I., che poi è magari il primum, ossia la variamente articolata declinata endiadi realtà / testo (stili di), noto da commenti a vari post assai visitati e vissuti che la bio è gittata tuttodì nel silenzio.

Geenna (con macchinici pianti e stridori) per chi già all’inferno è domiciliato. Per chi ha il trauma. O un lavoro decostruente. O niente lavoro.

Esempio: nei commenti indiani degli scorsi giorni si leggeva di “adolescenze tumefatte” che lagnandosi online violerebbero incaute il proprio sperato riserbo, e così sfascerebbero i dilicati apparati genitali de’ leggenti (con facile effetto domino su milioni di anime, le tapine).

Non critico ciò. Solamente e desolatamente osservo: è vero. Vero è che tanta impudicizia non è perdonabile (-ata). Come la realtà.

Mi rendo conto, tutte le volte che cito anche per miseri 3″ netti nu guaio che m’è occorso, o che riguarda alcuno di comune conoscenza, issofatto il profilo oculare dell’udente si arcua e duole come vedi negli angioli di Giotto per la morte del Cristo. S’ha presente la dipintura? Spicchi piangenti! E il tutto di che tu se’ uomo ti s’arriccia di contrizione.

L’udente compiange, ti osserva, co-patisce, fa muro, e dura l’ascolto con un solo orecchio, mentre con graffi fuoricampo va disperato unghiando e tentacolando sul mouse alla cerca di uno “skip” cliccabile.

Deh, come a ciò giugnemmo, frati? Pare che davvero se uno ha la mafia al fegato se la deve tenere e crepare e zitto. E allora uno ha un presidente del c******** e se lo deve tenere? Teneramente? Ecché? E come?

Ma è così. “Non sta bene” dire che mi sto scordando l’alfabeto perché porcoqqua e porcollà (raddoppiamento fonosintattico illegale) mi tocca stare 12 ore al giorno a fare pacchetti con dentro una muffa.

“Non sta bene” dire che perfino nella civile Francia uno studioso di valore non trova dopo anni e anni uno sbocco se non di bile. “Non sta bene” far notare che uno dei maggiori filologi e traduttori dalle lingue antiche è disoccupato da 10 anni e passa. “Non sta bene” inviperirsi perché la persona che ha voltato in italiano più autori contemporanei francesi di tutti i traduttori italiani di romanzi di cacca (che però vendono) campa con uno stipendio di commesso. “Non sta bene” rilevare che è assurdo che un altro traduttore eccezionale, che di statunitensi si occupa, per sopravvivere faccia l’archivista inchiodato per ore al video.

Ho appena “sottinteso” quattro dei migliori autori che conosco. Ma sono migliori — guarda tu il caso — in un contesto che NON è accademia e non è editoria maior (=di merda, surtout). Come la mettiamo con il bilocale di Fortini?

Come la mettiamo con la realtà-realtà? (Non con il rapporto del testo con quest’ultima). (Su cui, da autore clus, farei discorso potentemente noioso).