ripropongo l’articolo di Luca Fazio

Siccome non tutti possono espatriare all’Eliseo come Carla Bruni per sentirsi fieri di non essere italiani, speriamo almeno che qualcuno si vergogni di vivere in un paese che si accalora per il colorito di Obama e per le battute razziste di Berlusconi e poi lascia passare sotto silenzio un disegno di legge sulla «sicurezza» che sembra pensato apposta per far rimpiangere la legge Bossi-Fini.
Lo scandalo delle norme che verranno discusse oggi in Senato, infatti, è inferiore solo all’indifferenza che le circonda. Forse ci siamo distratti, eppure non abbiamo ancora registrato reazioni indignate da parte delle «forze» di opposizione, nessuno che abbia espresso l’intenzione di sdraiarsi sui binari, o magari solo sui banchi di Palazzo Madama. Eppure la nuova disciplina di stampo fascio/leghista che a colpi di emendamenti renderà impossibile la vita agli immigrati richiederebbe una capacità di mobilitazione (o indignazione) straordinaria, perché si tratta di un concentrato di perfidia applicato alla vita quotidiana di milioni di persone che vivono tra noi.
Cominciamo da quello che viene spacciato come un miglioramento, l’aspetto più «soft» e un po’ straccione del nuovo razzismo all’italiana. I «clandestini», vivaddio, non verranno più arrestati in massa come voleva il ministro Maroni in un primo momento (anche se l’internamento nei cpt per identificarli viene prolungato fino a un anno e mezzo) ma saranno costretti a pagare «solo» una multa da 5 a 10 mila euro: circa un anno di stipendio in nero di una badante che contribuisce a non far crollare il nostro welfare, o di un muratore rumeno non stupratore che ogni giorno rischia la vita nei nostri cantieri. Per restare ai furti legalizzati, oggi i senatori della Repubblica italiana discuteranno anche dell’introduzione di una nuova tassa: 200 euro per il rilascio o rinnovo di permesso di soggiorno. Non sarà odioso come lo ius primae noctis, ma da domani gli stranieri potrebbero non essere più uguali nemmeno davanti all’altare: sarà vietato sposarsi a chi non ha il permesso di soggiorno. E poteva anche andare peggio. Solo per l’opposizione dell’Ordine dei medici, infatti, non è passata una norma che obbligava i medici a trasformarsi in spioni e denunciare i malati «clandestini». Sulle ronde legalizzate – si discuterà anche di questo – ormai la partita la diamo per persa, se non per una questione di sfumature: come la sicurezza, si sa che non sono né di destra né di sinistra, piaccono a Tosi come a Cofferati. E per finire, hanno anche inventato la pagella del «negro buono», una sorta di patente a punti: penalizza chi passa col rosso o non paga le tasse (roba da italiani veri) e premia chi dà prova di italianità verace, «superando un corso atto a verificare il livello di integrazione sociale e culturale». In un rigurgito di democrazia, oggi il Senato si pronuncerà anche sull’istituto referendario: i rom potranno sostare in un Comune solo dopo l’indizione di un referendum cittadino. Cioè mai, e se non la capiranno, Opera e Ponticelli hanno già fatto scuola.
Sarà battaglia in aula? Forse, anche questa volta, non ci resta che sperare nei cristiani più caritatevoli, gli unici che hanno il coraggio di scrivere che mai i rom hanno rapito bambini in Italia. Un fatto da secoli incontrovertibile, né di destra né di sinistra.

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Luca Fazio, dalla prima pagina del “manifesto” dell’11 novembre