Come leggere un evento (estremamente interessante) come quello che segue? Il nastro (ribbon) si trasforma da trasportatore a paramento. L’asciugarsi dell’ondata capitalistica lascia relitti. Fabbriche dismesse, capannoni, complessi di edifici, di magazzini, di catene di montaggio. Quelli che successivamente sono occupati come spazi sociali e politici vengono attaccati e sgomberati, lo sappiamo; mentre quelli che arretrano alla religione ricevono tutele, cura. Dal culto della merce al culto dell’invisibile. Difficile giudicarlo casuale. (Non solo sul piano economico-sociale, ma dal punto di vista culturale).
MG
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a ribbon and a prayer
da spazi laici a luoghi sacri
fotografie di Massimiliano Camellini
a cura di Andrea Tinterri e Benedetta Incerti
28 aprile – 11 giugno 2023
Vernissage: venerdì 28 aprile 2023, ore 18.00-22.00
Binario49 | Via Turri, 49, Reggio Emilia
Dal 28 aprile all’11 giugno 2023, a Reggio Emilia, Binario49 ospita la mostra a ribbon and a prayer – da spazi laici a luoghi sacri, progetto fotografico di Massimiliano Camellini a cura di Andrea Tinterri e Benedetta Incerti.
a ribbon and a prayer rivela la trasformazione culturale e sociale di luoghi precedentemente dedicati al lavoro, all’abitazione, al commercio, al tempo libero, in luoghi di culto. Piccoli magazzini, capannoni industriali, laboratori, fattorie: edifici forzati a cessare la loro attività per il cambiamento di paradigmi economici e sociali, sono stati “riscattati” da comunità religiose (spesso composte di migranti) che li hanno trasformati in luoghi di preghiera, dando loro una nuova luce e una nuova prospettiva. Andrea Tinterri lo descrive come “un processo che lascia spazio a un dibattito complesso, sulle cicatrici del capitalismo e dell’Occidente che vengono occupate, come fossero voragini fisiche, da comunità religiose, quasi sempre extraeuropee. […] La dimensione del lavoro è uno spettro che appare sotto forma di dettagli, residui alle pareti, la stessa configurazione dei soffitti, dei pavimenti. Dove prima c’era un banco di lavoro ora si materializza un altare carico di simboli e oggetti necessari al rito”.
L’indagine fotografica di Massimiliano Camellini ha toccato tutte le confessioni religiose, dall’Induismo al Cattolicesimo, dalle chiese Evangeliche a quelle Pentecostali, dall’Islam al Sikhismo, dallo Scintoismo al Buddismo e molte altre. La sua macchina da presa svela piccoli mondi invisibili ai più: un tempio indù dietro i locali poco invitanti di un magazzino abbandonato; paia di scarpe accuratamente allineate all’ingresso di una sala di preghiera musulmana in un ex edificio industriale; l’iconostasi riccamente decorata e il lampadario in ottone di una chiesa moldava dietro le persiane di un’ex macelleria; le spaziose sale di preghiera delle congregazioni pentecostali e la loro fredda funzionalità estetica. Il progetto fotografico, iniziato nel 2017, al momento principalmente europeo ma con l’obiettivo di estendersi a tutti i continenti nel prossimo futuro, dà una rappresentazione di tutte le religioni esistenti sul pianeta al fine di realizzare auspicabilmente una ricerca antropologica attraverso le immagini sull’evoluzione di spazi e oggetti comuni in luoghi di adorazione.
Il nastro (ribbon) evoca nel medesimo tempo sia quegli oggetti che nelle antiche culture sono utilizzati a ornamento di luoghi sacri per evocare la memoria e la fede, sia il drappo o la tenda, visibili spesso nelle immagini, che metaforicamente sono in grado di trasformare un luogo “pagano” in sacro. Lo stesso luogo espositivo Binario49 appare come luogo di confine (evoluto da commerciale a culturale) ma anche simbolo di riscatto sociale, tanto che nel 2019 Sebastiao Salgado lo ha scelto per la prima tappa italiana del suo progetto “Africa”. L’oscurità che avvolge le immagini e le loro installazioni conduce lo spettatore alla preghiera (prayer) e suggerisce l’inizio di un altro racconto.
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