la scheda su “Prosa in prosa”

Questo libro a sei voci vuole fare il punto – in modo tendenzialmente e tendenziosamente “militante”, di parte – su una forma di scrittura da qualche tempo divenuta molto attuale e discussa, anche in Italia: la poesia in prosa, dando luogo, da subito, a qualcosa di nuovo. Dopo almeno centocinquant’anni di storia, questo genere non solo ha raggiunto una piena maturità ma può anche confrontarsi con la sua tradizione; può tentare di ripensarla criticamente. Il titolo lo suggerisce: dalla prosa si tratta di tornare (polemicamente, ironicamente) alla prosa stessa, e scoprire uno spazio diverso. È finito, con ogni evidenza, il periodo in cui il non-verso doveva innanzi tutto costringerci a riflettere sulle carenze del verso, sui confini del poetico, della poesia. La scrittura in prosa, forte di una consapevolezza spietata intorno all’impasse in cui la comunicazione letteraria in toto langue, interagisce con i generi del discorso istituzionalmente non-poetico: cronachismo, narratività, parlato informale. E, a ben guardare, di “poesia” in prosa qui non si può (più) propriamente parlare. Tra molti modi di intendere la poesia e molti di intendere la narrativa (dal racconto al romanzo), si apre un terzo spazio abitato da forme ancora differenti, che preferiamo definire “prosa in prosa”.

Ogni tentazione di bello scrivere – di prosa d’arte – è rifiutata: la prosa in prosa riparte dai discorsi comuni, dalla lingua logorata della quotidianità. Spesso utilizzando in modo spiazzante (con le tecniche del cut-up, del’accumulo, dell’interpolazione, ecc.) la materia bruta del presente universo della comunicazione; in alcuni casi costeggiando la deriva narrativa (o “denarrativa”), in altri collocandosene perfettamente agli antipodi. I sei autori (accomunati in parte da anni di collaborazione nell’ambito del progetto GAMMM, fondato nel 2006: http://gammm.org) sono tutti nati tra la fine degli anni Sessanta e la metà degli anni Settanta; e si sono messi in luce da tempo come alcuni fra i più acuti autori e teorizzatori, nel nostro paese, nell’area della scrittura di ricerca.

Una scrittura che esige, paradossalmente, sia un lettore complice, capace di coglierne i doppi fondi, i trabocchetti, le improvvise uscite di sicurezza, sia un lettore distratto, neutro, di grado zero, che processi senza mediazione i suoi contenuti. La prosa in prosa chiede di badare contemporaneamente all’impoetico ed al poetico che attraversano il mondo; chiede di prenderne coscienza con ironia e distacco, se del caso con ilarità, ma anche di viverne la vicinanza, la contiguità alle cose e ai pensieri comuni.

Il linguaggio che si srotola indefinitamente (la prosa, com’è noto, “non torna indietro”), perdendo per strada il proprio valore iniziale, denuncia la sua natura grottesca; il lettore che accetti questo tipo di installazione di senso potrà così intuire le possibilità di una scrittura diversa, ancora da costruire.