Sono qui. La vita perfetta. Vorrei vivere qui. Fare le cose che si fanno qui. Farle per buona parte dell’anno. Poi tornare lì, ma solo per un po’. Qui si fanno le cose che piacciono a me o almeno credo che qui si facciano le cose che piacciono a me o forse credo che qui si possano fare le cose che io spero a me piacciano sempre. Ora sto qui. Ma sto qui per poco, tra un po’ me ne andrò e passerà del tempo prima che io possa tornare. Ma poi tornare perché? Io vorrei espropriare questo luogo e vorrei tornare indietro nel tempo, nel tempo in cui credo che si sarebbero potute fare le cose che spero a me sarebbero piaciute o le cose che a me sarebbe piaciuto fare. Fare è una parola generica.
Fare è il verbo generico. Cosa è una parola altrettanto generica, è un sostantivo tra i più generici. Tutti sappiamo cosa sia una cosa ma c’è chi ha dedicato saggi per spiegare agli altri cosa realmente sia una cosa. Das ding. The Thing. Nei Fantastici Quattro un personaggio si chiama la Cosa, probabilmente era un omaggio di Stan Lee a Martin Heidegger. Ma non è che io ne sia davvero sicuro, forse no, la Cosa era un supereroe generico e mostruoso ma come ne La bella e la bestia era buono e infelice. Stava insieme a Alicia, una bella donna non vedente, figlia del Burattinaio.