Archivio mensile:Febbraio 2008

Qualche connotato del brutto

arriva la segnalazione di un lungo testo (di autore italiano neanche giovanissimo) uscito ora in rete. si va a leggere – ed ecco: iterazioni (imbarazzanti) legate ad ambiguitas trita, inversioni a dozzine (“nel deposito arrivano”, “di un bambino il vero”, “perduto luogo”), aggettivazione lussureggiante, immagini veterosurrealiste a bassissima temperatura, io lirico legato a passato remoto, formule fisse (“nessuno vede”, “glorioso passato”, “bellezza sfiorita”), l’impersonale onnipresente nel “si” squartato (“s’apre”, “s’arrende”), vocabolario di cento parole, errori di ortografia, corsivi inopportuni, il “come” sostituito dal “quale” e magari accoppiato a inversione (“agisce quale aspro vino”: e via una citazione), uso di iperboli pacchiane a sostituire espressioni giudicate (a torto o a ragione) scontate. è poi evidente che all’origine dei testi stanno occasioni molto banali, ben semplici. vi viene sovrapposta una griglia formale grezza e vagamente retorica.

queste poche righe non sono scritte senza dispiacere. soprattutto perché qui si constata che:

siti e riviste accolgono colpevolmente i testi poetici senza suggerire nemmeno una traccia di editing. passi per chi sbaglia in prima persona e gioca le proprie carte sul proprio blog. ma una redazione che non si assume il compito di dialogare con gli autori che interpella, entrando anche in conflitto su alcune scelte testuali, è la conferma di uno stato di fatto (pessimo): assenza assoluta di critica, e soprattutto di trasmissione della critica. è un compito che le redazioni hanno sempre avuto, fin qui. e a cui stanno rinunciando, sembra.

Carla Vasio legge Dino Campana

lunedì 11 febbraio alle ore 18:30

a Roma, presso la Libreria Empiria

(Via Baccina 79)

Dal Novecento a oggi

Carla Vasio legge Dino Campana

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Edizioni Empirìa

via Baccina 79 (via dei Serpenti – Metro B Cavour)
tel.0669940850 fax 0645426832
www.empiria.com ||| info [at] empiria.com

[A]live Poetry: prima intervista

Primo incontro di [A]live Poetry: intervista con Giulio Marzaioli.

 

[A]live Poetry / poesia dal vivo

a cura di Fabio Orecchini

produzione, riprese, montaggio, meddle tv:

A.Valentino, M. Vitale, A. Dionisi

    assistenza:

    P.Rutigliano

    [A]live Poetry è un nuovo progetto nel panorama delle rubriche culturali on-line. Si tratta di un luogo virtuale (ospitato da www.omero.it) dove incontrare alcune voci della poesia contemporanea italiana.

    Ad ogni poeta è stato chiesto di scegliere come e dove leggere i propri versi in modo da rappresentare al meglio il proprio percorso. Dalle letture scaturiranno riflessioni, immagini, provocazioni.

    Oggetto artistico e oggetto comune

    Società Italiana d’Estetica

    Osservatorio di Storia dell’arte

    Dottorato di ricerca in Estetica e Teoria delle Arti dell’Università di Palermo

    IV seminario

    8-9 febbraio 2008

    Oggetto artistico e oggetto comune

    Università degli Studi di Roma “La Sapienza”

    Dipartimento di Studi Filosofici ed Epistemologici

    Villa Mirafiori – Via Carlo Fea, 2

    Aula I

    Continua a leggere

    20 ore al giorno

    non riesco a leggere nemmeno un articolo equilibrato e franco come questo senza avvertire – di fondo – un rintocco illuminista che non ha senso in italia e non ha senso nel mondo.

    è come sentire parlare Calvino di industriali illuminati. non ne esistono.

    non esiste in italia un “buon” governo. non con questa gente. ma il problema – se fosse solo italiano – sarebbe poca cosa. la consueta barzelletta di un paese che più comico non si sa immaginare. invece la tragedia è altra ed è occidentale e orientale.

    come la seconda guerra mondiale è finita con la creazione della possibilità della fine della specie umana sul pianeta (la semplice esistenza delle armi nucleari non solo “significa” ma “è” di fatto questa possibilità), così la fine per soppressione e a volte autosoppressione delle lotte dei lavoratori, la loro atomizzazione, frantumazione, annullamento, e il mercato globalizzato, globalizzano la morte individuale, la distruzione del tempo individuale, delle vite delle persone, e innescano una possibilità che non smette di attuarsi di fatto. e che non è reversibile. ha degli attori, ovviamente. in alto (i soliti) e in basso (pensiamo alle masse sterminate di lavoratori cinesi che producono per 20 ore al giorno: è la “scelta” del lager, e insieme la nuclearizzazione della propria identità).

    a questo punto c’è da dire che forse lo spazio della borghesia è solo l’interregno apparente tra due forme di feudalesimo reale. l’italia è il posto dove questo si vede di più, perché non c’è in fondo stata una vera borghesia e le maglie sono più lasche. si vede, sotto, la trama e il tramare dei vecchi nobili, del vaticano, dei figli dei figli dei figli. (con l’arrivo del robot b. XVI a sanpietro non si fa nemmeno più tanta fatica a sbirciare tra le maglie).

    la stessa frase di Debord, “la schiavitù vuole ormai essere amata esattamente per se stessa, e non in vista di qualche miglioramento estrinseco che potrebbe apportare”, poggia molto debolmente su quell'”ormai”, datato all’inizio degli anni Novanta. siamo alla fine di un arco temporale iniziato grosso modo a metà Settecento. altro che anni Novanta… continueremo a vivere questo interregno forse per parecchio ancora. e continuerà a viverlo chi viene dopo di noi.

    [ via via i prìncipi si tolgono la maschera, piccole leggi cadono. tutto sommato gli USA sono un laboratorio molto chiaro di questo processo. ma ci arriviamo. si tratta solo di peggiorare un altro po’. coraggio.

    i sindacati dei metalmeccanici hanno strappato un rinnovo di contratto con aumenti salariali assai bassi. (e con un sabato di “straordinari obbligatori” in più). si sta ricompattando un fronte di destra-centro. ben noto. ma siamo daccapo alla sola italia. alla tragicommedia dunque ]

     

    Emilio Villa: ATTRIBUTI DELL’ARTE ODIERNA (Le Lettere, collana fuoriformato)

    Contributi di Andrea Cortellessa e Carla Subrizi

    Nel nostro sin troppo ordinato Parnaso novecentesco, nessuna presenza si manifesta con la spettrale e sfrecciante, segreta, sempre squassante vitalità di Emilio Villa. Il cui maggiore studioso, Aldo Tagliaferri, ripropone l’unico suo testo che mai sia approdato a un grande editore. Fu nella collana «Materiali» di Feltrinelli che uscì nel 1970, infatti, Attributi dell’arte odierna: in forma, però, mutila. Quasi quarant’anni dopo, ecco finalmente completa quella “mitica” pubblicazione: nel primo dei due tomi sono fedelmente riprodotti gli indimenticabili testi sulle più grandi esperienze artistiche del secolo (da Fontana a Burri, da Pollock a Rothko e Twombly), nel secondo si recuperano quelli che Villa avrebbe voluto aggiungervi (su esperienze del calibro di Rotella, Schifano, Scialoja e Parmiggiani).

    [A.C.]