Archivi categoria: Resistenza

per L’Aquila

Ricevo e volentieri diffondo:

SPECIALE CON  L’AQUILA

Dopo tre anni, di nuovo la Pasqua si coniuga a L’Aquila con il ricordo della notte fra il 5 e 6 aprile, quando la città fu distrutta dalle tremende scosse del terremoto.
Le giornaliste del blog 27esima Ora del Corriere della Sera, segnano la data sul calendario dei media e dell’opinione pubblica con un’iniziativa preparata nei mesi scorsi con cura e amore per la città e per le donne.
Quattordici giornaliste sono state a L’Aquila e hanno incontrato decine di donne, 27 di loro (numero simbolo del blog) hanno intessuto con le giornaliste un dialogo da cui sperano – le une e le altre – possa uscre un ritratto collettivo e personale, che parli a chi ha capito e a chi non ha ancora afferrato la situazione di estrema difficoltà del vivere; e la r-esistenza che in prima persona le donne mettono in campo per vivere la loro “seconda vita”. E che possa creare un moto dell’opinione pubblica, una spinta a cambiare ciò che la rapina e le inerzie del dopo-terremoto hanno distrutto (più che non avesse fatto il sisma). Sul sito del Corriere, un docu-web con le 27 storie e tanti link allegati da consultare.
Qui sotto il link all’articolo di Luisa Pronzato (anima dell’iniziativa,dal pensare al connette, sino al fare da autista alle colleghe):

http://27esimaora.corriere.it/articolo/allaquila-le-resistenti-si-raccontanoin-un-progetto-della-27esima-ora/ 


E come sempre aggiornamenti e notizie sul sito www.laquiladonne.com

ricevo, condivido, diffondo

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Perchè la CGIL non vuole modificare l’art. 18?
1) perchè si sta parlando di un licenziamento che IL GIUDICE (non il sindacato) HA DICHIARATO ILLEGITTIMO AL TERMINE DI UN PROCESSO, cioè ILLEGALE. Non può perciò che essere annullato, non risarcito. E’ come se un delinquente vi ruba o vi fa del male, lo prendono, il giudice riconosce la sua colpevolezza, ma invece di dargli la pena detentiva stabilita dal codice lo lascia fuori grazie al fatto che vi paga un risarcimento tipo assicurazione. POSSIAMO TRATTARE IL LAVORO COME UN PARAURTI?
2) perchè se le imprese non danno lavoro in Italia non è perchè esiste questa tutela ma perchè preferiscono andare dove gli Stati danno incentivi, la burocrazia funziona, i tribunali funzionano e soprattutto il lavoro costa molto meno, così ce la fanno e magari aumentano i loro margini di profitto (vedi la vicenda OMSA).
3) perchè non è parlando di licenziamenti che si produce lo SVILUPPO e la CRESCITA.  
Voglio infine ricordarvi che in Italia, così come flessibilità in entrata c’è già parecchia flessibilità anche in uscita. Si può licenziare per cessazione di attività, soppressione di posto di lavoro, ristrutturazione, riorganizzazione, oltre naturalmente perchè il lavoratore ha commesso atti illegittimi. Ed infatti se avrete la pazienza di aspettare qualche giorno potrete ascoltare il rapporto annuale dell’ISTAT, con i dati terribili del calo occupazionale, soprattutto nella grande industria (guarda caso quella dove l’art.18 si applica).
Ed infine, ma pensate che esistono ufficialmente i licenziamenti discriminatori? “Din don: chi è? sono un ladro, signora, sono venuto a rubare!” Ovvio che anche quando il motivo è quello ti diranno che non esiste più la tua mansione, o che hai commesso infrazione disciplinare.
ALLORA PERCHE’ TUTTA QUESTA TESTARDAGGINE? PERCHE’ QUESTA E’ UNA QUESTIONE DI VITA O DI MORTE, E DELLE LIBERALIZZAZIONI NON E’ RIMASTO NULLA, I PROVVEDIMENTI SULLE BANCHE SONO SPARITI, LA RIDUZIONE DEI COSTI DELLA POLITICA E’ USCITA DI SCENA, ECCETERA?
E’ davvero una questione di prova di forza nei confronti del sindacato, ma secondo noi ancor di più un modo per far scoppiare una volta per tutte le contraddizioni  interne del Partito Democratico, che su questa vicenda arriverà all’autodistruzione.
E così dopo averci scaricato addosso una pesante riforma delle pensioni (che non risolve alcun problema di capacità economica e si abbatte soprattutto sulle donne lavoratrici), dopo averci fatto accollare una carrettata di tasse sulla casa (non il castello, ma la prima casa, anche piccola, piccolissima), ora ci vogliono convincere che senza la modifica dell’articolo 18 l’economia non riprenderà.
Non è levando un diritto (non privilegio) ad una parte di lavoratori che l’altra va avanti.
E non c’è nulla di Tecnico in questo Governo, che più va avanti e più mi appare terribilmente ipocrita.
E’ per tutte queste considerazioni, e molto altro ancora, che la CGIL ha bocciato la proposta e non ha firmato.

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Programma generale “lapoesiamanifesta!”

Programma generale

 
 
in collaborazione con AMA/Cartel
affissione locandine poetiche su autobus urbani dell’Aquila
in collaborazione con il Conservatorio di Musica “A. Casella” dell’Aquila
ore 17,30 – presso il Conservatorio di Musica “A. Casella” (Via Francesco Savini)
Nella musica la poesia si manifesta
– Felix Mendelssohn ( 1805–1842), Quattro Lieder per due voci e pianoforte op.63
Ich wollt’meine Lieb‘ ergösse sich / Abschiedslied der Zugvögel/ Grüss / Herbstlied
Vittoriana de Amicis e Erica Realino, soprani – Alessandro Sette, pianoforte;
– Matyas Seiber (1905–1960), Due Canzoni popolari francesi
Rèveillez-vous / Le rossignol
– Joaquin Rodrigo (190 –1999), Adela
– Mario Castelnuovo Tedesco ( 1895–1968), Due Songs dal Divano of Moses Ibna- Izra
Fate has blocked the way / The garden dons a coat
Alessia Paolini, soprano, Federico Pendenza, chitarra;
– Goffredo Petrassi ( 1904–2003 ), Dialogo angelico
Claudia Vittorini, Matteo Esposito, flauti;
– lettura di testi poetici;
– diffusione di testi poetici alle/ai presenti
in collaborazione con l’associazione Bibliobus
dalle 16,00 alle 18,00 il Bibliobus sarà presente al Progetto C.A.S.E. di Coppito con diffusione di volantini poetici;
ore 18,00 – presso Bibliocasa, Piazza d’Arti (Via Ficara) – letture collettive ad alta voce di poesie scelte dalle/dai presenti all’incontro;
– diffusione di testi poetici a fruitrici/fruitori della Biblioteca e alle associazioni di Piazza d’Arti
in collaborazione con Circolo ARCI Querencia e Associazione Insieme Strumentale “Serafino Aquilano”
ore 21,15 – presso il circolo ARCI Querencia, Piazza d’Arti – reading di poesie di autori/autrici vari/e con accompagnamento musicale:
Duetto per Violino e Viola di Wolfgang Amadeus Mozart K.V.423
Lucia Ciambotti, violino – Umberto Giancarli, viola;
– diffusione di testi poetici ai/alle soci/e presenti e alle associazioni di Piazza d’Arti
in collaborazione con “Dedalus” – teatro-laboratorio e le associazioni e le/gli abitanti di Monticchio
a partire dalle ore 21,00 – Piazza della chiesa – Monticchio
Di-versi in strada – “passeggiata tra Continua a leggere

L’Aquila sede della Giornata mondiale della poesia

La Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha pubblicato sul sito dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, in data 13 marzo 2012, la notizia relativa all’evento “lapoesiamanifesta!”, che si terrà a L’Aquila il giorno 21 marzo 2012, in cui viene evidenziato che la stessa CNI ha scelto di celebrare la Giornata Mondiale della Poesia a L’Aquila, eleggendola sua “sede” per il 2012.
– il link dal sito dell’UNESCO:
– la notizia per esteso:

“GIORNATA MONDIALE DELLA POESIA
Martedì 13 Marzo 2012
Il 21 marzo di ogni anno si celebra la Giornata Mondiale della Poesia, istituita dall’UNESCO al fine di riconoscere all’espressione poetica un ruolo privilegiato nella promozione del dialogo interculturale, della comunicazione e della pace.

Quest’anno, la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha scelto di celebrare la Giornata a l’Aquila, eleggendola quale “sede” della Giornata Mondiale della Poesia per dare luce a questa città distrutta che, con il terremoto del 6 aprile del 2009, ha visto sbriciolarsi le proprie splendide architetture e le sue ricchezze artistiche e culturali. L’Associazione “Itinerari Armonici”, patrocinata da questa Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, terrà dunque all’Aquila la manifestazione “La Poesia Manifesta”, con la presenza di Poeti e momenti di lettura. La Commissione sarà presente con un proprio rappresentante.”

alcuni dati, in euro

Da un articolo di Gian Antonio Stella:

“[…] Ma perché lo Stato dovrebbe dare 395 mila euro lorde al direttore generale della Consob (che poi ne prende altri 95 mila da membro della Commissione di garanzia per gli scioperi) e undici volte di meno al direttore del museo fiorentino che ospita la «Nascita di Venere» di Botticelli e la «Maestà di Santa Trinità» del Cimabue, «l’Annunciazione» di Leonardo da Vinci e la «Maestà di Ognissanti» di Giotto? Perché 519.015 euro lorde di pensione all’ex segretario generale del Senato Antonio Malaschini e 32.535 (cioè 16 volte di meno: sedici volte!) ad Anna Lo Bianco che guida la Galleria nazionale d’Arte antica e per 1.765 euro netti al mese (un quarto di quanto prende un commesso di Palazzo Madama di pari anzianità) porta il peso di custodire e valorizzare la Fornarina di Raffaello, il ritratto di Beatrice Cenci di Guido Reni e quello di Enrico VIII di Hans Holbein e «Giuditta che taglia la testa ad Oloferne» di Caravaggio? Che senso ha che lo Stato tratti con tanta disparità, a capocchia, figli e figliastri? […]”

Corriere della sera, 9 mar. 2012

Librerie a Roma ?

Vogliamo parlare delle librerie che hanno chiuso, a Roma, in questi anni recenti?

In meno di dieci anni hanno chiuso Il Manifesto/L’uscita (a via Tomacelli), la Libreria delle donne (l’ultima volta in via dei Fienaroli), Il ferro di cavallo in via di Ripetta (trasferitasi in via del Governo Vecchio, poi chiusa), la Libreria Tor Millina, Vivalibri a Testaccio (ora rilevata da Arion), Babele, Derive, Remainders (in piazza S. Silvestro), Rinascita in via Botteghe Oscure, Bibli (trasferita o in via di trasferimento), Flexi (nel quartiere Monti), Micozzi (vicino piazza Mazzini), a fine 2011 Croce. (L’elenco non è completo).

Inoltre.

Leggo che ora è a rischio Amore e Psiche: http://www.scribd.com/doc/82870971/Amore-Psiche-a-Un-Passo-Dallo-Sfratto

La poesia manifesta: all’Aquila, il 21 marzo

https://www.facebook.com/events/102024369921751/

Associazione culturale
“Itinerari Armonici”

“La poesia manifesta”
Giornata mondiale della poesia
21 marzo 2012

Luogo: ovunque a L’Aquila!

La situazione culturale e sociale della città
L’Aquila, città monumentale col suo ingente patrimonio artistico e culturale, è stata completamente devastata dal tremendo terremoto del 6 aprile 2009. Ora è una città in silenzio, che aspetta la sua ricostruzione. I luoghi della cultura sono puntellati e ingabbiati nel suo ampio centro storico, divenuto un non luogo, un buco nero che incute rispetto e suscita nei suoi abitanti dolore e rabbia. Le attività culturali, soprattutto quelle musicali e teatrali, però, da tempo sono state riorganizzate in anonimi siti periferici.
Nell’assenza di bellezza a cui la popolazione era abituata emerge il desiderio di ritrovare la propria identità frantumata e messa a dura prova anche dalle vicende oscure del continuo rinvio della ricostruzione materiale.

L’idea
Tutto ruota, nel territorio, intorno alla dicotomia “presenza-assenza”.
Proprio questa antitesi, perciò, vuole diventare il filo conduttore della manifestazione da realizzare in occasione della Giornata mondiale della poesia, che cade il 21 marzo 2012.
Molto è stato fatto negli anni sul versante della poesia, che in città è stata sempre presente ai massimi livelli. In virtù di questa sensibilità delle cittadine e dei cittadini aquilani ci sembra opportuno che, tramite la “presenza” nostra e dei versi, si possa sopperire alle tante mancanze, alle tante “assenze”, affettive, fisiche, morali e propriamente culturali. La poesia è primariamente voce; e crediamo che riappropriarsi di questa voce, al di là di tutto, dia senso al nostro agire quotidiano stravolto.

L’iniziativa
Abbiamo riflettuto e dibattuto molto sulla mancanza degli spazi, sulla difficoltà di reperire finanziamenti, sulla impossibilità di comunicare con un pubblico ora disperso nei “progetti C.A.S.E.”, negli alberghi e nei paesi limitrofi; in una parola, sulle troppe “assenze”, ma con la determinazione, comunque, di mettere in luce la città attraverso la poesia…

Olivier Favier, “La Somalia non esiste più: intervista con Matteo Guglielmo”

Olivier Favier 

 

Creato nel 2005 dal centro studi americano Fund for Peace, il Failed States Index – indice degli stati falliti – classifica dal 2008 la Somalia come il paese più disastrato del mondo, più dell’Afghanistan e dell’Iraq, solo per citarne alcuni. Anche i suoi vicini, che la carestia del 2011 ha reso fragili, presentano tutti una situazione a rischio. Oltre alla Somalia, anche l’Etiopia e l’Eritrea, le altre due ex-colonie italiane del Corno d’Africa, versano in una condizione di preoccupante povertà. Nonostante la tutt’altro che invidiabile situazione dello Yemen, circa 20mila persone – per lo più somali ed etiopi – raggiungono ogni anno le sue coste a bordo di piccole imbarcazioni clandestine, e si stima che una persona su dieci muoia durante la traversata. In un paese dove l’ONU è tornato solo nel gennaio 2012, dopo più di 17 anni di assenza, l’approssimazione è diventata la regola. Secondo le stime delle agenzie di aiuto internazionale, la popolazione somala conterebbe appena 10milioni di abitanti, di cui quasi la metà sarebbe stata minacciata dalla crisi alimentare prodotta dall’ultima carestia. Per la stampa occidentale l’interesse per la Somalia si ferma tuttavia a tre argomenti: la pirateria nel Golfo di Aden, una minaccia agli approvvigionamenti petroliferi e al commercio dei paesi occidentali che ha portato al dispiegamento di un’ingente flotta di navi da guerra; l’immigrazione clandestina, ampiamente documentata a causa della morte di miglia di migranti nel Mediterraneo; e infine la “minaccia” del terrorismo internazionale, legata alle milizie islamiche di Al-Shabaab, il cui potere sembra ormai sotto attacco.

Matteo Guglielmo è un giovane dottore di ricerca dell’Università di Napoli «L’Orientale», uno dei più antichi istituti di studi orientali d’Europa. Ha dedicato nel 2008 un libro alle “ragioni storiche del conflitto” in Somalia, e prepara un secondo libro sulla geopolitica del Corno d’Africa. È inoltre l’animatore del sito insidehoa http://www.insidehoa.it/, interamente dedicato alle vicende politiche di questa regione. È tra i più eminenti rappresentanti della nuova generazione che riattiva in Italia il campo degli studi contemporanei sul Corno d’Africa, sulle scie dell’ammirato pioniere Angelo del Boca.

 

Olivier Favier: Durante il medioevo e l’età moderna, Mogadiscio è stata una città arabizzata, un importante punto di scambio tra Occidente e Oriente. I primi europei ad approdare sulle sue coste furono i portoghesi, anche se solo negli anni ’80 dell’ottocento, la Somalia diventa, dopo l’Eritrea, il secondo territorio che l’Italia, ultima delle potenze coloniali europee, desidera acquisire in Africa. La Somalia è sotto protettorato dal 1889, e diventerà una colonia nel 1905, prima di essere integrata nell’Africa Orientale Italiana dal 1936 al 1941. Quali cambiamenti appaiono nel paese durante l’età coloniale?

Matteo Guglielmo: La presenza italiana in Somalia si può misurare in due modi, da un punto di vista fisico (infrastrutture, comunità italiana presente nel paese, ecc), e da quello socio-culturale. In entrambi gli ambiti, l’impatto italiano fu piuttosto limitato, anche se le conseguenze della colonizzazione furono tante e gravi. Essendo un rapporto tra colonizzatori e colonizzati, e dunque tra dominanti e dominati, le relazioni tra gli italiani e i somali furono sempre limitate allo “stretto necessario”, e gli autoctoni non ricoprirono mai dei ruoli di responsabilità nell’amministrazione coloniale. Basti pensare che ai somali non era permesso proseguire gli studi dopo la terza elementare, segno di una precisa volontà italiana a voler mantenere la popolazione in uno stato di assoggettamento totale. La presenza italiana si differenziava molto tra centro e periferia. Ad esempio a Mogadiscio e nelle maggiori cittadine del centro-sud, la comunità di italiani era più presente, e l’amministrazione coloniale gestiva direttamente il territorio. Cosa diversa nell’entroterra e nelle regioni più periferiche, dove il controllo del territorio era scarso o “mediato” da capi locali che agivano come intermediari tra gli autoctoni e l’amministrazione. La Somalia fu la più povera delle colonie italiane, anche perché eccezion fatta per le regioni tra i fiumi Giuba e Shabelle, dove fu introdotta una qualche forma di sfruttamento agricolo, ben poco si fece per organizzare dei veri e propri apparati produttivi. La Somalia servì agli italiani per lo più come apripista per la conquista dell’Etiopia del 1936, e fu dunque un territorio realmente strategico solo da un punto di vista geopolitico. L’introduzione delle leggi razziali nel 1939 sancì anche nelle colonie un regime di apartheid, che era comunque presente in via per lo più informale ben prima della loro approvazione ufficiale. In Italia ben pochi erano a conoscenza di ciò che accadeva in colonia, anche per la totale assenza di programmi o borse di studio elargite dal governo italiano a favore di somali, etiopi ed eritrei. L’assenza di comunità somale presenti in Italia è come se avesse nascosto l’esistenza stessa delle colonie all’opinione pubblica italiana. Ed è per questo che, una volta terminata l’esperienza coloniale nel 1941, non fu particolarmente difficile per la politica italiana omettere e nascondere lo scomodo passato coloniale. Il recupero della memoria coloniale è la prima sfida che deve affrontare l’Italia di oggi, per cominciare a dibattere realmente sul suo passato, ma anche per affrontare le sfide del suo futuro.

O.F. Di nuovo sotto controllo italiano attraverso un mandato delle Nazioni Unite, la Somalia Continua a leggere

Intervista a Matteo Guglielmo sulla Somalia

da Olivier Favier:

Sul “manifesto” è uscita una versione ridotta dell’intervista a Matteo Guglielmo. Quelli che la vogliono leggere in francese la possono trovare su Rue 89 in versione ridotta, in versione integrale su Dormira jamais.

Di nuovo una carestia è annunciata nel Sahel per la primavera, e per adesso nessun giornale importante, almeno in Francia, ha dedicato un articolo al problema.