su epigonismi

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come spiegare che strizzare gli stracci manda via l’acqua ma non il puzzo di straccio?
perché alcuni autori continuano a strizzare stracci sporchi di avanguardie senza tuffarsi nella vasca pulita?

c’è, sta lì.

è una piscina limpida in cui per inciso già nuotiamo da mezzo secolo.

è tutto chiaro. acqua a ettolitri, oceani. l’acqua nuova e pulita è evidente, è qui. (e non c’entra con la letteratura, volendo: è già nelle parole usate tutti i giorni da tutti). (e si ri/trova poi infatti in Tarkos, Cadiot, Börjel, Gleize, Watten, Sekiguchi, Perelman, Tao Lin, … esempi a grappoli).

sta lì e ci si può nuotare. perché è tutto cambiato dagli stessi anni dei novissimi (anche grazie ai novissimi, ovvio, ma poi perché tutto cambiava).

però loro no. gli epigoni no. loro smettono di nuotare, escono, si asciugano, infilano il vestito della festa, si chinano sulla vasca, si inginocchiano, inzuppano lo straccio “avanguardia” (una qualsiasi) nel chiaro, lo torcono (così vengono “gli espressionismi”: la famosa torsione del linguaggio) e usano quello, e annusano quello, annuiscono.

quando gli epigoni delle avanguardie sentono criticare gli iperlirici è tutto ottimo tutto evidente sì sì hai ragione sì beh ah beh sì beh, ma quando prendono penna o tastiera in mano, ecco il punto cieco.

(l’ho già scritto alla fine del § 4 qui). (e lo ripeterei e ripeterò altrove).

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