non casualmente,
è di questi giorni non la baggianata ma l’iterazione della baggianata secondo cui non si trovano, non sono letti, non si possono comprare, quindi non esistono (in un contesto in cui esistere=vendere=farsi vedere) autori e libri che non siano entrati nella pentola o scatola messaggerie feltrinelli pde mondadori cda et alii.
[al posto del verbevoir di Villa, il vendrevoir della distribuzione grossa]
però. gli incapaci di lettura sono incapaci di osservare come le cose sono cambiate intorno (perché — appunto — non osservano la vitalità/verità di paesi che prima di noi hanno raggiunto e popolato zone dove l’Italia approda appena ora).
da questa incapacità che li blocca (e li disegna), quegli incapaci di lettura prendono spunto non per ridurre gap e lacune proprie, ma per calunniare chi già da anni si trova dove loro non arrivano nemmeno con lo sguardo.
*
è buffo
che gli intellettuali prendano feltrinelli a modello di libreria, quando tutti i libri che arrivano lì sono tutti i libri che costoro cercano disperatamente o non disperatamente di farsi arrivare gratis a casa (perché non hanno voglia o tempo o soldi di andare davvero da feltrinelli, e perché pervicacemente si rifiutano di vedere quello che altre librerie vendono).
se è la libreria generalista il modello, perché scrivete agli editori o comunque vi aspettate che vi mandino a casa il filetto fresco? se non è la libreria generalista il modello, perché calunniate gli editori e i librai che non prendono parte alla macelleria?
la risposta a tutto è: la distribuzione grossa sostituisce il criterio.
(come il sistema distributivo retroagisce sull’intera filiera del libro fino alla mano che scrive, così — in avanti — predetermina le scelte di chi parlerà dei libri).
da ciò una proposta immodesta: sostituire alla definizione “critica letteraria” la più concreta label “critica del venduto”.