Archivio mensile:Novembre 2007

segnalaz.

Alcune segnalazioni di pubblicazioni, libri o riviste, non trovano spazio in queste pagine perché la programmazione è in linea di massima settimanale: con una settimana di anticipo organizzo e inserisco tutti i post che si susseguiranno. Se mi arrivano notizie di letture o pubblicazioni o eventi durante la settimana, per la stessa settimana, non sempre (quasi mai) mi è possibile far posto in scaletta.

Altre ragioni di non ospitalità possono esserci, ovviamente. Solitamente però è questa la principale.

I FELIX di Alessandro Broggi e Andrea Inglese

Alessandro Broggi, Total living

Andrea Inglese, Prati / Pelouses [in italiano e francese]

Edizioni La camera verde

Collana Felix

novembre 2007

 

 

Alessandro Broggi è nato nel 1973 a Varese. Principali lavori: inezie (LietoColle, 2002; pref. di G.Neri); Quaderni aperti (nel IX Quaderno di poesia italiana, Marcos y Marcos, 2007, a cura F.Buffoni, con pref. di U.Fiori). Testi in antologie: Verso i bit (LietoColle, 2005), Il presente della poesia italiana (LietoColle, 2006), L’esperienza-divenire delle arti (Fondazione Baruchello, 2006). Su riviste: «Almanacco del Ramo d’Oro», «Atelier», «La Clessidra», «La Mosca di Milano», «Poesia». In siti: Dissidenze, Liberinversi, Microcritica, Nazione indiana, GAMMM (di cui è redattore) e L’Ulisse (testata che dirige con S.Salvi e I.Testa).

“nelle quartine di Total living è attiva, come oggetto, come installazione, una superficie verbale che, lasciata allo zero assoluto della freddezza pubblicitaria, del vocabolario da rotocalco o soap opera, cade sì in frantumi ma tirandosi dietro del tutto esplicitamente e strategicamente le retoriche da cui parte” [m.g.]

§

Andrea Inglese (1967) è poeta e critico. Vive a Parigi. Ha pubblicato un saggio di teoria del romanzo dal titolo L’eroe segreto. Il personaggio nella modernità dalla confessione al solipsismo (2003) e le raccolte poetiche Prove d’inconsistenza, in VI Quaderno italiano (Marcos y Marcos, 1998), Inventari (Zona 2001), Bilico (d’if, 2004), Quello che si vede (Arcipelago, 2006), Colonne d’aveugles (edizione bilingue, Le Clou Dans Le Fer, 2007) e l’E-book, L’indomestico (Biagio Cepollaro E-dizioni www.cepollaro.it, 2005). È uno dei fondatori del blog collettivo Nazioneindiana (www.nazioneindiana.com) e cura «Per una critica futura», trimestrale di critica in rete: www.cepollaro.it/poesiaitaliana/CRITICA/critica.htm.

“i Prati delle prose brevi di Andrea Inglese arrivano e vanno – e talvolta appena compaiono – da/a/in costellazioni di eventi e figure che un’iperdefinizione da scena o schermo (sia Beckett o Buñuel) paradossalmente smonta. tanto il dicibile è accumulato ed elencato e insomma detto, tanto il mondo viene sottratto e polverizzato – sganciato dal già noto” [m.g.]

 


informazioni e richieste:

La camera verde

via G.Miani 20

00154 Roma

cell. 340.5263877
email: lacameraverde [at] tiscali [dot] it


 

è del tutto imprevedibile

è del tutto imprevedibile come si muoverà slowforward nelle prossime settimane, nei prossimi mesi.

potrebbe iniziare a esser necessario fare più di un post o due al giorno…

si vedrà.

intanto sono da tenere d’occhio queste date di dicembre: 1, 5, 6, 13, 14, 20.

dare i numeri. davvero.

lullo

da venti quanti ne vuoi da dieci niente
hai finito la scala
troppa voce allora ci metto domani
oggi e domani non vieni
non viene nessuno piano piano non viene nessuno
l’ho inaugurata io
però lunedì passa la gente
fino alla porta del soprintendente
magari a dicembre
questo lo mandano via

“Mappe”?

Si è fatto e si fa (anche da parte mia: eccome) un gran parlare e perfino un vispo parlare di mappe. Mappare la poesia contemporanea, mappare gli autori, cartografare i territori, segnare le strade, rintracciare i percorsi, ritracciarli, invocare Cantor, smascherare le antologie, ampliare il canone, incrociare i dati, trovare e scovare, fare la piantina, il planetario, dell’atto o fatto poetico, dei fatti, degli antefatti, fare un piano, piano A, che va fallito, e allora il B, come nei film, tentare, abbozzare cartina, piantina: della poesia di ricerca, classica, mainstream, sottoboschiva, regionale, locale, iperlocale, dialettale, focale, fecale, comunale, cantonale, di quartiere, di vicolo, in scala, millesimale, nomadica, straniera, cosa c’è nei cassetti, cosa c’è nell’aria, dove sta il tizio, rassegna degli autori mancini di Busto Cogolario di Sotto dal civico 3 al civico 7 di via degli Sventolati con proiezione ortogonale dei tinelli e mappa google delle scuole ove implumi ebbero nido e pappa e lor prime sillabe forgiaro.

Basta con le mappe. Basta con il Cinquecento, le cinquecentine, le cinquecento che pretendono di tirare dentro il mondo. Descrivere cosa e a chi? Apriamo un ennesimo blog. Mettiamoci dentro i blog dei blog che linkano i siti dei siti che mappano. Altra mappazza, altra pezza sul nulla. Carta senza carta. Please, take some rest. Qualche buon libro in più, qualche pessima inutile mappa di meno. (Ovviamente è anche un’autocritica, questa).

other life forms

now they must leave their calling, and going on he saw other two brethren, the w/4-212. diligent attendance on him. gordo gospel said he saw a ufo as common disciple. he saw fire falling from the heavens. he chose to go into the creamtorium chamber because he saw the syringes inside. he had a purple dream in which he saw a concise list of all the sunday herald issues whose first word was “on”.

d.25ceba.sp83. fire falling. hey lapciuc. okay, now what? one night when the sun rose. a successful wallenstein coco bat. 806/bach. rye arrows. in the squad. 16/ai_n139 florence is an alibi and there must be no mistakes made.

abstract graves, abstract corpses.

he lived in the jungles of oba guinea, where he saw and did unspeakable things and studied linux guru carrying somebody wrapped in a bag.

i saw you in another film. he saw me in ubu infomercial.

cantiere: benjamin

“Lambiccarsi pedantescamente il cervello per creare prodotti – materiali visivi, giocattoli o libri – adatti ai bambini è sciocco. Sin dall’illuminismo è questa una delle fissazioni più stantie dei pedagoghi. La loro infatuazione per la psicologia gli impedisce di accorgersi che il mondo è pieno dei più incomparabili oggetti dell’attenzione e del cimento infantili. Dei più azzeccati. È che i bambini sono portati in misura notevole a frequentare qualsiasi luogo di lavoro in cui si opera visibilmente sulle cose. Si sentono attratti in modo irresistibile dai materiali di scarto che si producono nelle officine, nei lavori domestici o di giardinaggio, in quelli di sartoria o di falegnameria. Nei prodotti di scarto riconoscono la faccia che il mondo delle cose rivolge proprio a loro, a loro soli. In questi essi non riproducono tanto le opere degli adulti quanto piuttosto pongono i più svariati materiali, mediante ciò che giocando ne ricavano, in un rapporto reciproco nuovo, discontinuo”.

Walter Benjamin, Einbahnstrasse (1928)

tr. it.: Strada a senso unico, Einaudi, Torino 1983 (ed. 2006: pp. 11-12)

Non diversa potrebbe essere un’osservazione relativa non soltanto ai materiali della poesia (che ad avviso di chi scrive sono poi sostanzialmente di origine onirica: perché anche quando si sceglie ‘per cut-up’ lo si fa all’interno di un’esigenza preorientata dalla propria identità – in larga parte inconscia); ma alle stessi prassi compositive, fotografiche, artistiche, e perfino alla critica letteraria; e diciamo – in senso ampio – a tutta quella serie di deviazioni e mancanze e colpi a segno che ruotano attorno agli enigmi che chiamiamo “oggetti estetici”.

L’oggetto-soggetto di senso si ferma e forma nel fondo dello sguardo catturato da quanto di più banale si dà attorno. La scrittura di ricerca, l’esperimento, è materia di tutti i giorni. Davvero experiments = daily codes.

I codici che comunemente balzano agli occhi, per frammenti più o meno irrelati (e non necessariamente variabili in questa loro non relazione reciproca), nascono dalle esperienze più ordinarie. Un angolo formato da due oggetti, un segmento inatteso di luci all’interno della raggiera che quotidianamente si forma nella stanza, l’epifania di tre quattro frasi casuali (e per niente ‘poetiche’) còlte camminando, dettagli nel moto complessivo di una massa di persone in una via, eccetera.

La capacità di riorganizzare questi materiali (a volte autosufficienti: solo ‘in attesa’ [non ontologica; semmai data da noi] di qualcuno che li fermi e afferri) è l’attività artistica. O ne costituisce gran parte.