Il post del 1 luglio su Sloforward (https://slowforward.net/2020/07/01/landirivieni/) mi ha fatto venire in mente il testo a p.79 del libro Figurina enigmistica:
Visualizing data is like photography [6]
(Millivan e Sullivan si fanno un viaggio)ciò che veramente mi ha colpito, però, era sapere che le linee non rappresentano coste o fiumi o confini politici ma i veri rapporti umani dove sei? a casa sto arrivando qui dietro alle tue spalle dove sei? non c’è campo dove è andato? dove è adesso? non è raggiungibile Tolstoj il traffico è residuo avete lasciato la Slovenia e siete entrati in Croazia dovete andare a votare è ora di rivolgersi verso la Mecca per pregare
1941 Varsavia a occidente, 1809 Varsavia a oriente , XIV sec. non c’è Varsavia. Registrazioni: “Avete lasciato la Germania e siete entrati in Polonia” [7]
apt-get install anarchy
Sconnessione, scrivi, “in tanti tempi e frammenti di tempi”; “la perdita inevitabile e a volte radicale del contatto, oppure la ricomparsa di voci che si davano per disperse, la dissipazione della grana del discorso, il suo sgretolamento e resurrezione”, mi rende in modo magnifico la frammentazione della dimensione umana e la possibilità di un’autentica riconnessione. Via da schemi di pensiero, via dalle gabbie percettive, via dai cliché.
Penso che la questione difficile del “soggetto” possa essere affrontata proprio a partire dal discorso del glitch che pone in primo piano il disturbo della dimensione individuale dell’umano. L’umano che si pensa in quanto “individuo” è in realtà un essere diviso, scisso da un movimento del reale che lo comprende ma in cui non riesce, in ultima istanza, a sentirsi e a pensarsi.