Archivio mensile:Dicembre 2008
i flyer
a.s.
In una rivista
In una rivista uscita in questi giorni alcuni giovanotti prendono a pretesto un frammento di citazione per attaccare tutta un’area di scrittura (di ricerca) senza conoscerla. In onore al meccanismo compulsivo che li muove, ridiffondono i luoghi comuni del più trito banalizzato kitsch della reazione.
Da tempo gli scandalizzati, il realirismo da frigobar, le dichiarazioni di poetica, le tv e i festival della coppa, i cantanti e le chat nei commenti e nei blog, pretendono di sostituire il valore e il lavoro del testo.
Essendo invece quest’ultimo il primum, in letteratura, personalmente non fingerò che mi interessi replicare ai sottoboschivi che pestano i piedi.
Pestano acqua.
Da “Due diari”
Una comunità sognata, un nuovo ordine e una grande purificazione e un avvicinamento — senza pensare alle complicazioni, che sono così spregevoli e la cui fonte è l’assenza di distanza.
(Unica Zürn, Appunti di un’anemica, in Due diari, tr. it. di Eva-Maria Tüne, L’Obliquo, Brescia 2008, p. 36)
Nel senso e perfino anche nel nome di questa comunità si parla, quando si parla di iniziative estranee all’attuale mondo dei letterati.
Con rispetto per la distanza a cui la Zürn accenna, come fonte di riflessione, testo. Rispetto per il lavoro del tempo, per il lavoro e lo stile (lavoro che è lo stile). Per la malattia, per la scrittura della e nella malattia, per il peso della realtà diffratta scomposta in pagina. Dunque per tutto quello che la comunità dei chierici o meglio dei chierichetti non conosce, e anzi esalta per ‘normalizzare’, fraintendere, sminuzzare giù al pubblico di piccioni. (Beccate, beccate, fa bene, ingrassa: ionizzate il vostro sterco, caricatelo, “comprate” Artaud e Celan, cittadini, citateli, citateci, comprateci).
Mentre il male, lo spessore delle cose, il senso che da queste viene, i testi, e poi l’identità chiusa, circoscritta, e il suicidio: non si comprano e non si trasmettono. Non si conoscono. Vanno rispettati. I sei piani della Zürn il 19 ottobre del 1970, la Senna di Celan, il 19 aprile dello stesso anno.
replica: jugendkampf
taluni giovani autori giovanissimi o poco molto giovani anche addirittura più giovani di altri giovani autori che a circa 40-50 anni giovanilmente punteggiano gli eccetera dei critici, si domandano con una giovane ingenuità come mai la poesia giovane non vende come mai c’è la fame nel mondo come mai c’è la deflazione.
nel rimario youtube: Mao, l’insalata nell’orto, Pasolini, Ridolini.
in certi casi nemmeno la poesia vecchia vende. la “maggiore”. come la maggiorana. anzi meno. minorata, la impilano in cubi di plastica a Rimini. finisce nei remainders quando ha fortuna. anche lì del resto non vende.
in altri deplorati momenti scuoiano gli orsi per farne coprimamme. o li tengono in vita per 20 anni per spremerne la bile. gli mozzano le unghie perché non si suicidino.
i detenuti cinesi, quasi ammazzati, fanno da banche di organi per gli occidentali. svelti svelti, gli esecutori li addormentano e li svuotano di fegato, cornee, cuore, milza, reni, tutto quello che serve. tumulano il guscio, la pelle, niente.
il treno slitta sul sangue. gli entristi, denominali, entrano. fumo dei Lumière. ecco: è in stazione.
Roma novant’anni prima. intanto gli schnauzer sono cresciuti.
la luna consiglia: letture amene, euclorina, fanghi, poesia aggettivata, sindaci futuristi.
ché la gente semplicemente
come per il passato le donne cercavano di far fronte alle più elementari necessità del proprio nucleo di tradizioni:
di come i trevigiani furono rotti da non aveano ardire di far male nella infanzia de’ loro piloti. di indicano forse i punti cardinali senza ulteriori complicazioni. di base aerea. di tornarono. di errori che ha commesso. di parco del belgio. di tutta questa roba in prima pagina. di poiché la gente semplicemente ne rideva. di farla franca e rifugiarsi. di errore unico. di quello di pensare che tutto si risolva. di cosicché non poterono dare strage. di questa popolazione è così antica. di cui si cerca di far rivivere i tratti più genuini. di far fronte ai loro. di così basso livello culturale.
the azathoth cycle
swift
BYSTANDER: An Irreality by mIEKAL aND
A ‘pataphysical post-apocalytpic novella in 3 movements
· Paperback: 130 pages
· Publisher: BlazeVOX [books]
· ISBN: 1-934289-63-9
http://www.blazevox.org/bk-ma.htm
What would happen if words, disguised as characters Balboa Pettibone
and She-singer, could hallucinate and time travel? mIEKAL aND, one of
our most intrepid verbal explorers, takes us into the world of genre
fiction and sets it spinning into an “irreality” as iridescent as myth
clothed in neon language. The sideways feints and flourishes of
aND’s words lead us through a minefield of future decay, artfully
finding glimmers of beauty and eros even in the most blasted lang-
scapes and bone-scrapes. In a world where “a blackened sky corrupt[s]
the horizon,” “snakes of anger” war with “snakes of confusion,” and
“there are no curtains between darkness and its opposite,” the beauty
of the words themselves offer joy in apocalyptic circumstance. And
courtly love wins the day.
Maria Damon
There is a secret travelogue through the irreal estate of the 20th
century, a picaresque that passes down the arcades of the Invisible
Cities, across the plains of Flatland, through the Gardens of Priapus
to the foothills of Mount Analogue. Between the lines of Bystander: An
Irreality, mIEKAL aND has thoughtfully printed you a map for the next
leg of the journey. Pack your sieve and your bicycle; it’s a long trip.
Darren Wershler
_Bystander: An irreality_ is indeed an irreality or sobreality so vivd
it brings senses to a full function and merges the one into the
implications of the text. What I experiencet wasnt prose or poetry in
its common definition. Its written just and laconic. Exactly the
amount and texture of information needed to hook the right senses and
teleport one inside. Psy-fi and a metaphor for the webbed chronology
of thought and remembered events, reconstructed map of communication.
After digestion i found a brain map that emerged, map of how thoughts
are layed and georgraphical x-ray of how they settle and drift with/
within time. The process of reading or rather drinking pleasantly
hurts the neurons, like adrenaline that spreads from the head to
appendages. I want to repeat the journey on my own after watching
Balboa….
Alexandra Zavylova