Archivio mensile:Giugno 2010

Gogol’ e i fantasmi di San Pietroburgo

Il corso è finalizzato alla presentazione biografica e delle opere di un autore importante della prosa dell’Ottocento russo e prevede l’analisi dei Racconti di San Pietroburgo, con particolare riferimento al fascino che questa meravigliosa città ha esercitato sull’autore in questione. Si prevede inoltre un breve inquadramento storico/culturale della città di San Pietroburgo.

Il corso è di 12 lezioni e si terrà il lunedì dalle 9.00 alle 11.00 presso la sede I.I. S. Luisa di Savoia a Flaminio.

Le lezioni avranno inizio il 04/10/2010

Maggiori informazioni possono essere reperite sul sito http://www.upter.it

Criteri di ricerca: letteratura russa

Codice del corso: 8253
Per ulteriori informazioni sulle iscrizioni, contattare la
Segreteria Centrale, Via Quattro Novembre, 157 – Roma
Tel: 06 6920431
(da lunedì a venerdì: ore 09:00 – 19:00
sabato: ore 09:00 – 13:00)

approfitta del mattino

viaggicorriere ecofinanza, mi sono invece fatto l’idea.
cerca di far tesoro del tuo momento così drammatico.
mette tutto in quarantena e comincia a smontare.
con l’avanzare della cosiddetta civiltà, immaginati un agente biologico non identificato.

five new texts at Chalk Editions

five new texts @ Chalk Editions: http://chalkeditions.co.cc

John Crouse – DISMEMBERS
Experimental poetry by John Crouse
51 pp

Jukka-Pekka Kervinen – t o o L
experimental texts by Jukka-Pekka Kervinen
66 pp

Jim Leftwich – sef] [po
experimental poetry by Jim Leftwich
56 pp

Ric Carfagna – Symphony No. 1
Poetry by Ric Carfagna
130 pp

Hugh Tribbey – MIME BOX
Experimental poetry by Hugh Tribbey
109 pp

Senza scrittori : il 28 giugno all’Azzurro Scipioni

Lunedì 28 giugno, ore 20.30

alla sala Azzurro Scipioni (Via degli Scipioni 82, Roma)

Rai Cinema e Digital Studio presentano

Senza scrittori

un documentario di Andrea Cortellessa e Luca Archibugi con la collaborazione di Elisa Veronica Zucchi

(durata 72 minuti)

*

Senza scrittori

Il titolo suona volutamente paradossale. In Italia ogni anno vengono pubblicate decine di migliaia di novità librarie, e letteralmente non si contano gli esordi di poeti, narratori e saggisti. Il titolo di scrittore, insomma, non si nega a nessuno: tanto più che chiunque raggiunga una certa fama, a qualsiasi titolo (foss’anche quello di efferato pluriomicida), si sente in dovere di corroborarla, e insieme sfruttarla, pubblicando appunto un libro. Il libro è così divenuto il feticcio per eccellenza della nostra «società del narcisismo». E attorno al libro s’è affermata, con la nascita e il crescente predominio dell’editoria di massa, una vera e propria industria della vanità: che passa per la “macchina” editoriale, improntata a criteri di produzione sempre più automatizzati e standardizzati; la “filiera” per molti versi perversa della distribuzione, sempre più condizionata dalle concentrazioni proprietarie; il “tritatutto” della promozione, che gigantografa le figure-feticcio degli autori à la page coi meccanismi numerolàtrici delle classifiche di vendita e la spettacolarizzazione dei festival e dei premi letterari – come la vera e propria “fiera della vanità” ogni inizio di luglio messa in scena dallo Strega; infine la “tonnara” della vendita al dettaglio, che spinge i malcapitati lettori al consumo più immediato e irriflesso in luoghi sempre più alienanti e massificanti.

A fronte di questo sistema apparentemente senza falle né residui, Senza scrittori mette in scena un guastafeste ingombrante, un grillo parlante curioso e molesto – il critico Andrea Cortellessa – che quelle falle e quei residui ostinatamente cerca e in parte trova, sottolineando le diverse interpretazioni che della famosa “filiera” – contro un pensiero che tutto presenta, invece, come “seconda natura” – possono essere date da soggetti diversamente responsabili. E che infine, quasi per caso, perviene in un luogo che pare fuori dallo spazio e dal tempo, la fantomatica Stazione di Topolò sita al confine con la Slovenia: dove espressione artistica e letteraria, relazioni personali e col territorio, senso della storia e dell’identità sembrano trovare un equilibrio – precario quanto affascinante.

Interviste con: Marco Belpoliti, Tiziano Scarpa, Antonio Scurati, Giorgio Vasta, Valentino Zeichen, Giuseppe Antonelli, Francesco Piccolo, Raffaele Manica, Gabriele Pedullà, Antonio Franchini, Alberto Magnani della Demoskopea, Francesco Cataluccio, Giulio Mozzi, Piero Gelli, Stefano Mauri, Sergio Bianchi e Ilaria Bussoni di DeriveApprodi, Romano Montroni, Stefano Salis, Vincenzo Orieti e Carla Tombolini della Libreria Tombolini, Carla Bernini e Luca Nicolini del festival di Mantova, Antonella Bukovaz, Moreno Miorelli e Donatella Ruttar della Stazione di Topolò.

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testi critici _ La nuova prosa ‘versus’ il Sempreuguale. (Note su G. Bortolotti: “Tecniche di basso livello”)

Sembra evidente, a chi osserva con attenzione una nuova onda di pagine attiva non solo in rete (principalmente via blog) ma anche in canali di editoria cartacea innovativa/coraggiosa, come ormai si stiano diffondendo perfino in Italia, dopo Francia e Stati Uniti, alcune benefiche naturalissime tipologie di scrittura non strettamente narrativa e neppure però vincolata al vetusto “poème en prose”. Si tratta di quelle vie nuove sintetizzate da Jean-Marie Gleize nella definizione, assai felice, di prosa in prosa.

Attenzione: “sembra” evidente. L’apparenza inganna: non si stanno sviluppando ora: va semmai detto che solo in anni recenti paiono trovare finalmente terreno ricettivo, interlocutori, editori, nuovo pubblico: e questo fatto dunque, questo ascolto di oggi, riverbera su di loro alcuni indici e luci di “novità”. Novità ci sono, evidenti, e ne parleremo qui; e però vanno rilevati in incipit anche i legami con una stagione solida di avanguardie (gli anni dei Novissimi, per dire) che, a differenza di quanto accaduto altrove, sembravano fino a ieri in Italia spezzate, interrotte per varie ragioni. (Tra tante, la morte in meno di un ventennio di riferimenti nodali come Porta, Spatola, Costa, Reta, Vicinelli, Villa, Rosselli; e la conversione alla parola innamorata di molti sperimentatori, cascati a testa in giù nel bel canto).

Ma ecco una grossa differenza: se pure l’attuale nuova prosa prosegue con sue proprie connotazioni una linea di ricerca comunque nota, lo fa, adesso, abbracciando in pieno e con gusto una ‘fredda’, netta e lucida poetica della chiarezza, e dell’azzeramento dei codici retorici, del significante, dei suoni in eco, ricusando con ciò quella “poetica del gingillo” linguistico (per dirla con Christophe Hanna) che ha variamente attraversato il secolo del messaggio poetico, il secolo di Jakobson. (Azzeramento che appare allora figlio di Partita, di Porta, o del Diario ottuso della Rosselli, o degli antiromanzi di Isgrò, più che delle colate laviche di Villa, Cacciatore, Toti).

La nuova prosa è Continua a leggere

testi critici _ I più recenti chapbook delle edizioni Arcipelago: Broggi, Cavallera, Padua

da Nazione indiana

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La collana ChapBook dell’editore milanese Arcipelago, a cura di Michele Zaffarano e Gherardo Bortolotti, nata circa quattro anni fa, ha al suo attivo già undici uscite. Tra gli autori spiccano alcuni dei nomi più interessanti della scrittura di ricerca contemporanea in lingua inglese e francese, secondo direttrici che possono essere – genericamente – inquadrate per l’area inglese nell’eredità o versante della Language poetry, e per l’area francese nel vasto spazio di scritture che hanno fatto séguito alle esperienze successive (a volte distanti da) “Tel Quel”. La collana ha uno spazio per italiani che lavorano in non diverse direzioni. Si parla di nuovo cut-up, googlism.

Fra questi autori, tre sono usciti recentemente con testi fra loro assai diversi ma indubbiamente vicini e si direbbe affini per ‘trattamento freddo’, antiretorico (anche contro ogni nuova retorica iperformalista) dei materiali scelti e assemblati.

Si tratta di Alessandro Broggi, con Nuovo paesaggio italiano, Riccardo Cavallera, con SLM, e Adriano Padua, con Alfabeto provvisorio delle cose.

Del chapbook di Broggi ha scritto una puntualissima analisi e recensione Cecilia Bello Minciacchi, nel numero 26 di Alias, parlando del lavoro dell’autore lombardo come di “una scrittura sfrondata da ogni lusinga, esatta e inesorabile”, aggiungendo che “anche quando le sue geometrie compositive paione esitare nel poème en prose Broggi non cede a tentazioni seduttive”.

Roberto Cavallera, tramite una prosa non lineare, non stagliata/squadrata, anzi volentieri deviata, deviante, ma non per questo barocca, opera invece con e attraverso strutture spezzate e scalene che si riframmentano in tabulazioni e versi (apparenti), ripercorrendo e rilanciando l’adesione di una sregolata o follemente regolata sintassi al personaggio mitico-storico di Salomè (qui devocalizzata dunque forse denudata in “slm”) – prassi che è stata una delle principali nella storia della ricerca italiana migliore: impossibile non pensare a Carmelo Bene.

Padua incolonna gli spezzoni di un romanzo di cui tace, e ne sminuzza parti in righe idolenti-indisponibili a farsi ingabbiare nell’enclosure che chiamiamo verso. Se di poesie, di versi, si tratta (e lo sono), intendono darsi come tali precisamente operando sul negativo del concetto di verso. Scantonando dai marcatori del poetico già in forza del cut-up che genera e (ri)forma la pagina franta, le spezzature.

Importante ricordare che la collana di cui parliamo ospita tra le sue plaquettes (all’incirca questa è la traduzione dell’inglese “chapbook”) uno dei o forse “il” maggiore dei rappresentanti di quella che negli USA è la controversa e folle e accattivante-necessaria linea nota come “flarf poetry”: Kasey Silem Mohammad. Con Marte ha bisogno di terroristi (sezione del suo goloso e più ampio libro Deer Head Nation) Gherardo Bortolotti traduce così in Italia uno dei primissimi esempi di “googlism”: modalità di scrittura in gran parte già spiegata dal proprio nome, e su cui Mohammad stesso ha scritto alcune pagine critiche definitorie se non definitive, rintracciabili e scaricabili liberamente dal sito www.gammm.org. Pagine che parlano non più di poesia trovata, come oggetto trovato, readymade, bensì di “sought poetry”, poesia “cercata”, attivamente e quasi provocatoriamente perversamente cacciata, inseguita sulla scacchiera virtuale del mondo codificato e tradotto-tràdito-tradìto in bytes.

Sovradeterminare i contenuti incongrui e invadenti della rete, allora, è una differente nuova via della scrittura di ricerca. E un ulteriore tassello di quelle “letterature procedurali” (concettualismo, cut-up, testi elencativi) a cui è impermeabile e sordo il mercato, e ostile l’editoria. Per fortuna non tutta l’editoria, come si vede.

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Alessandro Broggi, Nuovo paesaggio italiano, Arcipelago, 2009, pp. 36, euro 3

Roberto Cavallera, slm, Arcipelago, 2009, pp. 28, euro 3

Adriano Padua, Alfabeto provvisorio delle cose, Arcipelago, 2009, pp. 32, euro 3

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Una versione più breve dell’articolo è apparsa sul «manifesto» del 5.02.2010.

serratura dello schermo

questo problema è abbastanza, programmatori in senso usuale. il percorso gli rende a prima volta pulita tutta la conclusione. venditore di servizi, fine del discorso. fatti medi, fatti reali, fattoidi, intenzioni come lime commerciali. l’insetto è già metà macchina. come faccio a prendere la mia posta all’interno della rappresentazione della pila? 
  

fax the bottom of that wednesday

  
star eyes is sometimes what they want: scripts can only dumpster examples, sycophants. dismiss the metal case that feels like we won’t have after hours dj wreckage. those pictures of our tools have been dozens of parents, permissible san francisco calendar, so let’s appear in san francisco filters. extend the flyer, the main flyer archive. play wrong. with the whole sound system.