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esce “6070”, sugli anni sessanta e settanta, appunto: qualche appunto

space invaders
Circa dieci anni fa ho scritto un testo, “6070”, per spiegare o meglio spiegarmi alcune cose e coordinate, latitudini della percezione, longitudini delle scritture, o viceversa, che mi parevano e mi paiono legate a un decennio particolare, quello che va – precisamente – da metà anni Sessanta a metà Settanta.

Lo scritto non era mai uscito fino ad ora. Certo, è e resta incompleto, criticabile, probabilmente parziale anche nella seconda accezione del termine. E si interrompe bruscamente.

Alla fine ne ho parlato con gli amici di OperaViva, e ora si può leggere qui: https://operavivamagazine.org/6070-2/. Migliori interlocutori non penso avrei potuto avere.

Forse non condivido più l’imp(r)udenza delle mie premesse, ma – aggiungo – resto persuaso degli elementi di fondo, linguistici e politici (e di politica del linguaggio), che osservavo e annotavo.

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sabato 18, anteprima del libro “detonazione!”

A Roma, dalle 18:30 alle 21:30 di sabato 18 gennaio 2020
presso la Città dell’altra economia
(Largo Dino Frisullo snc)

DETONAZIONE !

percorsi connessioni e spazi altri nella controcultura romana degli anni ’90


«Una potente mareggiata spazzava via il decennio ottanta, quello dell’acquiescenza e del disincanto, mentre irrompeva sulla scena la Pantera. Un movimento studentesco che a gennaio 1990 occupava le università di tutto il paese decretando il blocco della didattica. Il grande freddo era finito. Per due mesi La Sapienza di Roma, la città universitaria, diventò una città sociale. Un movimento capace come nessun altro di produrre un numero impressionante di concerti, dance hall, seminari, feste, spettacoli teatrali, reading di poesia e proiezioni cinematografiche. Dentro le facoltà occupate spuntavano mense, bar e sale da tè autogestite. Tutto ciò scoppiò, dopo la prima settimana di occupazione passata imbrigliati e imbavagliati tra votazioni e regolamenti burocratici, grazie al corteo circense. Con la fine del movimento universitario si sprigionarono flussi di energia liberi di andare alla deriva per la metropoli. Da quel momento, per quella generazione partorita dall’occupazione iniziò un week end lungo un decennio. Roma divenne uno degli epicentri mondiali del gran complotto underground, della controcultura.

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