Valerio Magrelli
IL NONSENSE A RISPOSTA MULTIPLA
Un libro raccoglie le “Cento domande”, i folli test pubblicati nel 1970 da
John Ashbery
(«la Repubblica», sabato 1 febbraio 2014)
“Era il 1974, quando tentai lo sbarco universitario negli Usa. Mi aspettava un atroce esame di matematica, ma restai stupefatto: a ogni esercizio, il massimo risultato! La gioia, però, durò poco. Infatti, trovai un codicillo secondo cui ogni risposta andava data in un minuto. Inutile protestare, fu la catastrofe. Passai la notte a riprovare: addio America… Il doloroso aneddoto spiega lo stato della cultura italiana di quarant’anni fa, che ignorava i cosiddetti “test a scelta multipla”. Il bello era che avevo ragione io. Perché la superficie di una botte andava individuata in 60 secondi? Stavamo forse precipitando in aereo? E in generale, che senso aveva usare il tempo come criterio di valutazione? In verità, al fast food alimentare rispondeva la fast digestion culturale. Finiva la laboriosa ruminatio insegnata dai monaci cistercensi. Ruminare? Digerire un testo lentamente e con due stomaci, come i bovini? Ma se non c’è tempo per un tramezzino!
Tutto ciò mi conduce a parlare di un’incantevole raccolta di versi, Cento domande a scelta multipla – autore il grande poeta statunitense John Ashbery, editore il nuovo Benway Series, con testo inglese stampato inverso all’altro capo del volume (traduzione di Damiano Abeni e Moira Egan, pag.48 + 48, euro 10, distribuzione su benwayseries.wordpress.com).
Certo, anche Paolo Villaggio si era esibito sul tema. Le sue esilaranti trovate (mai tanto esilaranti, tuttavia, quanto i “veri” test degli esami di Stato prodotti dai nostri ministeri…) apparvero da Bompiani con prefazione di Umberto Eco: Come farsi una cultura mostruosa. Ebbene, era il 1972, solo due anni dopo l’uscita del libro in cui Ashbery seppe includere tali dementi test nell’ambito della poesia, elevando il ridicolo al grado di sublime.
Vedi un esempio buono ai nostri giorni: «In democrazia il presidente è eletto: a) per chiamata nominale; b) dalla volontà del popolo; c) dalla Corte Suprema; d) con un voto di maggioranza; e) per estrazione; f) con il metodo della pagliuzza più corta». Ancora: «Se nel vostro lavoro usate il diavolo, dovete essere un: a) prete; b) barman di bevande analcoliche; c) pellegrino; d) riparatore di fornelli; e) sarto; f) venditore di spazzole». E per finire: «Tutti gli orientali sono astuti. Kim è astuto. Quindi, Kim deve essere: a) cinese; b) invidioso; c) con gli occhi a mandorla; d) vorace; e) indifferente; f) birmano». Così, dal letame dei test, sbucava il fiore di una poesia bizzarra, ironica, svagata ma tagliente.”