Archivio mensile:Agosto 2007

Otto testi su “Coupremine”

Escono ora su Coupremine n. 4 (numero in progress) otto testi miei da una serie interamente in inglese, Enhance.

Il numero della rivista, diretta da Eric Rzepka, contiene inoltre testi di Marton Koppany, David-Baptiste Chirot, Helen White, Bob Brueckl, Timothee Portalier, Bjorn Eriksson, Rachel Defay-Liautard, ////////////////, e Garnett Schmidt + Cyan Cain + Sharon Harris.

:) enjoy it

lexique français-corse

Ablatif: ablativu
Abrègement: accurtera
Abréviation: abreviazione
Absolu: assulutu
Absorption: surpimentu
Abstrait: astrattu
Accent: accentu; -de prédétermination: aletta; -tonique: incalcu
Accentuation: accintuazione
Accentuel: accintuale
Acceptabilité: accittabilità, -bu-
Acception: accizzione
Accessibilité: accissibilità, -bu-
Accord: accordu
Accusatif: accusativu
Acoustique: accustica
Acrostiche: acrustichju
Actif: attivu
Action: azzione
Actualisateur, -ion: attualizatore, attualizazione
Adjectif: aghjettivu
Adjoint: aghjuntu
Adjonction: ghjunta
Abdominal: adinuminale
Adoucissement: addulcimentu
Adressage: indirizzera
Adstrat: stratu à latu, adistratu
Adverbe, -ial: avverbiu, avvirbiale
Adversatif: avvirsativu
Affaiblissement: indibulimentu, sfrullera
Affectif: affittivu
Affermissement: rinfurzamentu, imprittera
Affirmation: affirmazione
Affixe: affissu
Affrication, -quée: affricazione, affricata (v. mi-occlusive)
Agent: agente
Agglutinant, -ation, -né: agglutinente, -azione, -atu
Aigu: acutu
Aire: aghja
Allégorie: alliguria
Allitération: alliterazione
Allomorphe: allumorfu
Allongement: allunghera
Allophone: allufonu
Alphabet: saltere, -iu, santacroce, alfabetu
Alphabétique: alfabeticu
Alternance: altirnanza; -consonantique: scunsunatura; -vocalique: svucalatura; règle de l’-: regula di u manganiolu
Alvéolaire: alviulare
Amalgame: imbilighjime, amalgama, -u
Ambiguïté: duppiusità, ambiguità
Amphibologie: anfibulugia
Amuïssement: amutulera
Anacoluthe: anacolutu
Analogie: analugia
Analogique: analogicu, di piccia
Analyse: analisi (analisa)
Analytique: analiticu
Anaphore: anafura
Anaptyxe: sciuglitura, anatttissi; anaptyctique: sciuglitoghju, anattitticu
Animé: animatu
Anomal, -ie: anomalu, anumalia
Antécédent: antecedente
Antépénultième: terzultima
Antérieur: anteriore
Anthroponimie: antrupunimia, unumastica
Antonomase: antunumasia
Antonyme, -ie: antonimu, antunimia
Aoriste: (a)uristu
Aperture: apertura
Apex, apicale: apice, apicale
Aphérèse: scapatura, aferesi
Apocope: muzzatura, apocupe; -é: mozzu, apucupatu
Apostrophe: pigliachjama, apostrufe/ ancinellu, apostrufa
Apostrophé: apustrufatu
Appliquée: appiicata
Apposition: appusizione
Apprentissage: amparera
Appui: appoghju; consonne d’-, voyelle d’-: cunsunnale, vucale à puntellu
Arbitraire: arbitrariu
Arbre: arburu
Archaïsme: arcaisimu
Argot: ghjergu
Argument: argumentu
Arrondie, -issement: attundulata, attundulera
Article, -ulation, -ulé: articulu, articulazione, articulatu
Aspect: vistura, aspettu
Assimilation: assimilazione
Assonance: assunenza
Asyndète: assindetu
Atlas linguistique: cartulare linguisticu
Atone: lenu, atunu
Audio-: audiu-
Augmentatif: criscitivu
Autonome, -ie: (a)utonumu, (a)utunumia
Auxiliaire: d’aiutu, (a)usiliare

i l a

l*** artists put in danger, menaced, threatened.

people who do not harm.

res. //////////// low res.

d – – – – – – – – –

que nous sommes différence, que notre raison c’est la différence des discours, notre histoire la différence des temps, notre moi la différence des masques. Que la différence, loin d’être origine oubliée et recouverte, c’est cette dispersion que nous sommes et que nous faisons

Michel Foucault, L’archéologie du savoir (1969), III, V

A note by Carmen Racovitza


a gunless tea…

dissidenze…mainframe of situationist transgressions from absolute poetry to relative prose…
una parole plurale, marco…the brave is object.nonsubject [of +(f)]….
marco in a writing lab, revitalizing the necrotizzandola language…punctuation rear engine
in a poliscritture that creates a unita di crisi diversi…..crises …..
a confrontation with the absence of things utterable, with dissolution of objects readable, with loss of spoken layers… marco vocabulary as an installative , productive, objective, democratic, free structure….
a confrontation with the wundercatalogue of diagram letters, design words, witness installations, sign operations…the center is held by maddening cracks….the witness and the images become languages, says marco….the connections come and go floating as biunivoche correspondences (you’ve got a bad fever, said the fever) , sweet isomorfismi/criptomorfismi carry out operations on signs…plants and flowers deliver food, moral canned flesh, repeat at will, a growing zen effect ]]]….
nervous nervous minimalism …..poetry show…..installation concept….. nervous nervous minimalism…..poetry show….installation concept…..ervousnconcpet…isntllatiaon hsow…..

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Carmen Racovitza, fluxishare

“Quello che si vede” e “Numeri primi”: Recensione di Laura Pugno

Giovani poeti italiani fra Pitagora e Montale

L’ossessione del visibile nelle raccolte di Marco Giovenale e Andrea Inglese uscite per le edizioni Arcipelago

di Laura Pugno

Sono usciti nella collana «Chapbook» della milanese Arcipelago Edizioni, curata da Michele Zaffarano e Gherardo Bortolotti, due brevi testi poetici di Andrea Inglese e Marco Giovenale: quello che si vede, e numeri primi. Due poeti quasi coetanei, del ’67 e del ’69 rispettivamente, uniti da esperienze comuni, fra cui, rilevante, la partecipazione alla rete poetica lanciata da Giuliano Mesa, «Àkusma» che intende riattivare una dimensione di ascolto tra voci contemporanee; ideale contraltare, in entrambi, di una attiva presenza sulla Rete, che ha fatto di Andrea Inglese uno dei fondatori del blog multiautore Nazione Indiana (ora giunto, per complesse vicende di scismi e scissioni, alla versione 2.0), e di Marco Giovenale uno degli animatori di numerosi luoghi poetici digitali (da gammm.org al blog slowforward.wordpress.com).

Tanto numeri primi quanto quello che si vede sembrano indicare come costante la ricerca di un ultimo irriducibile, l’esito finale di un lavoro di scavo, materiale o immateriale. Nel caso di Inglese, quello che si vede sembra evocare i celebri versi di Eugenio Montale in Satura del ’71 «le trappole, gli scorni di chi crede/che la realtà sia quella che si vede», per sfidarli? Del montaliano «inganno consueto» del mondo messo in scena già dai tempi di Ossi di seppia, Inglese è acutamente consapevole, e traccia un arco che è propriamente di decifrazione. Se «quello che si vede, poco,/ è sempre di nuovo sotto gli occhi,/come ripetendosi, ma non è/lo stesso, non tornerà mai/così, radente, evasivo,/come ora, non sarà quindi/mai visto, anche se/ci metterai anni a leggerlo,/anni per capirlo», unico strumento per navigare questo eracliteo fiume delle immagini è, in una chiusa che corrisponde a questo incipit, «un’interna/sensibilità: la poca, residua/pietà dell’occhio». E in questo contesto di consapevolezza Inglese può permettersi anche di rifotografare i montaliani limoni: «Di qua stanno i limoni. Un mucchio, nel piatto afgano,/pronti a cader fuori. Deformi,/grandi come patate, con l’adesivo/Duck e il marchio registrato/sulla scorza rugosa».

Da Montale a Pitagora, ai numeri primi di Marco Giovenale, intesi come i nuclei duri e irradianti incuneati nell’opacità della massa, opacità del grasso, del reale, che l’impossibilità di sottrarre una qualsiasi immagine «al regno dell’accumulazione e circolazione materiale», come recita la citazione del poeta e artista visivo Tom Raworth in epigrafe, trasforma in un’esperienza cinematografica che paradossalmente si sovrappone alla realtà, più vera del vero. «Alla fine lo ritirano dalle sale. Non lo proiettano più, è vietato, e era troppo violento, e con scene di distruzione di grado insopportabile. Costernazione per numerosi. Per protesta, gruppi interi e in diverse parti del paese, indipendentemente, mettono in atto delle scene del film. Se non possiamo vederlo lo riproduciamo, fanno…. Quando decidono di revocare il bando e tornare a proiettarlo nei cinema, non ci sono più spettatori, in certi casi nemmeno le sale o addirittura le città. La geografia è così cambiata». L’ossessione del visibile, in Giovenale, è insita in noi e non concede scampo. Non ci si può allontanare dalla propria posizione (di lavoro, di combattimento), se non si hanno le immagini successive: «Sulla pellicola la seconda immagine dell’incendio si sovrappone alla prima e la brucia».

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Laura Pugno, recensione comparsa su “il manifesto”, 24 luglio 2007, p.13