Il grano duro creso è una variante di frumento ottenuta modificando geneticamente mediante irradiazione il grano Cappelli e oggi largamente diffusa in Italia.
La selezione avvenne nei laboratori del Centro della Casaccia (il più grande complesso dell’ENEA) nel 1974, dove la variante radioindotta fu incrociata con una del Centro Internacional de Mejoramiento de Maiz y Trigo (Messico)[1]. Dal Creso ne sono derivate anche altre varianti in paesi come la Cina, l’Australia, l’Argentina, gli USA e il Canada, che oggi costituiscono gran parte della produzione mondiale.
Il successo della pianta è attribuito alle dimensioni “nane” che ne hanno ridotto i costi di filiera.
Questo grano e le varianti che ne sono derivate negli anni sono state sospettate [2] di essere la causa dell’aumento nel numero di casi di celiachia osservati negli ultimi anni, in ragione del suo contenuto di glutine più elevato del normale; questo sarebbe fattore di rischio per l’insorgenza del morbo celiaco. Tuttavia, l’indice di glutine non è diverso da quello delle varianti non modificate geneticamente [3] Oggi un’ottima alternativa è data da tutte le monocolture locali non modificate come il farro, il grano Cappelli e il monococco. Nel caso specifico del monococco si assiste alla presenza di un glutine non tossico, i dati sono esposti nella ricerca MonICA della Regione Lombardia.
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