https://facebook.com/events/s/tre-opere-di-ferruccio-de-fili/550213043651157/
LE OPERE RIMARRANNO ESPOSTE FINO ALLA METÀ DI FEBBRAIO 2023.
*senza inaugurazione VISITE SOLO SU APPUNTAMENTO scrivendo a depositosolventi@gmail.com oppure a info@pasqualepolidori.net
*****************************************
Fra il 1971 e il 1973, Ferruccio De Filippi realizza una serie di opere che hanno in comune l’inclusione di uno o più libri fra i materiali adoperati.
Il primo di questi lavori fu concepito in occasione della mostra personale alla galleria Diagramma a Milano, nel marzo 1971. Ispirandosi al «Méphistophélès et l’androgyne» di Mircea Eliade, l’artista posa per cinque fotografie scattate da Mariella Bolzoni, in una delle non rare performance e azioni private attraverso le quali si muove la ricerca di De Filippi in quel periodo.
L’anno seguente, in risposta allo stimolo offerto da Mario Diacono a un gruppo di artisti chiamati a ragionare sulla «nascita della fine del libro come arca santa della parola irrilevante» (Diacono in «e/o», 1972) De Filippi presenta «Cultura prima e seconda», un’azione che coinvolge una copia di «L’archeologia del sapere» di Michel Foucault (Rizzoli, 1971), che l’artista tiene legata dietro la nuca mentre passeggia nel suo studio innaffiando una pianta di geranio.
La sostituzione dell’atto di leggere con l’atto di stare-presso-un-libro o di fare-qualcosa-con-un-libro è rafforzata in un’opera del 1973 esposta alla galleria La Salita, e il cui carattere enigmatico si annunciava fin nel titolo: «Cosa significa il responso dell’oracolo?» — domanda che troviamo stampata su di una cartolina che l’artista inviava a un numero ristretto di corrispondenti e sulla quale compariva l’immagine del Tesoro degli Ateniesi nel santuario di Delfi, elemento che insiste sul carattere archeologico dell’atto artistico.