distruzione delle vite e distruzione del tempo delle vite sono prassi e procedure che si sono moltiplicate e sono diventate industria, nel percorso del secolo passato.
questo fatto carica di uno spessore di ombra aggiunta lo spazio dei segni, e dunque — in fondo — anche la scrittura di versi, che già per statuto suo è o può essere luogo laterale e asimmetrico rispetto al sermo communis.
all’interno delle forme e dei lessici si può cioè sommare quella macchia di assenza, di violenza e distacco, che le innumerevoli vite ferite, offese o perse (e il loro tempo bruciato) testimoniano o puramente sono. (fuori da linguaggi).
Paul Celan:
Der Andere
Tiefere Wunden als mir
schlug dir das Schweigen,
größere Sterne
spinnen dich ein in das Netz ihrer Blicke,
weißere Asche
liegt auf dem Wort, dem du glaubtest.
L’altro
Più profonde ferite che a me
inflisse a te il tacere,
più grandi stelle
ti irretiscono nella loro insidia di sguardi,
più bianca cenere
giace sulla parola cui hai creduto.
Testo del 10-12-1952. Traduzione italiana di Michele Ranchetti, in:
P.Celan, Conseguito silenzio (Einaudi, Torino 1998, pp. 14-15)
è il silenzio o la torsione in sé di chi non ha difesa né tempo né vita. un prisma e un prima asemantico. scompagina le parole note. dissipa e riedifica da zero il discorso di chi resta e parla, forma strutture.
e: fra sommersi e salvati, come fra silenzio e parola, c’è una estesissima fascia di crisi. di imminenza di naufragio.
forse in generale (oramai, direbbe Villa) è difficile avere altro sfondo che questo: Continua a leggere




