forse i graffiti e le figurazioni di Lascaux come di ogni grotta e luogo non alfabetico non sono che nominazioni possessive.
l’attribuzione del nome è segno di potere/possesso, istituzione di relazione nella forma dell’appartenenza.
apparenza-nominazione-appartenenza.
che io ti generi (figlio) o ti fondi (città) o ti uccida (epica del toponimo della vittoria) o ti abbia sottomesso (rinominazione dopo conquista) o comprato (schiavo), ti lego alla mia esistenza nel segno del possesso-nome. (meglio: non origino “te” ma il tuo apparire significato, la tua apparenza, o meglio ancora “apparizione” al testimone, allo sguardo-linguaggio).
l’oggetto è colpito dal nome.
i segni nelle grotte, le coppie uomo-animale, corpo-corpo, corpo-oggetto, sono forse allora dei genitivi possessivi. che, in epoca prealfabetica, significano quasi più che semplice (legalità di) possesso o (rito di) acquisizione. sono emanazione, cointeressenza tra i raffigurati, loro tessitura ontologica.
le figure non significano, debordano direttamente nell’essere. (Villa).
[ nb: se scrivo «epica del toponimo della vittoria» incolonno due genitivi, ho tre sostantivi. il progresso della lingua guadagna in astrazione, ma certo ‘figuralmente’ nulla cambia ]